Successo di pubblico per la rassegna “L’eterna illusione” che raddoppia e dal 17 gennaio arriva al Cinema Quattro Fontane di Roma anche il mercoledì sera con “L’eterna illusione. Da Welles a Bogdanovich: un nuovo orizzonte”, oltre che con il consueto appuntamento della domenica mattina.
Curata da Cesare Petrillo e Simone Ghidoni, la rassegna riporta sul grande schermo le commedie dell’epoca d’oro di Hollywood in versione originale sottotitolata, restaurate e digitalizzate. Inoltre, fino alla fine di luglio, trenta film diretti, prodotti e interpretati da eccentrici, visionari, pionieri che uscendo dal seminato hanno allargato le prospettive del cinema.
Dalle sue origini l’industria cinematografica americana è regolata da un forte conservatorismo economico. Una volta scoperto cosa funziona con il pubblico, gli si dà lo stesso prodotto a batteria, semmai con un colpo di maquillage per confondere un po’ le acque. Raccontava Suso Cecchi d’Amico che quando collaborò con William Wyler, a Roma per le riprese di Vacanze romane, il regista le disse che a Hollywood vigeva una regola: mai introdurre due elementi di novità nello stesso film. Suso avrebbe voluto apportare delle modifiche alla sceneggiatura originale, ma Wyler obiettò che il film già proponeva la quasi debuttante Audrey Hepburn. Tanto potevano osare, non di più.
Da cento anni lo spettatore si aspetta, in modo più o meno consapevole, che Hollywood sforni il nuovo film di Clark Gable o Julia Roberts secondo una formula rigida. Ma le regole vengono a volte aggirate o infrante ed è interessante tracciare un percorso ideale che vede i pionieri del cinema (registi ma anche attori e produttori) tracciare sentieri mai battuti prima. Viene in mente Orson Welles, che fece della ribellione il suo marchio di fabbrica e il suo modo di inquadrare destò scalpore: d’un tratto una stanza in un film aveva il soffitto. E Rouben Mamoulian, che inventò il missaggio, la soggettiva sonora e firmò il primo film a colori. Billy Wilder scandalizzò l’industria e il pubblico quando uccise il protagonista di Viale del tramonto nella prima sequenza, facendolo poi diventare l’io narrante del racconto.
La storia del cinema è disseminata di personalità fulgide che, spesso in modo silenzioso, senza clamore, hanno dato vita a dei prototipi o comunque a un modo nuovo di fare il cinema. Da King Vidor, a Elia Kazan, da William Wyler fino a Peter Bogdanovich e Arthur Penn, una carrellata di filmmakers “larger than Life”, più grandi della vita.
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