“Au Hasard Balthazar” Recensione. Già compagno di giochi, durante le loro vacanze in un paese basco, di un bimbo parigino Jacques e dei suoi piccoli amici, l’asino Balthazar (è così che l’avevano battezzato) diventa, quando il fanciullo torna a Parigi, proprietà di una coetanea,
Maria. Legata a Jacques da un infantile “patto d’amore”, costei, ormai adolescente, suscita la bramosia di Gèrard, un “blouson noir” sempre circondato da teppisti suoi pari. Indispettita con Jacques, tornato dopo anni in paese, e subito ripartito, Maria vende Balthazar alla proprietaria del negozio in cui Gèrard serve come garzone. Nelle mani del ragazzaccio (che riesce anche a sedurre Maria), il povero ciuco subisce ogni sorta d’angherie, fino a quando non viene dato a un alcoolizzato, Arnold. Perito Arnold per ubriachezza, Balthazar finisce in un circo, dove viene esibito come ciuco matematico; di lì, nelle mani di un avaro fabbricante di acqua minerale, che lo aggioga alla ruota di un pozzo; infine, di nuovo in possesso di Maria. Allo scopo di scagionare il padre della ragazza da una grave accusa, Jacques torna in paese. Rivede Maria: i giovani sembrano intenzionati a sposarsi. Recatasi da Gèrard per troncare definitivamente la loro relazione, Maria viene violentata da lui e dai “suoi”; anche per questo abbandona il paese e la famiglia…
Idea Centrale
Riflessione sul male nel mondo che, malgrado i frequenti simboli, non ha nulla di predicatorio o ingenuinamente didascalico.
Recensione
In Au Hazard Balthazar, Bresson compie un atto di magia consegnando lo sguardo sulle cose a un essere privo di giudizio, o almeno, il cui giudizio non è compenetrabile con la logica umana. Ne scaturisce il film più bressoniano di ogni altro, considerando il raggiungimento della condizione di assoluta sospensione di qualsiasi verdetto. Gli occhi di Balthazar-Bresson si posano semplicemente su un mondo che non può essere redento. il semplice fatto che il senso, il significato è fuggito dalle cose come il colore da Guernica. La folgorante bellezza del film, oltre allo stile geniale dell’opera che sotto l’apparente semplicità nasconde una perfezione geometrica mutuata dal cinema muto così amato dall’autore, sta essenzialmente nello sfogliare gesti e immagini e eventi da qualsiasi interpretazione pedagogico-morale limitandosi a riflettere la nudità ineffabile dell’Essere.(…) L’umiltà dell’asinello, la sua soggezione alle sofferenze impartite, la fine tristissima, sono fatti che non si accompagnano, né potrebbero esserlo, ad alcuna possibilità di redenzione costituendo piuttosto un messaggio annunciante una disperata e incolmabile scissione tra una natura afflitta e un’altra natura problematicamente malefica. In questo senso è nato il film con il messaggio (per quanto oscuramente pessimista) più animalista della storia del Cinema. (La Recensione del film “Au Hasard Balthazar” di Robert Bresson è tratta da Karlmarxstraße).
Note e Curiosità
Lo scrittore e pittore Klossowski interpreta il mercante di grano, una delle incarnazioni del male. “Au hasard Balthazar” è il motto dei conti di Baux-de-Provence che sostenevano di discendere dal mago Balthazar.
LA SCHEDA DEL FILM “AU HASARD BALTHAZAR” (Au hasard Balthazar)
Regista: Robert Bresson – Cast: Philippe Asselin, Marie Claire Fremont, Walter Green, Jean-Claude Guilbert, Pierre Klossowsky, Nathalie Joyaut, François Lafarge, Anne Wiazemsky – Fotografia: Ghislain Cloquet – Sceneggiatura: Robert Bresson – Musica: Jean Drejac, Jean Wiener – Genere: Drammatico – Anno: 1966 – Paese: Francia, Svezia – Durata: 1h 35 min. – Distribuzione: Paramount – Data di uscita: 25 maggio 1966 (Francia)
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