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Nuovo Olimpo Recensione Poster

dell’equazione quantistica di Dirac – la cosiddetta equazione dell’amore: se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo diventano un unico sistema. Ozpetek sembra prenderci per mano per portarci dentro questo concetto, mostrarci come certi amori trascendano davvero tempo e spazio e attraverso queste due dimensioni assumano di volta in volta una forma diversa, senza mai perdere la loro intensità, la loro passione, la loro forza. Siamo a Roma negli anni ’70, in un cinema – Nuovo Olimpo – che da tempo è rifugio sicuro per ragazzi gay che vogliono divertirsi e trovare qualcuno. Incontriamo Enea, giovane studente di regia e assiduo frequentatore del cinema, che incrocia lo sguardo schivo di qualcuno che invece aveva varcato quella soglia per la prima volta: Pietro. Tra Pietro ed Enea è connessione istantanea, passione inspiegabile che nessuno dei due si prende la briga di analizzare: si lasciano solo trasportare. Enea, pieno di esperienze senza sentimento, si scopre vulnerabile e disarmato davanti alla timidezza di Pietro che invece, passo dopo passo, ancorandosi allo sguardo dell’altro trova il coraggio di mollare gli ormeggi e arrendersi. L’intensità di questa prima parte del film è travolgente come un fiume in piena, l’inizio di una storia di amore e passione come in una favola: ma ben sappiamo che la realtà spesso gioca carte diverse. Dopo qualche giorno dal primo incontro una serie di sfortunati tasselli mettono il bastone tra le ruote ai due amanti che si perdono, in una Roma scossa da manifestazioni e vite che prendono strade diverse, distanti… distanti nel tempo e nello spazio. Pietro ed Enea crescono e cambiano, ma il filo rosso che avevano intrecciato su quella terrazza sembra più stretto che mai; le loro vite si avvicinano e si sfiorano più e più volte. Diventiamo spettatori di un amore che sembra crescere nonostante lontano, un amore a cui basta meno di una piccola scintilla per farti capire che no, non ha mai smesso di ardere. La regia di Ozpetek è sempre puntuale e precisa, calda e intensa; i dettagli studiati e lasciati appositamente come piccole briciole disseminate nelle vite dei due protagonisti ci fanno capire che davvero quando due anime si toccano così intensamente certe impronte non le lavano via nemmeno i decenni trascorsi lontani. E così che in un universo metacinematografico dove i film nel film fungono da connessione tra i protagonisti, il cinema stesso diventa espressione di qualcosa di più grande: diventa scrigno di ricordi, di carezze che sembrano non aver mai lasciato la nostra pelle. Gli attori protagonisti, Andrea Di Luigi e Damiano Gavino, lasciano fiorire il loro innato talento in quello per entrambi è il grande esordio cinematografico. Accanto a loro troviamo due figure femminili fondamentali nella storia: Aurora Giovinazzo e Luisa Ranieri. Entrambe saranno un perno insostituibile in questi intrecci, figure solide e oniriche, che scuotono e rivelano, che vedono nascere e accompagnano questa storia fino alla fine. Fino alla carezza delicata del finale che è davvero la ciliegina sulla torta di uno dei migliori lavori di Ferzan Ozpetek. (La recensione del film “Nuovo Olimpo” è a cura di Rachele Di Paolo)