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I tre Moschettieri D’Artagnan Recensione Poster

Moschettieri. Ricordiamo, a casaccio, quello vecchio con Oliver Reed e Michael York, quello anni ’90 con Charlie Sheen e Kiefer Sutherland, quello del 2001 diretto da Peter Hyams, quello con Di Caprio post Titanic e i moschettieri già vecchi, quello steampunk con Milla Jovovich e Orlando Bloom, quello nostrano, strapaesano, alla tarallucci e vino di Giovanni Veronesi. Ce ne sono innumerevoli altri, inutile citarli tutti, tutti accomunati dal fatto di essere, tutti nessuno escluso, film mediocri. Non fa eccezione questa nuova versione firmata da Martin Bourboulon il cui unico merito è di essere francese. Che cosa attira tanto il grande schermo del romanzo di Dumas? Presto detto: la possibilità di realizzare una pellicola infarcita di divi in cui esibire un cast all star molto glamour tra cui brilla la giovane promessa di turno nel ruolo di D’Artagnan immancabilmente destinata al rapido oblio (citiamo, sempre a casaccio, Chris O’ Donnel, Justin Chambers, Logan Lerman. Francois Civil vedremo che fine farà). Non si tira indietro nemmeno il cinema d’oltralpe che mette in campo i suoi calibri da 90, Duris, Cassel, Garrel, Green, Marmai, Krieps, tutti imparruccati, costumati, spadati e piumati come si conviene, tutti molto auto compiaciuti per i look sfoggiati, il carattere guascone e il piglio picaresco come si dice in questi casi (il più carico è Duris, con quel suo muso prognato), tutti molto sudati, sporchi, insanguinati ma con i denti bianchissimi, uno scontro di attori che si fa più scontro di nasi tra Garrel e Cassel. Resta inspiegabile per noi come la storia dei Moschettieri pur avendola vista e rivista, letta e riletta, continui a risultarci ostica, fumosa, sfuggente, saranno le guardie del re contro le guardie del cardinale, i cristiani contro i protestanti, la francia contro l’inghilterra, Milady, il Duca di Buckingham, D’Artagnan che in quattro e quattr’otto con le pezze al culo diventa Moschettiere, possibile? e poi si può sapere perchè D’Artagnan è immune alle pallottole? Boh. Versione cinematografica, quest’ultima, abbastanza fedele al testo letterario con alcune varianti che non fanno altro che contribuire all’aumento della confusione, qualche buco di sceneggiatura, più pistole che spade e pegni d’obbligo pagati al sentire 2.0: Porthos gender fluid, donne protagoniste impavide, Eva Green che in ossequio al clima femminista imperante non mostra nemmeno mezza tetta. Ci sarà spazio anche per il primo moschettiere nero della storia. Appuntamento per la seconda parte del dittico, I tre Moschettieri – Milady, girato in contemporanea, di prossima uscita. (La recensione del film “I tre Moschettieri – D’Artagnan” è di Mirko Nottoli)