Io sono Vera Recensione. La recensione del film “Io sono Vera” di Rita Ricucci. Catena firma alcuni cortometraggi e numerosi videoclip, tra gli altri per Franco Battiato e Laura Pasini. Per la televisione dirige alcune serie tv e tra queste, le ultime, Un passo dal cielo, 2020, e Doc-Nelle tue mani, 2021. Catena si
affaccia al grande schermo con il soggetto e la regia di un film dal tono surreale e, come lui stesso definisce, “un film dal realismo magico”.
“Due stelle in collisione, lontane 2000 anni luce si scontreranno nel 2022”. Siamo nel 2019 quando si verificano la sparizione di una ragazzina di 10 anni e la presunta morte di un uomo cileno, nel deserto di Calama.
Vera, la piccola e perfettamente convincente Caterina Bussa, è una ragazzina di 10 anni, prossima alla scuola superiore di primo grado, alla quale è morta la sua compagna a quattro zampe, Luna, una cucciola di pastore che le è stata regalata dal suo professore e amico di famiglia, Claudio, Davide Iacopini. Desiderosa di spargere le ceneri della sua amica-cucciola nel mare, dal promontorio della sua città, Punta Crena, una caletta nascosta di Varigotti, in Liguria, viene accompagnata da Claudio. Cavalcate le vecchie rocce che ricordano ancora la civiltà bizantina che le abitavano e le mura saracene, i due scalatori raggiungono la vetta più alta dalla quale si affaccia lo spettacolo della baia sul Mar Ligure. E mentre disperde le ceneri del cane, Vera scompare. Così nel nulla, la piccola Vera è scomparsa, e Claudio, sconvolto viene indagato, additato come pedofilo.
Elias, Marcelo Alonso, è un uomo solo che controlla antenne paraboliche nel deserto cileno di Atacama, nella città di Calama, in Cile. Colto da ipossia causata dall’altitudine, 2200 m circa di altezza, viene soccorso ma dato per morto in ambulanza. È proprio lì, ancora in barella e con il respiratore alla bocca che Elias, invece, viene “richiamato” in vita dalle parole che sente sussurrate da una voce femminile: dove c’è il fuoco… Sono le parole di Vera, le stesse che ha ripetuto a Claudio, raccolte dopo la visita a una mostra sul mondo dei morti.
Nella prima parte del film, Catena insiste, e riesce, nella descrizione della distanza tra le due stelle protagoniste, Vera ed Elias: dallo spazio roccioso e impenetrabile ligure, si contrappone un deserto di luce e sabbia, morbido e accogliente come quello cileno. La visuale verticale dal promontorio ligure di Vera, a quella orizzontale di una distesa immensa di terra di Elias, Catena ripropone lo spazio infinito e variopinto dell’universo. Io sono Vera cerca di essere un film segugio, che annusa, odora, lecca tracce dell’essere umano, la sua anima e il suo pensiero. Mentre Vera bambina appare tranquilla, come cosciente del suo futuro, Elias è confuso e ancora incerto e si affida a una donna, uno sciamano che compie su di lui un rituale per aprirgli la mente e fargli scoprire chi lo sta chiamando e dove lo sta chiamando. Così, dal Cile in Italia è un nanosecondo ed Elias scopre subito le tracce di Vera. Vera si palesa in una rinascita dalla madre acqua e, come in un mito antico, comincia la sua nuova vita in un singulto neonatale, nella nudità primordiale.
Catena cerca di raccontare il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, i dettagli dello stato d’animo dei personaggi, il rapporto con la morte e l’amore, la paura, con la stasi della narrazione, movimenti di macchina dilatati fino al fermo immagine. I primi piani sono molteplici, insistenti ma non sempre vincono la comprensione di una emozione. Un’estetica ostentata e non sempre giustificata al racconto, una fotografia che non aggiunge anzi piuttosto svilisce la vera verità dei personaggi.
L’infinito come criterio per definire spazio e tempo è stato ed è tra le categorie più frequentate e ambite dalla cinematografia. In primis dobbiamo ricordare il capolavoro di S. Kubrik, 2001: Odissea nello spazio, 1968, ma anche il più recente Intestellar, di C. Nolan, 2014. Dall’abisso infinito dello spazio inconoscibile, l’uomo si rigenera perché possa comprender-si nella vita, cerca la sua ragione d’essere, la sua dimensione nell’ universo che, pur essendo lontano, è ciò che avverte di più vicino e intimo a sé stesso. Io sono Vera è un film che ci prova, senza dubbio. Se il cinema diventa solo un progetto visivo dove chi lo guarda non è coinvolto fino a sentire divampare il fuoco dentro di sé, allora il cinema perde la sua luce. Perché è Vera de verdad che dove c’è fuoco, c’è luce. (La recensione del film “Io sono Vera” è di Rita Ricucci)
LA SCHEDA DI “IO SONO VERA” (Io sono Vera)
Regista: Beniamino Catena – Cast: Marta Gastini, Davide Iacopini, Anita Caprioli, Paolo Pierobon, Manuela Martelli, Caterina Bussa D’Amico Montalto, Marcelo Alonso – Genere: Drammatico – Anno: 2022 – Paese: Italia – Sceneggiatura: Beniamino Catena, Paola Mammini, Graziano Misuraca, Nicoletta Polledro – Fotografia: Maura Morales Bergmann – Durata: 1h 40 min – Distribuzione: No.Mad Entertainment – Data di uscita: 17 febbraio 2022 (Italia)
Trama: Io sono Vera, il film diretto da Beniamino Catena, racconta la storia di Vera (Caterina Bussa D’Amico Montalto), una bambina di undici anni che un giorno, mentre si trova sulla costa ligure di Ponente, sul promontorio di Punta Crena a picco sul mare, sparisce nel nulla. Due anni più tardi sulla spiaggia sottostante il promontorio si risveglia una donna (Marta Gastini) che non ricorda nulla ma sostiene di chiamarsi Vera. Il test del DNA prova che quella donna adulta è Vera, la ragazzina scomparsa due anni prima. Pian piano la donna si riappropria di alcuni ricordi del passato e capisce di aver vissuto la vita di un altro essere umano, un uomo cileno, clinicamente morto per infarto, che dall’altra parte del mondo, era tornato in vita nello stesso momento in cui lei era scomparsa…
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