– ORIZZONTI DI GLORIA di Stanley Kubrick (Ieri, Oggi e Domani)


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Basterebbe citare un nome: Stanley Kubrick. Il quarto lungometraggio del celebre regista è “Orizzonti di gloria”, il cui titolo originale è “Paths of Glory”, è tratto dall’omonimo romanzo di Humphrey Cobb ed è ambientato durante la prima

Orizzonti di Gloria Analisi Critica Recensione

Orizzonti di Gloria Analisi Critica Recensione

guerra mondiale. Protagonista Kirk Douglas nei panni del colonnello Dax, un ufficiale comandante di soldati francesi che si rifiutano di continuare un attacco suicida, dopo il quale Dax tenta di difenderli contro un’accusa di codardia in una corte marziale. In uno château francese, il generale Georges Broulard, membro dello stato maggiore francese, chiede al suo subordinato, il generale Paul Mireau, di inviare la sua divisione in una missione suicida per conquistare una posizione tedesca chiamata “Formicaio”. Mireau, che inizialmente rifiuta, accetta quando Broulard menziona una potenziale promozione. Dopo aver chiesto a vari soldati se sono pronti a uccidere altri tedeschi, Mireau lascia la pianificazione dell’attacco al colonnello Dax che però vede la missione in maniera diversa. Durante una ricognizione notturna, il tenente Roget, impaurito, lancia una bomba a mano che uccide il soldato Lejeune. Nel fare rapporto, questi travisa i fatti e parte l’attacco con perdite importanti. Mireau, infuriato, ordina alla sua artiglieria di aprire il fuoco su di loro per costringerli sul campo di battaglia. Fallito l’attacco Mireau decide la decimazione per codardia di fronte al nemico. Broulard lo convince a ridurre il numero a tre, uno per ogni compagnia. I tre scelti sono il caporale Paris, il soldato Ferol e il soldato Arnaud. Di fatto i tre prescelti sono solo in parte presi a caso. E ogni difesa è inutile contro la prevenzione della corte. Dax, che nella vita civile era un avvocato penalista, si offre volontario per difendere gli uomini, ma, appunto, il processo è una farsa. Nella sua dichiarazione conclusiva, Dax denuncia il processo. Tuttavia, i tre uomini sono condannati a morte. La notte prima dell’esecuzione programmata, Dax si confronta con Broulard a un ballo mostrandogli dichiarazioni giurate di testimoni che attestano l’ordine di Mireau di sparare alle proprie trincee, nel tentativo di ricattare lo stato maggiore per risparmiare i tre uomini. La mattina dopo, i tre vengono portati fuori per essere fucilati e vengono giustiziati. A questo punto Broulard nomina una commissione d’inchiesta per appurare la verità sull’ordine dato da Mireau e offre a Dax il grado di quest’ultimo, ma riceve una risposta indignata e sprezzante. Dopo l’esecuzione, alcuni soldati di Dax fanno festa in una locanda e il loro umore cambia mentre ascoltano una giovane prigioniera tedesca cantare “Der treue Husar”. Dax, che sta ascoltando dall’esterno, viene informato che dovranno trasferirsi al fronte immediatamente, ma lascia che gli uomini si godano qualche minuto in più. Apparentemente incentrato sulla guerra, il film di Kubrick va, invece, molto più a fondo; scava nell’essere umano e non solo. L’accento di Kubrick è, in maniera particolare, sul cinismo degli uomini e sui loro difetti. “Orizzonti di gloria” dà una vera e propria morale sulla vita in generale. Un modo di vedere il mondo e il fatto che la guerra costituisce l’occasione ideale per far affiorare quanto di peggio l’uomo può fare e mostrare di sé. Ma quello che fa Kubrick è “orientare” lo spettatore in determinate direzioni. Il pubblico vede che le uniche colpe sono degli ufficiali, al sicuro, nelle retrovie, a impartire ordini di attacchi destinati a trasformarsi in inutili bagni di sangue. L’unico personaggio positivo dell’intera vicenda è il Tenente Dax (Kirk Douglas), che, nonostante ciò, non riesce ad aiutare o fare in modo che tutto questo venga evitato. Anche perché la decisione è già presa, ancora prima che lui possa anche solo pensare di dire o fare qualcosa. Ed è anche un gioco di suspense interessante quello creato da Kubrick in “Orizzonti di gloria” perché fino all’ultimo istante lo spettatore è portato a sperare. La speranza di riuscire a vedere sani e salvi i tre innocenti destinati a morte certa (e inutile) continua a vivere fino alla fine. Purtroppo, però, non c’è lieto fine. Un altro tema centrale e strettamente connesso a quanto appena affermato è il pessimismo, ma anche la sfiducia nel mondo che ci circonda. Con questo film Kubrick esprime tutto il suo pessimismo e la sua sfiducia verso gli uomini, affermando che praticamente niente si salva. A livello tecnico non si può non menzionare la lunghissima carrellata (piano sequenza) del Tenente Dax che cammina all’interno della lunga trincea, passando in rassegna le sue truppe poco prima dell’attacco. Quello che viene mostrato è un lungo scambio di sguardi e una condivisione di un destino tremendo e inevitabile. L’assenza del colore ha l’effetto contrario a quello che si potrebbe erroneamente pensare: non attenua l’orrore delle immagini, anzi lo acuisce. Tutto si esprime nelle sfumature del grigio perché tutto è grigio e in pochi attimi i caduti si moltiplicano. La salvezza, l’unica e sola ancora di salvezza, per di più temporanea, sembra essere una donna.

Kirk Douglas in una scena del film “Orizzonti di Gloria” di Stanley Kubrick – Analisi critica

Quella donna che compare nel finale del film e che, contro la sua volontà, è costretta a cantare in un’osteria piena di soldati destinati al fronte. Per lei si tratta di un’umiliazione, qualcosa che non voleva esibire di fronte a un pubblico, né tantomeno a un pubblico di nemici. Ma il suo canto è un canto ristoratore e liberatore, in qualche modo. Anche se non direttamente il canto di questa donna rappresenta quella flebile speranza alla quale lo spettatore si è aggrappato per tutta la durata del film. Se la “prima” speranza è perita dopo la triste e ingiusta esecuzione dei tre condannati, adesso torna a essere viva, portata avanti da questa donna e da questa voce, come una luce in fondo al tunnel. Alla visione più che pessimistica di Kubrick in “Orizzonti di gloria” fa, quindi, da contraltare l’idea che la donna possa essere la figura forte del futuro, nella quale riporre ogni speranza. L’ancora di salvezza alla quale aggrapparsi nelle difficoltà e non solo. E forse non aveva sbagliato del tutto Kubrick. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI. (Analisi critica a cura di Veronica Ranocchi)

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