Il tema della guerra, dopo il collegamento di Zelensky alla cerimonia di apertura, continua a essere sotto i riflettori del 75emo Festival di Cannes. Il dissidente russo Kirill Serebrennikov ha portato sulla Croisette il suo nuovo film “La moglie di Tchaikovsky”, in lizza per la Palma d’oro, tornando a calcare il tappeto rosso
dopo anni di arresti domiciliari. La guerra in Ucraina? “Una tragedia, un disastro e un suicidio”, ha detto il regista a cui è stato appena concesso da Putin l’esilio tanto da poter accompagnare il film. E poi aggiunge ha detto contro la russofobia: “Cosa c’entra mai la cultura russa con la guerra? La nostra creatività ha sempre approfondito l’anima, la fragilità delle cose umane più che la violenza. La nostra è una cultura contro la guerra e boicottarla, come si sta facendo oggi, è una cosa totalmente sbagliata”.
“La moglie di Tchaikovsky” è la storia del matrimonio del compositore gay con Antonina Miliukova, un film prodotto dall’oligarca Roman Abramovich. “Aiuta l’arte moderna e lo fa da molto tempo è stato un vero mecenate. È solo grazie a lui che abbiamo il cinema d’essai in Russia. Fa bene il presidente ucraino Zelensky ha chiedere di sollevarlo dalle sanzioni. Sono completamente d’accordo”, ha detto il regista.
Lo scorso anno Serebrennikov aveva presentato il suo film in concorso in diretta da Mosca. E il suo arrivo sulla Croisette quest’anno è stata anche l’occasione per parlare ancora della guerra in Ucraina, lanciando un segnale forte dal festival, dopo l’intervento di Zelesnky. Ci sono state proteste ucraine a Cannes per la sua presenza: Andrew Fesiak, fondatore della società di produzione ucraina F Films, ha detto che ogni cosa russa non dovrebbe trovare spazio. “Capisco, si trovano in una situazione terribile”, ha detto il regista. “Per loro è persino difficile ascoltare la lingua russa, posso capirlo. Ma per la cultura europea tagliare fuori la cultura russa sarebbe un grosso errore. Sei pronto a cancellare Cechov, Dostoevskij e Tolstoj? Non è giusto cancellare le persone a causa della loro nazionalità”. E ha spiegato: “Perchè la cultura è come l’aria, come l’acqua, come le nuvole, vive al di fuori di tutti noi”. E in tempi difficili, ha sottolineato, “sono proprio l’arte, la musica, il cinema, il teatro, che possono dare alla gente l’opportunità di sentirsi viva”.
Durante la terza giornata del Festival, sulla Montee è apparsa in completo nero Julia Roberts, ospite del premio Chopard. Nel pomeriggio una carismatica Viola Davis ha raccontato il suo essere donna nera ad Hollywood, sempre in lotta nonostante una carriera costellata di premi, incluso l’Oscar. A Cannes riceve il premio 2022 Women In Motion istituito da Kering Group con il festival per promuovere l’apporto creativo delle donne nelle arti e il cambiamento. E racconta vari aneddoti per spiegare come contro il razzismo, sessismo e “colorismo” della Mecca del cinema. “Sono una sopravvissuta, una sopravvissuta ai tanti no che ho ricevuto da nera, ma ho sempre lottato, lotto sempre. C’è valore nella rabbia”, ha detto.
Omar Sy, l’attore francese tra i più popolari, acclamato dalla folla, ha portato al festival “Tirailleurs”, apertura di Un Certain Regard, di cui è protagonista e produttore: una storia sul reclutamento forzato dei senegalesi nei villaggi per essere portati al fronte francese nella Prima Guerra Mondiale. “Questo film significa moltissimo per me, non abbiamo la stessa memoria, ma abbiamo la stessa storia”, ha detto l’attore che sta girando la terza stagione della serie “Lupin”. (dal tgcom)
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