L’ultima luna di Settembre Recensione. La recensione del film “L’ultima luna di Settembre” a cura di Claudio Montatori. Ci sono luoghi sulla Terra dove il tempo sembra scorrere molto più lento che altrove, luoghi dove la modernità sembra esitare ad entrare per non recare
disturbo a un antico secolare equilibrio spazio-tempo, e fa solo capolino. Questa impressione pervade il film fin dall’inizio quando ci folgora l’immagine di un ragazzo, al centro di una vasta prateria quando il sole è appena calato, in piedi sul dorso di un cavallo tiene alta una pertica e guarda in alto. Sembra un rito religioso, un’invocazione, un saluto alla sera, poi scopriamo che, più prosaicamente, appeso alla pertica c’è un telefono cellulare che solo a quell’altezza trova abbastanza campo perché il ragazzo possa comunicare gridando a chi ascolta che suo padre adottivo sta morendo. All’ascolto nella lontana città c’è Tulgaa, un uomo che da tempo ha lasciato gli spazi e i silenzi della campagna mongola per andare a lavorare nella città appunto. Ora deve tornare. Farà appena in tempo a promettere al padre che si occuperà di falciare i campi per il raccolto che il vecchio muore, come se non avesse aspettato altro che rivedere suo figlio prima di decidersi a compiere l’ultimo passo. Non sono che i primi minuti del film che sviluppa la sua trama nel rapporto che Tulgaa instaura con Tuntuulei, un ragazzino, un bambino ancora, di circa dieci anni, dall’aria strafottente, irrispettoso e perfino arrogante che scorrazza sul suo cavallo. Ma in fondo è solo un bambino, sa stare a cavallo ma fatica a salirci su. Sua madre è lontana, lavora in città e non ha tempo per lui che vive coi nonni. Tulgaa lo prenderà sotto la sua ala e tra i due nasce un affetto profondo che li vedrà insieme durante tutta la stagione del raccolto, quando l’ultima luna di settembre annuncerà l’arrivo dell’autunno.
Amarsaikhan Baljinnyam che in Mongolia è un attore molto famoso, firma la sua prima regia di un film dove è anche interprete protagonista nei panni di Tulgaa, accanto al giovane Tenuun-Erdene Garamkhand che veste i panni di Tuntuulei, e sceneggiatore, ispirandosi al romanzo di T. Bum-Erden che ha per titolo “Tuntuulei” appunto. Tanti gli spunti di riflessione che il film sollecita: la paternità, l’abbandono, il ritorno alle origini, il contrasto tra la modernità e una civiltà contadina ormai fuori dal tempo, ma piena del fascino del tempo naturale e del rapporto con la terra. Perfino la fatica dei campi ci appare più rilassante della vita convulsa che impone la modernità. Questo notevole esordio di Amarsaikhan Baljinnyam richiede per essere apprezzato una disponibilità alle lunghe inquadrature, a tempi cinematografici ai quali ci siamo disabituati ma che la pienezza del racconto, delicato e coinvolgente, ci ripropone con fascino. (La recensione del film “L’ultima luna di Settembre” è a cura di Claudio Montatori)
LA SCHEDA DEL FILM “L’ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE” (Harvest Moon)
Regista: Amarsaikhan Baljinnyam – Cast: Amarsaikhan Baljinnyam, Tenuun-Erdene Garamkhand, Damdin Sovd, Davaasamba Sharaw, Tserendarizav Dashnyam, Delgersaikhan Danaa, Adiya Rentsenkhorloo, Batbayar Dashnanzad, Evan Millard, Ariunbat Otgonbayar – Genere: Drammatico – Anno: 2022 – Paese: Mongolia – Fotografia: Josua Fischer – Sceneggiatura: Amarsaikhan Baljinnyam, Bayarsaikhan Batsukh – Durata: 1h 30 min – Distribuzione: Officine UBU – Data di uscita: 21 Settembre 2023 – Il sito ufficiale del film “L’ultima luna di settembre” di Amarsaikhan Baljinnyam
Trama: L’ultima Luna di Settembre, film diretto da Amarsalkhan Baljinnyam, racconta la storia di Tulga (Amarsaikhan Baljinnyam), che da diversi anni vive in città, ma quando il suo anziano padre si ammala, decide di far ritorno nel suo villaggio natale, sito tra le remote colline della Mongolia, per assisterlo. Quando il genitore muore, Tulga decide di restare comunque a vivere nella yurta paterna, determinato a portare a termine un compito che aveva promesso al padre di completare prima dell’arrivo dell’ultima piena di settembre…
Lascia un Commento