La recensione del film “Sofia” a cura di Rita Ricucci. Disponibile su Raiplay Sofia, il film d’esordio della regista belga, di origini marocchine, Meryem Benm’Barek. Di produzione franco belga, il film del 2018 racconta la vicenda di Sofia, una giovanissima marocchina di Casablanca che mette al mondo una bambina di cui non sapeva essere incinta. Lena, Sarah Perles, un futuro medico oncologo, figlia della sorella della madre di Sofia e di padre francese, capita la situazione in cui si trova la cugina, cerca di aiutarla portandola da un amico medico per farla partorire in ospedale nonostante il rischio penale in cui tutti i soggetti possono incorrere.
Infatti, secondo l’articolo 490 del codice penale marocchino, chiunque intrattenga rapporti sessuali senza essere legato da vincolo matrimoniale con l’altra persona, può subire una condanna da un mese fino a un anno di reclusione. Perciò, Sofia avrà solo pochi giorni per registrare un matrimonio e far riconoscere la bambina al padre.
Tuttavia, la storia di Sofia che Meryem Benm’Barek racconta è più complessa: ciò che viene evidenziato nella sua drammaticità è l’atteggiamento di estraneità ai fatti della giovane Sofia che, con uno sguardo catatonico sembra desiderare di non appartenere né alla sua famiglia, né alla bimba messa al mondo, né alla sua stessa vita. Fin dall’inizio, quando cominciano le doglie e si rompono le acque, Sofia non cede al suo dovere di figlia, servendo il padre e gli zii alla tavola di casa sua. Nonostante l’aiuto non richiesto di Lena, con la quale non ha mai avuto molto a che fare, sì della sua stessa età ma intraprendente e di mentalità occidentalizzata grazie al padre francese, dopo il parto in sicurezza, è subito pronta ad abbandonare la piccola pur di non creare uno scandalo in famiglia.
Licenziata da un call center, senza nessuna fiducia nel futuro, senza nessun amico o amica, incontra, solo una volta, l’unico ragazzo che sembra farla sentire importante e al quale importano le sue lacrime disperate. Omar impegnato in piccoli lavoretti, vive in un quartiere popolare ed è diventato suo malgrado l’uomo di casa dopo la morte del padre. La scelta di Sofia cade proprio su di lui per cercare di riparare alla sua vicenda: l’offerta è quella di un matrimonio, riscatto sociale per Omar e la sua famiglia che si unirebbe a quella di Sofia, benestante grazie alla zia, madre di Lena e allo zio francese che sta per aprire una azienda agricola con il padre di Sofia e Hamed, un vecchio amico di famiglia.
Meryem Benm’Barek sottolinea con fiuto da segugio le tracce di una società priva di sensibilità umana nei confronti delle donne, giovani e sole che cercano una stabilità emotiva e sociale; la legge che vige oltretutto, non le tutela neppure quando sono vittime di abusi. Per questo, la scelta coraggiosa se pure discutibile di Sofia, è quella di un matrimonio riparatore a danni causati dalla stessa società conservatrice e antiquata che fa del matrimonio un affare economico e di riscatto sociale, perché “ci si abitua a tutto, anche a un matrimonio privo d’amore”.
La bravura della giovane attrice, Maha Alemi, Sofia, è iscritta nei suoi occhi, nel suo sguardo spento, privo di emozioni, di calore verso la creatura messa al mondo, verso le parole di Lena: Sofia è più simile a un automa piuttosto che una giovane ragazza, un prodotto elargito a poco prezzo dalla stessa società marocchina in cui vive perché a nulla servirebbe confessare la verità su quella gravidanza non voluta, tanto da essere negata dal suo stesso corpo, se non a subirne le conseguenze da parte della legge, umiliando e distruggendo la sua famiglia.
Per questo, i campi lunghi mostrano la solitudine di Sofia quando percorre le strade affollate di abitudini, vizi e indigenza; mentre con i campi e i controcampi dei dialoghi riservati all’intimità delle case, Meryem Benm’Barek affonda con la macchina da presa su volti inermi, consegnati al destino, al caso, consumati dalla povertà, come quelli della famiglia di Omar, o, al contrario, i volti artefatti dal lusso conquistato dagli affari, volti patinati di trucco e corpi vestiti di sartorie occidentali e pregiate, come quello di Lena e sua madre, sempre belle ed eleganti.
Meryem Benm’Barek offre così, la visione della società contemporanea marocchina che si divide tra modernità e tradizione, dove rimane fondamentale salvare la sfera privata, intesa come convenienza per preservare l’onore della famiglia, e la sfera pubblica, come occasione per mostrare l’osservanza dell’etica richiesta dalla società, a dispetto, però, della dimensione intima e psicologica della persona in totale assenza di una giustizia a cui appellarsi. (La recensione del film “Sofia” è a cura di Rita Ricucci)
Il Film “Sofia” di Meryem Benm’Barek-Aloïsi è disponibile in Streaming su
LA SCHEDA DEL FILM “SOFIA” (t.o. Sofia)
Regista: Meryem Benm’Barek-Aloïsi – Cast: Maha Alemi, Lubna Azabal, Faouzi Bensaïdi, Nadia Niazi, Sarah Perles, Hamza Khafif, Nadia Benzakour – Genere: Drammatico – Anno: 2018 – Paese: Francia, Qatar, Belgio – Sceneggiatura: Meryem Benm’Barek-Aloïsi – Fotografia: Son Doan – Durata: 1 h 23 min – Distribuzione: Cineclub Internazionale – Data di uscita: 14 Marzo 2019 – Il sito ufficiale del film “Sofia” di Meryem Benm’Barek-Aloïsi
Trama: Sofia, il film diretto da Meryem Benm’Barek-Aloïsi, racconta la storia di Sofia, (Maha Alemi), un a ragazza di vent’anni che vive in centro a Casablanca con i suoi genitori. E’ un pò sgraziata e introversa, e non le deve essere facile confrontarsi con la personalità della zia Leila (Lubna Azabal), della madre, e ancor più della cugina Lena (Sarah Perles), che è svelta d’intuito e disinvolta…
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