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Il Gladiatore II | recensione | poster

Operazione lungamente pianificata a tavolino con l’unico intento, evidente, di fare cassa e nessuna ambizione o urgenza artistica (di un sequel de Il Gladiatore se ne parla dal 2002), come spesso accade Il Gladiatore II più che un sequel è un remake rivisitato e pasticciato, perchè va da sè che se l’unico scopo è ripetere il successo del precedente non c’è nulla di più semplice che tentare di rifare il precedente, magari aumentando il grado di parossismo con effetti non sempre direttamente proporzionali. Così è infatti: Il Gladiatore II è uguale a Il Gladiatore solo più brutto e più stupido, ne ricalca il canovaccio in modo meccanico come una fotocopia sbiadita, ne ripropone le sequenze cercando di moltiplicare il tasso di spettacolarità ma equivocando spettacolarità con idiozia.

Ecco dunque il combattimento con delle orrende scimmie licantrope, la battaglia navale dentro il Colosseo con degli squali computerizzati, il gladiatore che arriva a cavallo di un rinoceronte. Si cerca di alzare l’asticella ma ottenendo esiti contrari, Il Gladiatore II è come Il Gladiatore moltiplicato per 2 solo che il risultato non è il doppio bensì la metà. Esempio plastico: ne Il Gladiatore, Commodo era un cattivo disturbato e per questo efficace mentre qui è sostituito da due adolescenti semideficienti, disturbanti più che disturbati. Anche Il Gladiatore presentava incongruenze ma era un film viscerale ed empatico, archetipo nella sua ingenua elementarietà.

Il Gladiatore II è una serie di eventi disordinati che seguono una traiettoria telecomandata, sorda alle ragioni della logica e dei sentimenti. Ecco pertanto un tale che un attimo prima rinnega il suo passato e un attimo dopo è il paladino del sogno di Roma, uno che parla da condottiero ma non si sa a che titolo, il cui destino si compie ma in maniera del tutto casuale. O Macrino che vince due scommesse e si autoproclama Imperatore.

Ci fanno ridere i sapientoni che criticano un film come Il Gladiatore per le inesattezze storiche, di certo è una strana storia quella letta o riletta da Ridley Scott per cui nell’antica Roma il popolo insorge solo grazie ai giochi gladiatori.

Si affrontano nell’arena un trio di attori mai così sprecato: Denzel Washington insopportabile nel rifare Oliver Reed col pilota automatico inserito, Pedro Pascal totalmente gettato alle ortiche e anche il nostro amatissimo Paul Mescal dai tempi di Normal People appare più spento di una puntata di Stucky. Per Ridley Scott continuiamo con forza ad invocare il pensionamento forzato. (La recensione del film “Il Gladiatore II” è a cura di Mirko Nottoli)