La recensione del film “Amerikatsi” a cura di Rita Ricucci. È al cinema Amerikatsi, la commedia drammatica di Michael A. Goorjian, un film ricco di calore umano nel gelo di una storia cruenta e ideologica che è stato candidato agli Oscar come primo film armeno. Siamo nel 1947, in Armenia, nel tramonto della Seconda Guerra Mondiale, e all’alba del socialismo sovietico di Stalin.
Un cittadino armeno, fuggito negli Stati Uniti a soli otto anni, durante il conflitto con l’Impero Ottomano del 1915, ritorna nella terra natìa, l’Armenia, in cerca delle sue origini e di una nuova vita. Ma per la rigidità di Dmitry Petrov, un ufficiale russo del regime che incontra per caso, viene arrestato come spia americana, propagandista di una politica capitalista. Per questo, portato in carcere, gli verrà dato il nome di Charlie, somigliante al grande attore e regista nella sua nazionalità e comicità.
Di fatto, Charlie più che comico è l’essenza dell’ingenuità e della buona fede nell’essere umano. Infatti, non padroneggiando la lingua, si affida totalmente nelle mani dei gendarmi che, oltre a deriderlo, lo torturano fino a strappargli una falsa confessione.
Michael A. Goorjian scrive, dirige e interpreta un piccolo capolavoro sul cuore umano che resta caldo e pulsante nel gelido orrore del regime oppressivo staliniano.
La capacità interpretativa di Goorjian restituisce un volto incantato a Charlie i cui occhi, sempre lucidi di commozione, guardano al pubblico con benevolenza, senza rabbia né rancori. Nota d’obbligo è la colonna sonora di Andranik Berberyan che accompagna l’anima dei protagonisti e degli spettatori.
Il controcampo di Charlie è Tigran, Mikhail trukhin, cognato dell’ufficiale Dmitry Petrov, relegato sulla torre di controllo della prigione dopo aver sposato Ruzen ed essere stato costretto ad abbandonare la pittura perché considerata ostile al regime.
Goorjian non si fa scrupoli a citare esplicitamente il monumentale Hitchcock, in particola il mitico La finestra sul cortile, 1954, perciò, senza esitazione, costruisce una meta narrazione nella quale attraverso lo sguardo di uno, leggiamo la vita dell’altro: Charlie, oltre le sbarre della finestra nella sua cella, scopre la vita domestica di Tigran, la quotidianità con la moglie, e le sue ore di passione segreta nel dipingere ancora.
Così, impara da Tigran l’arte della rappresentazione su tavolette di legno, su carta straccia, e condividendo, nel segreto, le gioie di Tigran, diventano meno pesanti i lavori forzati a cui è costretto, le torture a cui è sottoposto per puro dispetto del direttore del carcere. Anche Tigran, scoperto lo sguardo attento su di lui, da parte dell’americano, lo ringrazia attraverso messaggi in incognito facendo accadere un’amicizia unica e travolgente.
Si intuisce, dunque, la bellezza delle parole esplorate e vissute sulla pelle da Charlie ma anche da Tigran, dedicate a tutti gli Armeni sparsi nel mondo: che possano guardare oltre i muri che li separano e creare una nuova Armenia dai sorrisi anziché le lacrime, come suggerisce Charlie.
La riuscita del tono fiabesco di cui il film di Goorjian si avvale non ha nulla da invidiare al favoleggiare di La vita è bella, Oscar 1999, di R. Benigni, perché mentre quest’ultimo concentra il sapore di umanità sulla figura di un padre che vuole salvo il figlioletto senza che conosca la mostruosità della guerra, Goorjian svolge una prestazione umana volta a volere il bene sempre e comunque, un atteggiamento, quello di Charlie che mostra la pace, non la spera né la nega. Senza esprimersi in giudizi denigratori, ogni personaggio catalogato come sovietico socialista acquista, in Amerikatsi, il semplice valore di un uomo che deve ancora imparare la prossimità con l’altro.
Per questo, il volto, lo sguardo e il sorriso, autenticamente sincero, di Michael A. Goorjian, Charlie, rimane negli occhi dello spettatore che, con lo stesso stupore del protagonista, che attende il miracolo della verità e della libertà, come una novità portata dalla cicogna, il cui nome, Gorani, è la ninna nanna che ricorda nella voce della nonna. Così, lo spettatore resta in attesa della giustizia per ogni Charlie della storia, oltre le sbarre di ogni muro che ancora oggi divide un uomo da un uomo. (La recensione del film “Amerikatsi” è a cura di Rita Ricucci)
LA SCHEDA DEL FILM “AMERIKATSI” (t.o. Amerikatsi)
Regista: Michael A. Goorjian – Cast: Michael A. Goorjian, Hovik Keuchkerian, Nelli Uvarova, Mikhail Trukhin, Narine Grigoryan, Aram Karakhanyan, Aram Novosardyan, Karine Janjukazyan, George Hovakimyan, Lernik Harutyunyan – Genere: Commedia – Anno: 2022 – Paese: Armenia – Sceneggiatura: Michael A. Goorjian – Fotografia: Ghasem Ebrahimian – Durata: 2 h 1 min – Distribuzione: Cineclub Internazionale Distribuzione – Data di uscita: 16 Gennaio 2025 – Il sito ufficiale del film “Amerikatsi” di Michael A. Goorjian
Trama: Amerikatsi, il film diretto da Michael A. Goorjian, si volge nel 1948 e vede protagonista Charlie (Michael A. Goorjian), un uomo di origine armena rifugiato da anni negli Stati Uniti per sfuggire al genocidio armeno. Quando decide di tornare nella sua terra natale, si scontra con la dura realtà del regime sovietico. Charlie viene arrestato per il semplice fatto o di aver indossato una cravatta. In pochi giorni, si ritrova in carcere e isolato, ma è proprio in quella condizione estrema che vive una straordinaria avventura umana. Dalla finestra della sua cella, può osservare l’appartamento di fronte e, come in una serie televisiva, si trova a scrutare le scene di vita quotidiana che si svolgono davanti al suo sguardo…
Lascia un Commento