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The Equalizer 3 Recensione Poster

del Robert McCall dai torbidi trascorsi introdotto nel 2014 attraverso The equalizer – Il vendicatore, Antoine Fuqua – regista, tra l’altro, di Training day – torna per la terza volta ad inscenare in fotogrammi le imprese di colui che non ha mai esitato a schierarsi dalla parte dei più deboli. Personaggio in realtà derivato dal popolare telefilm anni Ottanta Un giustiziere a New York e che, reso di colore probabilmente per cavalcare l’onda del politically correct d’inizio terzo millennio, avevamo avuto modo di vedere prima impegnato a difendere una ragazza minacciata da una banda di feroci malavitosi russi, poi rendersi conto del fatto che qualcuno si stava dedicando all’eliminazione di tutti i suoi compagni di lavoro. In questa terza avventura lo troviamo nell’Italia del sud, dove si sente inaspettatamente a casa e si fa chiamare Roberto, contornato da un cast di più o meno noti volti nostrani che vanno da Remo Girone ad Adolfo Margiotta. Senza contare il Bruno Bilotta dal vasto curriculum spaziante da Ator l’invincibile di Aristide Massaccesi ad Assassin club di Camille Delamarre, tirato in ballo soltanto nella altamente violenta sequenza di apertura del lungometraggio, e gli Andrea Scarduzio e Andrea Dodero cui spettano i ruoli dei malavitosi fratelli Vincent e Marco Quaranta. Fratelli che non esitano ad esercitare prepotenze e cattiverie assortite nei confronti di persone oneste quali il titolare di una pescheria e un giovane brigadiere dei carabinieri padre di famiglia; spingendo inevitabilmente il protagonista ad entrare in azione fornito di tutta la consueta sete di vendetta. Perché, con una Dakota Fanning coinvolta nel mucchio nel ruolo della poliziotta Emma Collins, è come “Robert McCall vs Gomorra” che potremmo tranquillamente sintetizzare The equalizer 3 – Senza tregua, considerando che, una volta superato l’avvio ambientato in Sicilia, è in un immaginario paese della Campania tormentato dai camorristi che si svolge la quasi ora e cinquanta di visione. Quasi ora e cinquanta che, dopo l’esplosivo incipit infarcito di spargimenti di emoglobina e una canna di pistola conficcata nell’occhio, si costruisce come i due tasselli precedenti su lenti ritmi di narrazione; sebbene, però, stavolta non si fatichi ad avvertire che ci troviamo dinanzi al più fiacco della trilogia, complice soprattutto la scelta di rappresentare quasi sempre al buio o fuori campo la progressiva eliminazione dei villain. Una scelta che, in un certo senso, dopo tutta la preparazione della prima parte atta a far salire nello spettatore il desiderio di giustizia rende quasi “castrata” l’operazione, in ogni caso sufficientemente coinvolgente e godibile nonostante qualche strafalcione di scrittura (il kebab viene definito pietanza tipica italiana!). Del resto, da sempre, difficilmente lo spettatore rimane insoddisfatto dinanzi a liberatorie uccisioni di disgustosamente malvagi personaggi. (La recensione del film”The Equalizer 3” è a cura di Francesco Lomuscio)