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Fair Play Recensione Poster

perfettamente se riferita a questo Fair Play, uno degli ultimi prodotti targati Netflix, della regista statunitense Chloe Dumont. Ovvero quando la tensione, la suspense, il senso di attesa, sta tutto nella testa dei protagonisti, non scaturisce da ciò che i protagonisti fanno o dicono ma da ciò che, forse, pensano o provano. Un’ambiguità strisciante che crea una tensione palpabile, un’atmosfera elettrica, giocata appunto sul non detto, sull’indecifrabilità delle possibili intenzioni. La situazione è basica: siete in pole position per una promozione che pensate di meritare invece, non solo la promozione non arriva, ma ad essere promossa è la vostra fidanzata, nonché collega di lavoro, per giunta più giovane ed inesperta di voi, che dall’oggi al domani diventa il vostro capo. Come reagireste? No, non rispondete d’acchito dicendo che sareste contenti per lei perchè non è vero! Lui infatti prima abbozza, tenta di far buon viso a cattivo gioco ma poi non regge e i reali sentimenti progressivamente emergono. Il film è ambientato tra i broker newyorkesi ma è talmente intelligente da presentare la circostanza in modo che chiunque ci si possa rispecchiare. Ovviamente la questione di genere conta, la regista è donna e Netflix, che fa i film con il algoritmo e il consenso, cavalca l’onda lunga di questo femminismo sfrenato che sta caratterizzando, chissà quanto sul serio, il nostro presente e non c’è dubbio che così posta la questione assume un’evidenza plastica. Tuttavia, il film è ancora più sottile perchè se i protagonisti fossero due amici maschi o due amiche femmine, o se le figure di lui e lei fossero ribaltate (ovvero fosse lei che sperava nella promozione e viene invece promosso lui), il risultato, crediamo, non cambierebbe di molto, e sta qui, e non nella scontata presa di posizione sul sessismo, la grande forza della scrittura di Fair Play, sceneggiato dalla stessa Dumont e spacciato erroneamente per thriller erotico solo perchè interpretato dall’eroina di Bridgerton Phoebe Dynevor (altra onda da cavalcare per Netflix). Per cui un paio di scene di sesso ci sono ma paiono del tutto posticce, non fosse altro perchè lui, il fu giovane e tapino Han Solo, Alden Ehrenreich, è sexy e attraente quanto un pezzo di cotechino. Si tratta piuttosto di delicate questioni di posizione e di equilibrio, di legami interpersonali che funzionano finchè i rapporti di forza su cui si basano vengono rispettati ma che esplodono nel momento in cui tale rapporto viene alterato. E’ lì che l’essere umano dà il peggio di sé, quando emergono invidie, gelosie, rancori, vigliaccherie che danno la stura a colpi bassi e meschinità talmente feroci che, in condizioni normali, non sapremmo nemmeno ammettere di poter compiere, nemmeno ammettere di poter provare, a maggior ragione se ai danni di colei a cui fino ad un attimo prima giuravamo amore eterno. Allora la vera domanda che pone il film, e che riguarda la natura profonda di tutti i rapporti umani, è: dove sta l’amore? Che cos’è l’amore? (La recensione del film “Fair Play” è a cura di Mirko Nottoli)

Il Film “Fair Play” di Chloe Domont è disponibile in Streaming su