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Le otto montagne Recensione Poster

 e aver vinto il Premio della Giuria. Il titolo porta nuovamente al cinema la coppia costituita da Alessandro Borghi e Luca Marinelli, la cui carriera è stata lanciata da Claudio Caligari grazie a Non essere cattivo. Ne Le otto montagne, i due interpretano Pietro, un ragazzo di città che trascorre le estati in un paesino di montagna dimenticato da Dio, e Bruno, uno degli ultimi bambini ad abitare in quei luoghi. Portata in scena di estate in estate (un po’ in stile Dieci inverni), il film racconta la storia di una forte amicizia e del rapporto di questi due bambini con i loro padri, un sotteso che condizionerà per sempre la loro vita. Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch sono molto abili nella rappresentazione della montagna, che viene portata in scena in modo verticale grazie, soprattutto, al formato delle immagini. Imponenti e silenziose, sono le montagne le vere protagoniste di questo film, che non è soltanto una storia di amicizia ma anche una riflessione sui luoghi, sul rapporto che gli esseri umani hanno con essi, sulla ricerca costante di una casa e su quanto il luogo in cui viviamo e cresciamo ci può influenzare, definendoci e, talvolta, condannandoci a vita. Il formato in quattro terzi fa pensare alle diapositive e a un tentativo di restituire un tempo e un approccio a un luogo che, ormai, non esiste più o che, quanto meno, è assolutamente desueto. Nonostante il ritmo non propriamente elevato e il fatto che il film perda intensità man mano che vada avanti con la narrazione, nel complesso Le otto montagne riesce a prendere lo spettatore per mano e a indirizzarlo in un percorso che scalda il cuore e non lascia indifferenti. (La recensione del film “Le otto montagne” è di Matteo Marescalco)