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Lettera a Franco Recensione Locandina

quello del colpo di stato spagnolo del 1936, il secondo è quello invisibile del filosofo e poeta, Unamuno. Rettore all’Università di Salamanca, l’anziano professore si ritrova ad appoggiare il futuro comando militare del Paese dopo averlo combattuto negli anni precedenti: la scelta non semplice è tra un potere totalitarista, quello fascista che stava dilagando, e quello nazionalista che si prometteva come migliore difesa, nella figura del generale Franco. Amenàbar è riuscito a restituire il ritratto di un uomo che ha lottato con tutte le sue forze per il bene del suo Paese, anche quando ha creduto un bene ciò che, invece, sarà solo una nuova forma di dominio. Miguel de Unamuno, il bravissimo Karra Elejalde, contrasta incredibilmente con quella di Franco, Santi Prego, che, di statura piccola, appare piuttosto introverso e restìo al potere che poi gli verrà consegnato dalle forze militari del Paese. Mentre Unamuno si batterà contro la prigionia dei due suoi più cari amici, il pastore evangelista Atiliano e Salvador, un giovane collega dell’Ateneo appartenente al Partito socialista, il generale Franco si preoccuperà di somigliare sempre di più al grande condottiero El Cid. Non è mai semplice ricostruire un dramma storico senza rischiare di interpretarne i processi e gli esiti. Così è anche per Alejandro Amenàbar che insieme a Alejandro Hernàndez cerca di raccontare attraverso la vicenda personale di un anziano professore l’insediamento di Franco al potere, mentre il Paese, così scrisse Unamuno, e viene riportato nel film, “si sta dissanguando, rovinando, avvelenando e instupidendo”. La serietà con la quale gli attori interpretano i personaggi facilitano l’empatia con lo spettatore che vive con loro i momenti intensi della loro vita. Persino gli origami di Unamuno che destano lo sguardo amorevole del piccolo nipote, la sincerità dell’affetto delle figlie, rivelano la verità del racconto. Nonostante questo, il ritorno in Spagna di Amenàbar dopo Mare dentro del 2004, non ha suscitato pieno consenso, ricevendo la nota dolente di essere stato troppo accondiscendente con la figura di Unamuno e molto meno con quella del generale José Millán-Astray, Eduard Fernàndez, al quale viene affidata troppa responsabilità. È in questo modo che, però, Alejandro Amenàbar ricostruisce un pezzo di storia, lasciando alle immagini del paesaggio e agli inni cantati dai militari, l’atmosfera di quel tempo. Invece, va decisamente dato merito al film di Amenàbar l’accurata indagine nell’anima di Miguel de Unamuno attraverso la splendida interpretazione di Elejalde, sottolineando con dei primissimi piani l’intensità del dubbio che divora il poeta e filosofo. Lettera a Franco è un film da vedere e da leggere senza farsi ingannare da false ideologie. (La recensione del film “Lettera a Franco” è di Rita Ricucci)