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Ghostbusters: Minaccia glaciale Recensione Poster

erano neanche nati e che forse, gli acchiappafantasmi, non avevano mai sentito neppure nominare, ora, assolto quel compito, la strada appare già molto meno dissestata. Quindi, a 40 anni esatti dal primo capitolo, con Ghostbuster – Minaccia glaciale si può finalmente tornare a New York (occhio alla seconda coda del precedente episodio per comprendere come sia stato possibile), si può finalmente tornare nella mitica stazione dei pompieri che chiunque di noi sia stato a New York è andato a vedere dal vivo al n. 14 di North More Street, a Tribeca, si può finalmente ripartire daccapo con una saga, da qui in avanti, ancora tutta da scrivere, potenzialmente infinita. Diretto da Gil Kenan che sostituisce Jason Reitman (che rimane come sceneggiatore e produttore), Ghostbuster – Minaccia glaciale assomiglia infatti più ad un requel, secondo quanto teorizzato da Scream, che ad un vero e proprio sequel o reboot, che ha il merito di ricreare e ritrovare lo spirito, picaresco e fanciullesco, dei primi film, rievocando anche l’artigianalità di quegli effetti speciali e condendo il racconto con una miriade di citazioni e autocitazioni, ma che ne ricalca anche, in maniera pedissequa e scontata, il canovaccio, attraverso una dinamica che sa da un lato fa leva sull’efficacia della nostalgia, dall’altro non può che suonare come una pur sempre comoda scorciatoia (quello che ne ha meno voglia è Bill Murray che tutto sperava nella vita tranne che ad un ritorno degli Acchiappafantasmi, ai quali, pur a malincuore, non può dire di no). La domanda è: come accoglieranno i Ghostbuster le nuove generazioni? Che è come chiedersi: i dodicenni di oggi sono gli stessi dodicenni di 40 anni fa? E’ evidente che Ghostbuster – Minaccia glaciale si rivolga (anche) ai nuovi teenager (i nostalgici li dà per assodati), come dimostrano le strizzate d’occhio ad Harry Potter o, più semplicemente, la presenza nel cast di giovani protagonisti idoli degli adolescenti che cercano di abbassare l’età media dell’audience. Basteranno? Sapranno i teenager cogliere, al di là dei frizzi e i lazzi, sì divertenti ma superficiali, anche gli aspetti più intimi, personali, che i ghostbusters si portano appresso e che sentitamente, pur non facendo venir meno il lato comico, cercano di trasmettere, il loro passato, il loro vissuto, le loro perdite? In una saga che parla in maniera scanzonata di fantasmi e quindi di spiriti sono molti gli spiriti che aleggiano, dentro e fuori lo schermo. Harold Ramis. Ivan Reitman. Noi li percepiamo. I più giovani li percepiscono? (La recensione del film “Ghostbusters: Minaccia glaciale” è a cura di Mirko Nottoli)