UDINE – C’è solo una persona che può progettare e realizzare un film dove i leggendari Blues Brothers di John Landis incontrano la new wave elettronica dei Kraftwerk e l’umorismo rarefatto di Kaurismaki. Anzi. Le sole persone che possono farlo sono due (e sono parenti stretti): stiamo ovviamente parlando dei formidabili Watanabe Bros. e dell’attesissimo Techno Brothers, cronaca di un
cult annunciato, che il Far East Film Festival 25 presenterà in World Premiere!
Il FEFF aveva scommesso entusiasticamente su di loro (il regista Hirobumi e il compositore Yuji) già nel 2020, durante la storica edizione online, ma ora i Watanabe Bros. non saranno più costretti ad essere una scia di pixel: la super coppia giapponese salirà infatti sul palco di Udine per presentare Techno Brothers e la special screening di Way of Life (anche questa, ricordiamo, in World Premiere). Due opere così diverse tra loro da rappresentare fino in fondo lo spirito di questa venticinquesima edizione, totalmente basata sulle tante declinazioni dell’aggettivo “diverso” (asimmetrie e pluralità culturali, geografiche, artistiche, politiche, religiose).
Se Techno Brothers è un bizzarro e irresistibile road movie, Way of Life è un diario intimo girato da Hirobumi nei giorni assurdi e dolorosi del lockdown (Udine viene citata nel film). L’estetica in bianco e nero, lo stile indie-punk e la proverbiale impassibilità del cinema dei Watanabe Bros., che il pubblico fareastiano ha imparato ad amare grazie al focus del 2020 (Cry, I’m Really Good, Life Finds a Way, Party ‘Round the World), questa volta sono messi al servizio di un impianto narrativo particolarmente forte e, soprattutto, sono a colori!
«Per dare un’idea con riferimenti occidentali – citando il critico Giorgio Placereani – si potrebbe paragonare Hirobumi a un Jim Jarmusch incrociato col David Lynch di Una storia vera, ma il regista dichiara anche altri numi tutelari, da Wenders ad Allen a Kaurismaki. Nel corso degli ultimi anni si nota, comunque, nella produzione dei Watanabe una tendenza ad “aprire” il proprio mondo poetico e narrativo, pur senza perdere la fedeltà all’ispirazione originaria…».
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