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Armageddon Time Recensione Poster

raccontarci le loro storie personali, il loro vissuto, il loro diventare adulti. Stiamo parlando di “The Fabelmans” di Steven Spielberg (su questo sito la recensione di Matteo Marescalco) e di “Armageddon Time” di James Gray. Il primo è un bellissimo racconto intimo di crescita anche dolorosa attraverso cui Spielberg ci parla del suo amore per il cinema e dunque, in definitiva un film ottimista, nel secondo il racconto di James Gray si fa più dolente, più inserito nella Storia.
Siamo nel 1980, Ronald Reagan sta per vincere le elezioni presidenziali e Paul Graff (interpretato da Banks Repeta) è un ragazzino di dodici anni che frequenta una scuola pubblica e ha per amico intimo un ragazzo di colore, Johnny (Aylin Webb), con il quale in classe si divertono a rendere meno noiose le ore di lezione, per così dire. Un giorno però vengono scoperti a fumare uno spinello nei bagni della scuola e questo sarà il loro Armageddon, l’apocalisse, il giorno del giudizio. Paul entrerà in contrasto con i suoi genitori che lo allontaneranno dalla scuola e dall’amico; suo padre Irving (Jeremy Strong) e sua madre Esther (Anne Hataway) sono pronti a ogni sacrificio, sognano per lui la piena realizzazione del sogno americano, un futuro radioso, e sebbene siano di orientamento liberal, non vedono di buon occhio le aspirazioni artistiche di Paul che invece trova consolazione e buoni consigli in suo nonno Aron (Antony Hopkins). Paul scopre con un certo sgomento di essere un ragazzo privilegiato, se la caverà molto meglio rispetto a Johnny, che come povero ragazzo nero è destinato a una vita segnata dalla discriminazione razziale, a quei tempi ancora molto presente nella società americana.
Con delicatezza e un po’ di malinconia James Gray ci racconta della perdita dell’innocenza, dell’impatto con la dura realtà della vita all’alba di un periodo storico che da Reagan arriva a Trump (non per caso si assiste al padre di Donald Trump che in una scuola privata si esibisce davanti agli allievi in un noiosissimo sermone sull’importanza del successo). Un bel film, molto personale ma coinvolgente, privo di retorica e con un cast di attori notevole. (La recensione del film “Armageddon Time” è di Claudio Montatori)