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Amanti Recensione Locandina

amore, sinceramente corrisposto. Lisa è disposta a tutto per Simon, anche diventare complice in un affare di droga andato male dove ci rimette la vita un amico di Simon. Perché mentre Lisa sta per essere assunta in una scuola, Simon è uno spacciatore che si rivolge a un’élite di acquirenti. Così, dopo l’incidente dell’amico, al cui causa è una overdose di sostanze tagliate male, Simon decide di fuggire dal paese e Lisa è convinta a seguirlo. L’appuntamento, però, salta: Simon scompare e Lisa rimane sola. Impiegata al guardaroba di un night club, incontra Léo, un uomo generoso e innamorato con il quale si sposa. Anche lui è implicato in affari pochi chiari che hanno a che fare con le assicurazioni, ma è capace di garantire un affetto sincero e molta sicurezza alla giovane moglie. In un viaggio nell’Oceano Indiano, Lisa e Simon si ritrovano: lei, una donna ricca, lui, una guida turistica. Il loro amore, però, non sembra cambiato. La passione, l’amore di cui ci racconta Nicole Garcia non sembra raggiungere una verosomiglianza sufficiente a farci entrare in empatia con i personaggi. Le menzogne di Lisa, una troppo statica Stacy Martin, al marito, Léo, Benoit Magimel, l’apparente innocenza di lui, le reazioni insulse di Simon, Pierre Niney, fanno desistere dall’interpretare il film come un intreccio di relazioni pericolose. Piuttosto, i chiari scuri con i quali si impegna la fotografia di Christophe Beaucame, restituiscono quadri frammentati dell’anima dei personaggi in cerca di una unità irraggiungibile. Infatti, nonostante l’idea di Garcia sembri quella di far silenziare le immagini e tenere l’attenzione alle parole e ai gesti dei tre protagonisti, questi non riescono ad arrivare alla tensione recitativa necessaria a farsì che la narrazione diventi appassionata e appassionante. Anche i viaggi dei protagonisti, dalla Francia all’Oceano Indiano, il ritorno in Francia e la partenza per Ginevra, che sono l’escamotage perfetto per descrivere il destino dell’amore, mancano di soste nelle quali i personaggi possano dare spazio ai loro sentimenti conquistando l’attenzione dello spettatore. Tra tutti è il viaggio, in macchina, di ritorno da Ginevra, di Léo e Simon, che con l’inganno di Lisa, ha acquistato il ruolo di autista del marito di Lisa (oltre a quello di chef personale). Benoit Magimel sembra non convincersi del suo ruolo tanto che la sua recitazione diventa tiepida, priva di calore e persino dello spessore di cui è capace, lo si ricordi, infatti, in La pianista di Michael Haneke con il quale vince il Gran Premio Speciale della Giuria a Cannes nel 2001. Pierre Niney, Simon, è addirittura impacciato, il suo sguardo uniforme, l’atteggiamento flemmatico, non lasciano il colore del dramma e dell’audacia dei propri pensieri. Per questo, l’evoluzione del film, che si snoda nel genere thriller, perde di efficacia e anche di senso. L’intero spazio di tempo del “prima” non giustifica le scene finali, il “dopo”. Se il genere thriller si può oggettivare come turbolento, Amanti di Nicole Garcia sembra un film turbato dove il finale, lascia desiderare che si compia ciò che è già immaginato. (La recensione del film “Amanti” è di Rita Ricucci)