UDINE – «Mi ero organizzato per arrivare da voi ed ero pronto a partire. A causa della situazione attuale, però, tra pandemia e guerra in Ucraina, e anche a causa della mancanza di forza fisica per affrontare un viaggio lungo 24 ore, ho dovuto rinunciare alla mia trasferta a Udine». Si svolgerà in forma virtuale la
consegna del Gelso d’Oro alla Carriera a Takeshi Kitano. La data di venerdì 29 aprile, ovviamente, resta una data storica per il Far East Film Festival. E il programma del Kitano’s Day resta invariato: il premio gli verrà virtualmente consegnato alle 19.30 e il pubblico in sala potrà poi assistere alla proiezione dell’immortale Sonatine. Un ospite d’onore come Takeshi Kitano è un sogno meraviglioso per il FEFF e per tutti gli spettatori che amano questo artista leggendario. I discepoli del Kitano più nero, scoperto guardando Violent Cop, i discepoli del Kitano più luminoso, scoperto guardando Il silenzio sul mare, i discepoli che lo hanno scoperto (e continuano a scoprirlo) nell’arco del tempo… Impossibile comprimere in poche righe il viaggio entusiasmante che è la vita di Kitano. Un viaggio che si muove tra i generi e gli stili, tra il cinema e la televisione, ma anche tra la poesia e la letteratura, tra capolavori assoluti come Sonatine, Kids Return, Hana-bi (Leone d’Oro a Venezia nel 1997), L’estate di Kikujiro, Dolls, Zatoichi (Leone d’Argento 2003) e amatissimi cult di piombo e sangue come la saga criminale di Outrage. Senza ovviamente dimenticare il brutale sergente che interpreta nel celebre Furyo di Nagisa Oshima, al fianco di David Bowie e Sakamoto, o le incursioni hollywoodiane di Johnny Mnemonic e Ghost in the Shell. Anche la sesta, penultima e, soprattutto, storica giornata del FEFF 24, ovviamente, non smetterà di proporre il meglio del cinema asiatico dal mattino alla sera. 10 i titoli in programma, tra cui il già citato cult Sonatine e Citizen K (il documentario di Yves Montmayeur dedicato a Kitano), che spazieranno dalla satira corrosiva di What to Do with the Dead Kaiju di Miki Satoshi fino all’anteprima mondiale dell’horror malaysiano The Devil’s Deception di Kabir Bhatia, passando per Return to Dust: il titolo-rivelazione dell’ultimo Festival di Berlino.
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