ILLUSIONI PERDUTE (Recensione)


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La recensione di “Illusioni Perdute” a cura di Mirko Nottoli. Che belli i tempi in cui fare il giornalista aveva un peso, in cui una critica, una recensione, positiva o negativa, aveva potere di vita o di morte nei confronti di un autore, uno spettacolo, un’opera.

Illusioni Perdute Locandina e Recensione

Illusioni Perdute Locandina e Recensione

Tratto dal romanzo omonimo di Honoré de Balzac, Illusioni perdute, di Xavier Giannoli, ci conduce nella Parigi della Restaurazione, in mezzo all’impazzare della lotta tra liberali e monarchici, lotta combattuta in gran parte sulle pagine di una stampa locale che ha vissuto in quel momento il suo periodo d’oro. A Parigi ma un po’ ovunque era un proliferare di nuove testate che nascevano e chiudevano nel breve volgere di un respiro, fogli di due pagine la cui combattività era inversamente proporzionale alla loro durata, giornali satirici tirati in una manciata di copie che facevano della libertà di espressione e della causticità i propri vessilli. E’ l’età moderna che si sta affacciando, l’età della borghesia che sarebbe entrata a grandi passi nel XX secolo. Giannoli ovviamente non si fa sfuggire l’attualità del racconto di Balzac, facendo riverberare tra il passato e il presente allusioni che rimbalzano come in un gioco di specchi. Le fake news si chiamavano anatre ma il codice deontologico alla base del mestiere del giornalista è sempre lo stesso, nel momento in cui qualcuno ti assume per esprimere determinate opinioni, cosa significa perseguire la verità dei fatti, come trovare un equilibrio tra onestà e compromesso, quando dirsi corrotti e quando cinici, quando puri e quando ottusi? Ad un certo punto uno dei protagonisti racconta questa storia: ci sono due critici in barca sul lago Tiberiade. Arriva Gesù e si mette a camminare sulle acque. Un critico guarda l’altro e gli fa: “no sa neanche nuotare”. E’ in questo luogo dissennato, dove tutto sembra avere un prezzo, che arriva dalla provincia il giovane idealista e di belle speranze Lucien, intenzionato a far valere sulle brutture umane i principi della poesia e della vera letteratura. Evidentemente non conosce ancora il mondo e le insidie della vanità, come già il titolo lascia presagire. Illusioni perdute è innanzitutto un grandioso affresco storico rievocante un’epoca infuocata nella Parigi ombelico del mondo, brulicante di gran dame e gran puttane, signori e imbroglioni, fini intellettuali e approfittatori della peggior risma, artisti sommi e sommi ciarlatani, film corale e racconto morale che ti cattura per tutti i suoi 144 minuti procedendo a ritmo vorticoso ma che nel sostenere le proprie tesi pecca forse di verbosità, didascalismo ed uno schematismo che rischia di tramutarsi in prevedibilità. Presentato all’ultimo Festival di Venezia, tra i protagonisti, Benjamin Voisin, Vincent Lacoste, Xavier Dolan, Gerard Depardieu in un breve ruole e Cecile de France che rimane sempre un bel vedere. (La recensione del film “Illusioni Perdute” è di Mirko Nottoli)

LA SCHEDA DI ILLUSIONI PERDUTE (Illusions perdues)

Regista: Xavier Giannoli – Cast: Benjamin Voisin, Cécile de France, Vincent Lacoste, Xavier Dolan, Jeanne Balibar, Gérard Depardieu, Louis-Do de Lencquesaing, André Marcon – Genere: Commedia – Anno: 2021 – Paese: FRA – Sceneggiatura: Jacques Fieschi, Xavier Giannoli – Fotografia: Christophe Beaucarne – Durata: 2h 24 min – Distribuzione: I Wonder Pictures – Data di uscita: 30 Dicembre 2021

Trama: Illusioni perdute, il film diretto da Xavier Giannoli, segue la storia di Lucien (Benjamin Voisin), un giovane poeta che, nella Francia del XIX secolo, aspira a diventare un noto artista. Pieno di speranze e aspettative, lascia la tipografia di famiglia nella sua città natale, per trasferirsi a Parigi in cerca di successo, sotto la custodia della sua mecenate. Mentre Lucien affronta il mondo letterario alla ricerca del proprio futuro, si renderà presto conto che avrà a che fare con una realtà spietata, sottoposta alla legge del guadagno e della finzione, dove tutto ha un prezzo. La società parigina, nota per essere per lo più composta da aristocratici, non esiterà a dimostrare disprezzo verso di lui, a causa delle sue umili origini, criticando anche la relazione che Lucien intrattiene con la baronessa. Abbandonato a se stesso, senza neanche un soldo in tasca e dopo essere stato umiliato davanti a tutti, al giovane non resta che usare la sua passione per la scrittura per vendicarsi

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