Tutta la sterminata letteratura sulla montagna, sulla sua forza iniziatica, di cambiamento, crescita è sullo sfondo di “Le otto montagne” di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, in corsa per l’Italia in questa 75/edizione del Festival di Cannes e presentato ieri. Tratto dal romanzo, Premio Strega nel 2017, di
Paolo Cognetti il film arriva in concorso con triplice nazionalità: italiana francese e belga. Luca Marinelli e Alessandro Borghi, protagonisti della pellicola hanno sfilato sul red carpet con tutto il cast. Un film dall’animo green, girato in Valle d’Aosta, dove è ambientata la storia, sulla capacità di trasformazione della natura, ma anche sull’amicizia vera e al di là di tutto. Un’amicizia nata da bambini d’estate, proseguita da adolescenti e poi da adulti e che legherà per sempre i due protagonisti principali della pellicola, il montanaro Bruno (Alessandro Borghi) e il cittadino Pietro (Luca Marinelli) che su quelle vette va e viene cercando di trovare un posto nel mondo. Borghi e Marinelli, affermati talenti del cinema, romani, 35 anni il primo, 37 il secondo, si incontrano qui ‘solo’ per la seconda volta dopo essere stati tra i protagonisti di un film spartiacque, che li ha segnati, come “Non essere cattivo” di Claudio Caligari (2015). “Io e Alessandro siamo molto legati, siamo fratelli, afferma Marinelli all’Ansa. Per questo “Le otto montagne” è prima di tutto “un regalo per entrambi”. “C’è tanto amore qui dentro”, aggiunge Borghi, “in questa storia di fratellanza per sempre, che proprio somiglia alla nostra, senza competizione”. E’ un piacere vederli insieme, complici, allegri, grati. “Come amici non ci siamo mai lasciati, anche se impegnati in progetti diversi siamo sempre in contatto, ma quando in vetta ho visto arrivare Alessandro ho capito che non stavo sognando”, dice Luca. Quella montagna della Valle d’Aosta dove hanno girato a 2000 metri e anche più li ha stregati. “Sto per tornarci”, commenta Borghi: “mi manca troppo quell’autenticità, quella vita… Siamo stati accolti dalla popolazione del paese dove facevamo base – Estoul, una frazione di Brusson dove abita Cognetti e dove gestisce un rifugio culturale, ndr – in un modo incredibile”. Lo scrittore, sempre presente sul set, “è stato un maestro di montagna, mi sentivo goffo all’inizio, anche in pericolo, ho imparato la pazienza di camminare passo dopo passo”, prosegue Marinelli il cui personaggio, nel libro come nel film, nel suo girovagare in cerca di un posto dove fermarsi arriva in Nepal a scalare le vette più alte del mondo. In un’epoca in cui si parla di ‘sorellanza’, di solidarietà femminile, “Le otto montagne” riporta ad una storia maschile di grande amicizia e fratellanza senza machismo e con grande delicatezza. “Incredibile”, conclude Borghi: “che questo ci colpisca, siamo abituati ad una violenza di modi che fa risultare cosi’ tanto un’amicizia pulita, umanissima e fragile. Penso che sia invece un modo assolutamente reale e autentico di rapporto tra due maschi e che i social ci abbiano condizionato troppo la vita. Sarebbe bello trovare un equilibrio una linea di mezzo, senza lotte di genere, fatta solo di belle storie”. (dal tgcom)
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