Babylon Recensione. La recensione del film “Babylon” di Matteo Marescalco. Archiviati gli incubi e i sogni, le distanze incolmabili e le ossessioni che spingono gli esseri umani in viaggi nel vuoto, Damien Chazelle torna dietro la macchina da presa con Babylon, che segna la sua quarta regia cinematografica. Ancora una volta, il suo cinema è una questione di percussioni,
ascese e cadute, illusione di diventare immortali per poi ritrovarsi di colpo tragicamente umani e soli. Nel corso di un party organizzato a Hollywood nel 1926, si incontrano l’aspirante attrice Nellie e il messicano Manny; entrambi coltivano il sogno di sfondare nel mondo del cinema. A loro due si aggiunge un ampio pantheon di personaggi, tra cui Jack Corran (una star del muto ai suoi ultimi fuochi), la cantante Lady Fay Zhu, Sidney Palmer (un trombettista jazz che sta per dare inizio alla sua carriera nel cinema), la reporter scandalistica Elinor St. John, lo spietato gangster tossicodipendente James McKay e Irvin Thalberg, uno dei principali produttori statunitensi dell’epoca. Nei primi 10 minuti di Babylon trovano posto pissing, spruzzate di diarrea e orge di corpi umani; l’inizio è audace e dinamitardo, non c’è che dire. Il cinema di Damien Chazelle non si ferma davanti a nulla e dà vita a un prologo eccessivo e sgangherato degno di un’opera d’arte totale. Alla lunga, però, i protagonisti di questa lunga elegia funebre sfiorano uno stato di eccitazione tale da trasformarsi in maschere prive di cuore e carne. In questa rincorsa al ritmo e alla morte, poco si salva se non, appunto, il primo atto e mezzo di Babylon. La sensazione è che, con la sua solita regia virtuosistica e di altissimo livello, Chazelle abbia portato in scena uno spettacolo di fantasmi del cui destino gli interessa ben poco, in fin dei conti. Questo gigantismo mortifero è privo di nostalgia e fin troppo architettato e costruito per stupire gli spettatori. L’unico interesse del regista sembra quello di sovrapporre piani sequenza a piani sequenza, carrellate ad altre carrellate, dando vita a una babilonia che non riesce mai a creare un immaginario. Privo di spazi bianchi e saturo di metafore – che vengono, puntualmente, mostrate tutte quante – Babylon sfocia in un finale delirante che vorrebbe fare il punto sullo stato del cinema contemporaneo, dopo averne raccontato la cavalcata dal muto all’epoca del digitale e dello streaming. Il risultato complessivo, paradossalmente, è quello di un film talmente preoccupato a raccontare la simultaneità, il ritmo e il dinamismo da essere privo di cuore e completamente disinteressato ai suoi personaggi, mere pedine di un gioco superficiale ben più grande di loro. (La recensione del film “Babylon” è di Matteo Marescalco)
LA SCHEDA DEL FILM “BABYLON” (Babylon)
Regista: Damien Chazelle – Cast: Margot Robbie, Brad Pitt, Diego Calva, Jovan Adepo, Olivia Wilde, Samara Weaving, Li Jun Li, Jean Smart, Tobey Maguire, Max Minghella, Katherine Waterston, Eric Roberts, Phoebe Tonkin, Flea, Jennifer Grant, Jeff Garlin, Lukas Haas, Spike Jonze, P.J. Byrne, Rory Scovel – Genere: Drammatico – Anno: 2023 – Paese: USA – Scenaggiatura: Damien Chazelle – Fotografia: Linus Sandgren – Durata: 3h 3 min – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 19 Gennaio 2023 – Il sito ufficiale del film “Babylon”
Trama: Babylon, il film diretto da Damien Chazelle, ci porta nella Los Angeles degli anni 20 del Novecento. È l’Epoca d’Oro di Hollywood, regno della sregolatezza, dell’esuberanza e delle folli ambizioni ma è anche un momento cruciale per l’industria cinematografica, con il passaggio dai film muti a quelli sonori. Una rivoluzione che segnerà l’ascesa di nuove stelle e la rovina di vecchie glorie. Seguiamo le vicende personali e professionali dei quattro protagonisti principali: Manny Torres (Diego Calva), un aspirante attore ispano-americano, che all’inizio si deve accontentare di un lavoro di assistente sul set, Jack Conrad (Brad Pitt), un famoso attore…
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