La recensione del film “Freud – L’ultima analisi” a cura di Rita Ricucci – È in sala il film di Matt Brown, Freud- l’ultima analisi, un’operazione articolata che prende spunto dal libro del dott. Armand Nicholi che contribuisce a piene mani anche alla sceneggiatura, “The Question of God. C. S. Lewis e Sigmund Freud dibattono su Dio, l’amore, il sesso e il significato della vita”.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, con l’occupazione della Polonia, Freud è già a Londra con sua figlia Anna. S. Lewis, professore di Oxford, è chiamato a fargli visita e con grande curiosità, mista a timore, in un pomeriggio uggioso, entra nel suo soggiorno, in una casa che ha fallito il tentativo di riprodurre la casa di Vienna del mitico ‘dottore dei sogni’: “temo che questa non sarà mai la mia casa, non sarà mai la mia Vienna”, dice infatti.
L’incontro, supposto e immaginato, prima dal dott. Nicholi e poi trascritto per il cinema di Matt Brown, è quello di un ateo, Freud, con un’apologista cristiano devoto, Lewis, che discutono le questioni universali dell’uomo di ogni tempo.
Il film è totalmente costruito al pari di una seduta di psicoanalisi: lo spazio è pressoché quello angusto, chiuso di una stanza tappezzata di libri, dove i due protagonisti dialogano senza sosta, disturbati solo da qualche telefonata che Freud riceve dalla figlia in ansia, che preoccupata dello stato di salute del padre non riesce a lavorare.
Oltre quel luogo, infatti, un altro spazio, è quello dell’università dove insegna Anna, Liv Lisa Fries, ulteriore lettino di analisi per la stessa Anna che, scossa dal tono ossessivo del padre, deve affrontare la severità di Dorothy, l’androgina bellezza di Jodi Balfour, compagna in una relazione confusa e poco serena, disposta invece a raccontare la verità pur di non veder soffocare nell’abisso della frustrazione la sua amante.
I primissimi piani di Antony Hopkins, perfettamente a suo agio nei panni di Freud, con la naturalezza di un attore oramai consacrato all’intensità dei personaggi a lui affidati, rende al padre della psicoanalisi la verità dei suoi pensieri e anche dei suoi dubbi. Altrettanto, Lewis, interpretato da Matthew Goode, contiene l’eleganza del suo spessore in un tono autenticamente british. Per questo il film sorregge pienamente una narrazione che spazia dall’onirico alla cruda realtà, quella della guerra, e alla drammaticità delle proprie fragilità.
Freud- l’ultima analisi ha il pregio di rimandare al pubblico ogni decisione personale sull’esistenza o meno di Dio; il pregio di contribuire con poche parole alla follia di quanto si stava delineando come prospettiva mondiale; il pregio di discutere dell’amore con amore, con la pazienza dei padri e l’impavidità dei giovani e, infine, il pregio di parlare del sesso senza far parlare il sesso, rendendolo parte integrante della persona e del suo inconscio, come dimostra Anna, innamorata di Dorothy.
Mentre Lewis nei suoi viaggi onirici, così come sono rappresentati nel libro letto dallo stesso Freud, Le due vite del pellegrino, attraversa il buio del bosco, incontra la paura dei lupi e l’immobile tranquillità dei cervi, e sprigiona tutto il lato spirituale che è proprio di una fede vissuta, Freud torna, coi suoi pensieri e le sue allucinazioni, dettate dall’atroce dolore del male che gli divora la bocca, ai momenti più tragici della sua vita, mostrando un duro materialismo: la perdita della figlia Sophia, a causa della ‘spagnola’, e di suo nipote di soli cinque anni, mancato per via della tubercolosi, ecco perché, afferma: “il dolore non può giustificare l’esistenza di Dio”.
Freud – l’ultima analisi chiama lo spettatore a porsi degli interrogativi, non certo per proselitismo verso l’una o l’altra posizione, quanto, piuttosto, per considerare la cronaca di oggi, non distante dal conflitto armato e, quello meno violento ma pur sempre ‘caldo’, tra ragione e fede.
Così, il dialogo serrato, ritmato, tra Freud, il più grande ateo del XX secolo, ancora oggi modello per una disquisizione teologica-scientifica, e Lewis con la sua fede e devozione, diventa una speranza possibile di incontro tra uomini e donne di ogni nazione, di ogni religione. A patto che siano disposti all’ascolto ognuno di se stesso, poi, dell’uno e dell’altra, con tutta l’umanità possibile, come hanno dimostrato i due protagonisti. (La recensione del film “Freud – L’ultima analisi” è a cura di Rita Ricucci)
LA SCHEDA DEL FILM “FREUD – L’ULTIMA ANALISI” (Freud’s Last Session)
Regista: Matt Brown – Cast: Anthony Hopkins, Matthew Goode, Liv Lisa Fries, Jodi Balfour, Stephen Campbell Moore, Jeremy Northam, Orla Brady, Pádraic Delaney, Aidan McArdle – Genere: Drammatico – Anno: 2024 – Paese: Irlanda, Gran Bretagna, USA – Scenaggiatura: Mark St. Germain – Fotografia: Ben Smithard – Durata: 1 h 48 min – Distribuzione: Adler Entertainment – Data di uscita: 28 Novembre 2024 – Il sito ufficiale del film “Freud – L’ultima analisi” di Matt Brown
Trama: Freud – L’ultima analisi, film diretto da Matt Brown, è ambientato prima della Seconda guerra mondiale, quando ormai Sigmund Freud, interpretato da Anthony Hopkins, è giunto quasi alla fine della sua vita. Lo psicanalista decide di incontrare lo scrittore inglese C.S. Lewis (Matthew Goode), autore del ciclo di romanzi “Le cronache di Narnia”, ma anche teologo. Proprio con lui Freud vuole discutere riguardo l’esistenza di Dio, analizzando anche il legame che il filosofo ha con la figlia lesbica Anna e la relazione non convenzionale di Lewis con la madre del suo migliore amico. All’interno dello studio di Freud, in questa sua ultima sessione, passato e presente si intrecciano con la fantasia…
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