C’era una volta in Bhutan Recensione. La recensione del film “C’era una volta in Bhutan” a cura di Claudio Montatori. C’era una volta un re che decise di rinunciare ai suoi poteri per regalare al suo popolo la democrazia. Sembra l’incipit di una favola e invece è successo veramente nel 2006 in un piccolo paese ai pedi dell’Himalaya, il Bhutan, incastrato tra India e Cina, dove un giovane re, appena salito al trono, ha deciso di trasformare il suo regno in una monarchia costituzionale. Il regista bhutanese Pawo Choyning Dorji, dopo il successo del suo primo lungometraggio “Lunana: Il villaggio alla fine del mondo”, ci propone ora un delizioso film dove racconta con ironia e sagacia come il passaggio da tradizioni ormai secolari alla democrazia, nel suo paese non siano state accolte
sempre con festeggiamenti, in particolare nelle zone rurali, dove il governo ha inviato dei funzionari con il compito di insegnare alla popolazione i concetti basilari delle pratiche democratiche. Si organizzano in tutto il paese delle finte elezioni per abituare i cittadini all’esercizio del voto, prassi del tutto sconosciuta in Bhutan che fino a poco tempo prima non conosceva Internet né i cellulari e nelle campagne si poteva vedere qualche televisore col tubo catodico.
Nel piccolo villaggio di Ura i cittadini sono in agitazione a cinque giorni dalle finte elezioni che non tutti vedono di buon occhio, la loro è una vita tranquilla, per quanto possibile felice, e i cambiamenti generano timori. Insomma, tutti avvertono che la loro esistenza, i loro valori stanno per cambiare, che niente sarà più come prima. Così la massima autorità morale e religiosa, l’incarnazione del Buddah, l’anziano Lama di Ura, interrompe la sua meditazione e ordina a un giovane monaco di procurargli delle armi che gli serviranno – per mettere le cose a posto – dice, durante una cerimonia che intende organizzare per il giorno delle elezioni. Per quanto stupito il giovane religioso si mette subito in cerca per soddisfare quella misteriosa e inquietante richiesta.
Così ai toni della commedia si aggiunge un elemento thriller: quali saranno le intenzioni del Lama? Insomma, la democrazia non è ancora arrivata e già genera disorientamento. Con qualche ragione in verità, perché il lato oscuro della democrazia, quello è già arrivato, e ha le sembianze di un americano, un collezionista e trafficante d’armi pronto a corrompere chiunque pur di entrare in possesso di un antico fucile, un Rifle della guerra civile americana, un pezzo rarissimo chissà come arrivato fin lì.
The Monk and the Gun (questo il titolo originale) è un film denso di rispettosa ironia nei confronti delle tradizioni destinate a cambiare radicalmente, con esilaranti momenti di comicità e, sottilmente, del timore che genera la perdita dell’innocenza di un popolo che ha vissuto a lungo in pace tra le sue montagne, in una natura dai paesaggi incantevoli, dove la modernità, col suo clamore, può apparire un insulto.
Se si esclude qualche ingenuità tecnica, per il resto ci si diverte tanto a guardare questo film, una vera chicca da non perdere. (La recensione del film “C’era una volta in Bhutan” è a cura di Claudio Montatori)
LA SCHEDA DEL FILM “C’ERA UNA VOLTA IN BHUTAN” (The Monk and the Gun)
Regista: Pawo Choyning Dorji – Cast: Tandin Wangchuk, Deki Lhamo, Pema Zangmo Sherpa, Tandin Sonam, Harry Einhorn, Choeying Jatsho, Tandin Phubz, Yuphel Lhendup Selden, Kelsang Choejay – Genere: Drammatico – Anno: 2024 – Paese: Bhutan, Taiwan, Francia, USA – Sceneggiatura: Pawo Choyning Dorji – Fotografia: Jigme Tenzing – Durata: 1 h 47 min – Distribuzione: Officine UBU – Data di uscita: 30 Aprile 2024 – Il sito ufficiale del film “C‘era una volta in Bhutan” di Pawo Choyning Dorji
Trama: C’era una volta in Bhutan, film diretto da Pawo Choyning Dorji, è ambientato nel 2006, anno in cui il Regno del Bhutan ha dato inizio alla sua transizione in favore della democrazia, segnando a una vera e propria svolta storica per il Paese. Questo dramma corale segue monaci, abitanti dei villaggi e delle città e le avventure di uno sfortunato straniero in questa democrazia neonata, che non ha mai conosciuto un’elezione e deve educare il popolo al voto. Un popolo, quello del Bhutan, in cui le persone non sanno neppure la loro data di nascita e si ritrovano ora a dover essere censite…
Lascia un Commento