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Il punto di rugiada Recensione Poster

 alla figura del proprio padre, Dino, Marco Risi con Riccardo De Torrebruna e Francesco Frangipane scrive un film pieno di calore e ricordi. Marco Risi ci porta all’interno di una casa di riposo dove Carlo, un ragazzo benestante e viziato, con Manuel, un ragazzo assuefatto dall’uso di sostanze stupefacenti, sono obbligati a svolgere lavori socialmente utili anziché stare in carcere. In particolare, Carlo è stato protagonista di un incidente d’auto, causato dalla guida in stato di ebbrezza che ha causato uno sfregio orribile sul viso della ragazza che lo accompagnava. La narrazione su cui punta Marco Risi è quella nostalgica della figura del padre e del suo ruolo nella formazione del proprio figlio. Con il sapore autobiografico, Risi, figlio di un celebre padre, racconta gli “ospiti” protagonisti, gli anziani della casa: padri con un passato irrisolto con i propri figli. Nel cast eccezionale di presenze non troppe cinematografiche quanto piuttosto teatrali, Risi descrive caratteri molto precisi. Pietro, il Colonello, Eros Pagni di 82 anni, porta sulle sue spalle i segni del mancato amore verso un figlio ancora pieno di rancore e rabbia nei suoi confronti. Federico, Luigi Diberti, il poeta, è affetto da Alzheimer e come lui non riconosce il figlio, così questo dimostra di non aver mai provato a conoscerlo davvero e neppure di aver mai letto i versi delle sue poesie. Dino, Massimo De Francovich, 86 anni, è un ex fotografo, non ha figli, solo il rimorso di aver amato una donna che, nella giovinezza, non lo ha aspettato al ritorno dei suoi studi all’estero. Dino è certamente il personaggio più vicino all’autobiografia del regista, di cui porta lo stesso nome del padre e nel cognome ne conserva l’iniziale, come a riconoscerlo senza troppi dubbi. Così, mentre Manuel, Roberto Gudese, è un giovane piuttosto semplice che dalla sua dipendenza da felicità chimiche si rende disponibile al gioco e al sorriso, Carlo, Alessandro Fella, è la figura più ombrosa. La sua inquietudine è avvertita fin da subito da Luisa, Lucia Rossi, la referente della struttura che lo controlla prestandogli più attenzioni del dovuto. Il punto di rugiada, che indica il cambio di temperatura quando si raggiunge una certa gradazione, è il titolo inebriante che Risi offre al suo film e che diventa metafora perfetta del punto di svolta del protagonista, Carlo, e di ogni coprotagonista “ospite” della casa. Perciò, per quanto la trama possa risultare piuttosto prevedibile, nella memoria di film che si sono occupati allo stesso modo della distanza tra due generazioni, la narrazione di Marco Risi in Il Punto di rugiada suscita maggiore considerazione per la luce della malinconia e del rimpianto che vengono considerati. Gli spazi chiusi della casa, come quelli del sentimento paterno, si confrontano con il calore e il senso di libertà, quelli di giovani in attesa di essere figli, di una Savana selvaggia trasmessa via cavo nella televisione. La lentezza dei movimenti dovuta alla fragilità degli anni degli “ospiti” è contrapposta alla velocità inequivocabile delle belve più attraenti della Savana, i leoni e le tigri. Il punto di rugiada è un film che ha il desiderio di aprire una porta verso la luce di una serenità agognata, e Marco Risi lascia il compito ad Antonella, Erika Blank, ospite della casa, sempre in attesa di partire.  (La recensione del film “Il punto di rugiada” è a cura di Rita Ricucci)