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Iddu – L’ultimo Padrino | recensione | Poster

Ancora adolescente Matteo vive all’ombra di suo padre, un boss mafioso, e per compiacerlo si offre di sgozzare una pecora , la prova di coraggio a cui suo padre sottopone i suoi tre figli per determinare chi potrà ereditare la sua posizione di comando all’interno della cosca mafiosa. È un predestinato, la sua sarà una vita da latitante e ora, diventato adulto lo troviamo chiuso nella casa della misteriosa Lucia (Barbora Bobulova), vedova di mafia, sua custode, quasi una carceriera data la situazione, a cui detta le lettere, i pizzini, che lo tengono in contatto con il mondo esterno, solo un ricordo visto il suo attuale isolamento forzato. La sua “ora d’aria” si svolge in un piccolo cortile, perfino più angusto di quello di un carcere, dove passa un po’ di tempo chiuso nel suo labirinto di ricordi, come il Simon Bolivar di Marquez. Ma lui è un generale senza più truppe che ancora dà ordini attraverso i pizzini, sentendosi superiore e perciò stesso accettando la sua condizione come inevitabile destino.

All’esterno, nel mondo libero (si fa per dire), Catello, ex sindaco, ex preside e padrino di Matteo, appena uscito dal carcere, viene avvicinato (anche qui si fa per dire) dai sevizi segreti che gli offrono la loro protezione se li aiuterà a incastrare il boss. Catello Esita.

È nel rapporto epistolare tra Catello e Matteo che nel film prende corpo la descrizione di un mondo, quello mafioso, in grado di condizionare la vita sociale di tutta una nazione, grottesco, perfino comico a momenti, fatto della pochezza di pensiero di chi si prende il diritto di usare violenza e sopraffazione perché si sente superiore.

C’è, a contrasto, l’ambiguità delle istituzioni nel contrapporsi a quel mondo, ambiguità che nella realtà storica ha consentito a Matteo Messina Denaro una latitanza lunga decenni. In questo senso i servizi segreti del film hanno un che di grottesco, con personaggi un po’ troppo sopra le righe come l’agente Rita Mancuso (Daniela Marra) ossessionata dal desiderio di catturare il boss.

Toni Servillo nei panni di Catello è bravissimo nel tratteggiare la figura cialtrona di un servo presuntuoso ed Elio Germano gli è pari nel descrivere la figura triste di un boss non ancora decaduto ma già fuori dal mondo.

Tenendosi lontani dal film biografico i due registi, autori anche della sceneggiatura,  mettono insieme fatti realmente accaduti nella vita di Messina Denaro, e indagano i personaggi per dare una risposta alla domanda: com’è possibile?

Qualche minuto in meno avrebbe giovato al film che si fa pesante in certi momenti e in altri invece ha tratti comici e divertenti, tragedia e commedia si fondono in un risultato imperfetto. Con una sorpresa finale tutta da vedere.  (La recensione del film “Iddu – L’ultimo Padrino” è a cura di Claudio Montatori)