Un esordio folgorante. È uscito in questi giorni su tutte le piattaforme “Letto Singolo”, il primo album di Michele Lener: cinque canzoni brevi, dirette e intense che riportano alla mente la grande canzone d’autore, ma che attingono anche dalla nuova scena musicale che si sta facendo largo in Italia.
Lener non ha ancora diciotto anni e non ha paura di farlo sapere: nei testi affiora la quotidianità della scuola, un presente fatto di tante “prime volte” e un futuro ancora da scrivere. Le parole con cui si apre la seconda traccia sono tutto un programma: “Non so cosa farò, perché se tu sai chi sei, io invece no”. Un approccio intimista che lascia però trasparire le inquietudini di una generazione che ha dovuto passare in lockdown la fase più delicata dell’adolescenza e che adesso, alla vigilia dell’ingresso nell’età adulta, trova un mondo dilaniato da conflitti e da minacce globali ben più angosciose di quelle che per decenni erano state definite “guerra fredda”. E così, se si ascoltano con attenzione questi brani freschi, sinceri e mai sopra le righe, si possono trovare frasi che, magari tradendo qualche reminiscenza ginnasiale, fanno sobbalzare per la loro profondità: “Chiude gli occhi più a lungo del normale e respira. Il giorno è ormai un dito. E il mondo è finito”.
Prodotto e arrangiato in maniera impeccabile a Studio8, realtà romana da cui escono i lavori di tanti celebrati interpreti, l’Ep si apre con “Viola”, un pezzo che scorre su un tempo funky, introdotto e chiuso da un jingle che, già dal secondo ascolto, non si può evitare di canticchiare, per poi dare spazio a brani più tradizionalmente cantautorali, al punto che in certi momenti sembra di avvertire echi del primissimo De Gregori. La vera chicca, però, è forse “Alle Scalette”, la canzone di chiusura, che a giorni sarà lanciata come singolo in un video attualmente in fase di postproduzione. È un brano magico, grazie a una musica avvolgente e dolcissima e a un testo particolare, perché racconta senza alcun sentimentalismo l’inizio palpitante di una storia d’amore, seminando però anche un germe di malinconia che ne fa presagire la fine: “Primo bacio prima di partire, c’era qualcosa che mi dovevi dire. Calde sere d’estate, l’estate ci ha illusi con i suoi immensi sorrisi”. (di Mario Valeri)
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