Godland Recensione. La recensione del film “Godland” di Rita Ricucci. Hlynur Palmason torna sullo schermo con Godland – Nella terra di Dio (Vanskabte Land), un film capace di stupire per la natura imperante contro la fragilità dell’uomo. Siamo agli inizi del
Novecento. Un giovane pastore cristiano, Lucas, viene incaricato della costruzione di una chiesa oltre il confine, in Islanda. A fargli da guida, nel paese straniero, estraneo anche per la lingua, sarà Ragnar. Lucas intraprende quello che sarà il suo viaggio iniziatico alla fede e alla propria condizione di essere umano. L’imponenza e la potenza della natura lo proveranno a tal punto da desiderare la morte piuttosto che resistere al ghiaccio e alla solitudine. Dopo A white white day, 2019, ritroviamo in Godland – Nella terra di Dio uno tra gli attori più intensi e convincenti del panorama europeo, Ingvar Eggert Sigurosson nei panni della guida assegnata a Lucas, il premiato Elliot Crosset Hove in Vinterbrøde, 2017. I due attori sono così tenacemente calati nei loro personaggi da non riuscire a distinguere la linea di demarcazione della finzione. Entrambi assumono uno spessore così connaturale alla rappresentazione filmica che si confondono con la natura del paesaggio che invece è così selvaggiamente primordiale da avere un tono quasi orrorifico. Godland – Nella terra di Dio è un film che racconta la natura di ogni essere vivente e senziente: alberi, fiumi, vulcani, animali, fino alla natura dell’uomo. L’esile Lucas è un pastore di anime che, però, spaventato dal mondo che lo circonda come da sé stesso, non è capace neppure di interagire con il possente Ragnar che resta, dunque, lo straniero da temere. Il giovane pastore tenta piuttosto di ridurre a mera fotografia non solo i volti ma anche l’anima di ciascuno. Negli scatti di Lucas ci sono solo luoghi desolanti e desolati, i volti dei pochi uomini incontrati, delle poche donne, sono svuotati della bellezza delle loro anime. Tutto resta fermo nello scatto inquieto e divoratore di Lucas mentre il tempo che scorre logora la sua di anima. Superlativo è il momento in cui tenta di fotografare la piccola Ida, la fantastica interprete anche di A white white day, Ida Mekkin Hlynsdóttir, quando, messa in posa per una fotografia, destabilizza Lucas inventandosi delle posizioni assurde sul cavallo, con lo stile di una circense, mostrando, cioè, una vitalità non riducibile. La strepitosa fotografia di Maria von Hausswolff con la regia di Palmason sono davvero magistrali in Godland – Nella terra di Dio. Ogni dettaglio è curato nell’intenzione di mostrare la verità delle cose. Nella scelta di uno schermo a formato ridotto 4:3 Palmason realizza lo sguardo da documentarista fino a realizzarsi come tale nella scena di decomposizione del cavallo quando con uno timelapse, lo vediamo scomparire nel suolo, farsi ossa nella terra, (il cavallo sembra essere stato quello di suo padre, del quale ha potuto assisterne la morte reale). Ma anche nell’eruzione silenziosa del vulcano e del magma che ne fuoriesce come fosse un l’intestino della terra: la lava si contorce e occupa lo schermo in una forma che opprime lo sguardo dello spettatore di un rossore livido, raccapricciante. Lucas perde. Il giovane pastore perde il gregge, perde il coraggio. Perde la fede. Il suo viaggio si rivelerà in un viaggio negli inferi di una coscienza non educata alla bellezza della natura e dell’uomo, non educata alla vita e neppure educata a Dio. Godland – Nella terra di Dio è un film, per certi elementi, vicino a El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra, 2015, dove la colonizzazione del territorio amazzonico assume un tono secondario rispetto a quello della scoperta di una vita possibile che è già fede prima ancora che sia accampata una chiesa su travi di legno. Mentre però, gli antropologi tedeschi di Ciro Guerra si sono lasciati formare e de-formare dall’ambiente circostante, Lucas rimane imprigionato in dogmi artefatti, quelli della cristianità di fine Ottocento, che non riescono a rispondere neppure ai suoi dubbi e alle sue incertezze. Così, quando la giovane Ida gli pone le domande di cui è interprete della voce di Ragnar, Lucas non saprà rispondere del Mistero di Dio. Godland – Nella terra di Dio. è un film da non perdere. Per non perdere la potenza delle immagini che restituiscono la gracilità dell’uomo rispetto alla possanza della natura. (La recensione del film “Godland” è di Rita Ricucci)
LA SCHEDA DEL FILM “GODLAND” (Vanskabte land)
Regista: Hlynur Pálmason – Cast:Ingvar Eggert Sigurdsson, Fridrik Fridriksson, Ísar Svan Gautason, Elliott Crosset Hove, Vic Carmen Sonne, Jacob Lohmann, Hilmar Gudjónsson, Waage Sando, Ída Mekkín Hlynsdóttir – Genere: Drammatico – Anno: 2022 – Paese: Danimarca, Islanda – Scenaggiatura: Hlynur Pálmason – Fotografia: Maria von Hausswolff – Durata: 2h 23 min – Distribuzione: Movies Inspired – Data di uscita: 5 Gennaio 2023 – Il sito ufficiale del film “Godland”
Trama: Godland, film diretto da Hlynur Pálmason, è ambientato verso la fine del XIX secolo e racconta la storia di un giovane prete di origini danesi. Al clerico è stato affidato il compito di raggiungere una sperduta zona dell’Islanda, dove deve costruire una chiesa e fotografare gli abitanti del posto. Più trascorrerà del tempo nel bel mezzo del remoto e spietato paesaggio, maggiormente si allontanerà da quella che era la sua missione iniziale e soprattutto dai suoi principi morali...
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