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Insidious: La porta rossa Recensione Poster

all’Università, decide di accompagnarlo al college. Qui Dalton viene stimolato dall’insegnante di Arte che lo spinge a scavare dentro di sé nella realizzazione delle sue opere. Così facendo però i fantasmi dell’Altrove torneranno a tormentare la sua vita e insieme con Josh dovranno attraversare la porta rossa che li metterà a confronto con il loro passato e nuovi terrori.
Il quinto e (pare) ultimo capitolo sulle trascendentali inquietudini della famiglia Lambert forse deluderà un po’ i fans della saga ideata da James Wan perché non aggiunge granché alla storia. Insomma diciamo che vive della rendita che il successo dei precedenti capitoli ha lasciato in eredità. E non siamo sicuri che chi non conosce la saga possa facilmente entrare in sintonia con “La porta rossa”. Ciò detto si apprezza il sobrio ed elegante esordio alla regia di Patrick Wilson, non supportato però da una sceneggiatura stanca. Francamente, che ancora si ricorra, per spaventare il pubblico, alle esplosioni di sonoro, denuncia una mancanza di idee e ricorda quando eravamo bambini e nascondendoci dietro la porta della cucina per spaventare la mamma gridavamo buuu al suo passaggio. Se non era proprio in vena di giocare, il massimo che potevamo ottenere era un “non fare lo scemo”. Interessante invece la dialettica tra padre e figlio, tra incomprensioni, inadeguatezze e tentativi di recuperare i rapporti. Gli attori sono tutti ben diretti e fanno la loro parte dignitosamente. Fa piacere rivedere sul grande schermo l’attrice palestinese Hiam Abbass, sia pure in una piccola parte dove interpreta l’insegnante di Arte al college. (La recensione del film “Insidious: La porta rossa” è di Claudio Montatori)