Cinema4Stelle

Godzilla e Kong Il nuovo Impero Recensione Poster

E dire che all’inizio, la saga, ribattezzata poi Monsterverse, lasciava intravedere ben altri, forse più interessanti, sviluppi, il primo Godzilla, diretto da Gareth Edwards, cercava e in parte trovava una sua dignità estetica, perfino autoriale, dignità che si è via via imbarbarita nel corso dei sequel, avendo i sequel imboccato esplicitamente la gloriosa via del trash: da Skull island, dove, ricordiamo, Samuel L. Jackson lancia uno sguardo carico d’odio dritto negli occhi di uno scimmione alto quaranta metri in segno di sfida (con lo scimmione che ovviamente ricambia e raccoglie), fino al penultimo capitolo, Godzilla vs. Kong che del trash è una specie di sublimazione, una summa teologica che non siamo riusciti a vedere al cinema per colpa del covid e basterebbe questo per non perdonare il covid mai abbastanza. In Godzilla vs. Kong, ricordiamolo per chi si fosse distratto, abbiamo Kong che va nella Terra Cava, qui trova l’Ascia del Potere, si allea con Godzilla e insieme affrontano Mecha Godzilla, che nel frattempo qualcuno si era preso la briga di costruire. Qualcosa che non va nella trama? Non ci pare. E arriviamo finalmente a questo Godzilla e Kong – il nuovo impero, diretto come il precedente da Adam Wingard che del precedente è la naturale e tamarrissima, prosecuzione. I più attenti si saranno accorti che non è più Godzilla vs. Kong bensì Godzilla e Kong, ebbene sì i due bestioni hanno ormai fatto squadra anche se non mancheranno le incomprensioni. Non paghi, i realizzatori del Monsterverse, tra le mille smorfie ridicole di Kong e Godzilla accoccolato come un bebè dentro il Colosseo, non ci risparmiano il gorilla cattivo che tiene una sorta di cartucciera primigenia a tracolla, il braccio bionico di Kong autoinstallante a metà strada tra jeeg robot d’acciaio e iron man, e un baby kong petulante, fastidioso come ogni bambino di qualsiasi razza. Ma, alla fine, da un film di mostri giganti cosa cerchiamo? Se per vederlo siamo andati al cinema, abbiamo pagato un biglietto, che cosa pretendiamo? Svago, divertimento, azione, un po’ di fantasia, un po’ di meraviglia, qualche fremito, qualche emozione, botte da orbi, palazzi che crollano, un po’ di sano e ingenuo tifo da stadio, il ritorno, fugace, all’età dell’innocenza, tutti compiti che, in fondo, Godzilla e Kong assolve onestamente e col giusto spirito. Come sosteneva infatti il mai troppo compianto Tommaso Labranca da condannare è il kitsch, non il trash. (La recensione del film “Godzilla e Kong – Il nuovo impero” è a cura di Mirko Nottoli)