La recensione de Il capo perfetto a cura di Mirko Nottoli. A quasi vent’anni di distanza dal bel I lunedì al sole, Fernando Leon de Aranoa e Javier Bardem si ritrovano per indagare di nuovo il mondo del lavoro, stavolta non più visto dalla parte dell’operaio disoccupato
ma dell’industriale titolare di una florida azienda che fabbrica bilance. Cosa è cambiato nel mondo del lavoro negli ultimi vent’anni? Non è questa la domanda a cui pare voler rispondere il regista. Completamente diversi infatti paiono gli obiettivi delle due pellicole. Se i lunedi al sole era una tragicommedia a tesi politicamente schierata ed emotivamente sentita, Il capo perfetto si potrebbe definire una commedia di (dis)impegno sociale in cui l’arma della satira appare meno puntuta in quanto meno ideologicamente definite appaiono le parti in campo. Ne Il capo perfetto infatti non esitono buoni e cattivi, se il padrone capitalista è descritto come un subdolo e viscido approfittatore che grazie all’ipocrisia può travestirsi da padre bonario e amorevole, l’altra parte della barricata non è messa meglio, con il povero operaio licenziato che non ci pensa due volte a sfruttare i propri figli per muovere a pietà, la giovane stagista che non ci pensa due volte a utilizzare l’avvenenenza fisica per ricattare e ottenere favori professionali, l’immigrato che fa bene il suo lavoro ma sostanzialmente se ne fotte (in tutti in sensi) di tutto e di tutti, il poveraccio con le pezze al culo disposto a farsi umiliare pur di stare nelle grazie del padrone. Tutti, nessuno escluso, quando possono se ne aprofittano, la segretaria che prende in prestito la stampante dell’ufficio, il capo reparto che trascura il lavoro perchè ha problemi con la moglie. E’ tutta questione di equilibrio, ci dice il film, e spesso, come per le bilance, per ottenere l’equilibrio bisogna barare un po’, bisogna intervenire qua e là con metodi non sempre ortodossi. La giustizia è cieca non perchè semplicemente imparziale ma perchè non deve vedere come stanno realmente le cose, altrimenti con il suo sguardo finirebbe per alterarle (Heisenberg docet). In tal senso Il capo perfetto può essere considerato un’evoluzione rispetto a I lunedì al sole, portatore di una visione più matura, più sfaccettata. Non sempre tuttavia evoluzione è sinonimo di progresso. Se infatti la lettura appare più complessa, intenti e morale si fanno più indecisi, all’interno di una vicenda talmente circoscritta e sopra le righe che fatica a funzionare come paradigma. Rimarrà comunque il ritratto unico di un protagonista non affatto scontato, accattivante nella sua viltà e nell’indifferenza difronte alla sua totale mancanza di scrupoli, interpretato da un Javier Bardem sulla cui performance ha messo d’accordo tutti. Candidato per la Spagna ai prossimi Oscar dove, speriamo, dovrà vedersela col nostro Sorrentino contro il quale però, almeno qui, non c’è partita. (La recensione del film “Il capo perfetto” è di Mirko Nottoli)
LA SCHEDA DI IL CAPO PERFETTO (El buen patrón)
Regista: Fernando León de Aranoa – Cast: Javier Bardem, Almudena Amor, Manolo Solo, María de Nati, Mara Guil, Óscar de la Fuente, Sonia Almarcha, Celso Bugallo, Fernando Albizu, Tarik Rmili – Genere: Commedia – Anno: 2021 – Paese: FRA – Durata: 2h – Distribuzione: BIM Distribuzione – Data di uscita: 23 Dicembre 2021
Trama: Il capo perfetto, film diretto da Fernando León de Aranoa, racconta cosa accade nella fabbrica Blanco Básculas, che produce bilance di tutti i tipi. A capo della ditta c’è il proprietario, Blanco (Javier Bardem), noto per essere un dirigente comprensivo, buono e carismatico. Quando viene a sapere che nella sua impresa è prossimo l’arrivo di una commissione d’ispezione, che sta facendo visita a tutte le aziende del posto per scegliere chi si aggiudicherà una premiazione di eccellenza, Blanco inizia a controllare che tutto nella fabbrica sia al posto giusto. In breve tempo deve preparare il suo gruppo di operai alla visita e risolvere eventuali problemi.,.
Lascia un Commento