Quentin Tarantino è tornato a Cannes ma non per presentare un nuovo film. Il regista cult è ospite d’onore della Quinzaine des Cinéastes per una vera e propria “lezione” sulla settima arte. Nell’incontro con il pubblico spazio anche a qualche considerazione sulla sua carriera, mentre ha ribadito ancora una
volta che “The Movie Critic” sarà il suo decimo e ultimo film. Quando gli si chiede qualche dettaglio in più scivola in una risata contagiosa e dice: “Se annunciassi tutto in anticipo che sorpresa sarebbe?”
L’ultimo film. “The Movie Critic” è destinato a essere anche l’ultimo della carriera di Tarantino. Sarà ambientato nella California del 1977. La trama, come ha spiegato lui stesso, ruota intorno alla storia di “un ragazzo che è vissuto davvero, ma non è mai stato veramente famoso, e scriveva recensioni di film porno”. E in confidenza racconta che “quel che uno scrive talvolta poi lo cambia. Il mio vantaggio rispetto ad altri registi è che i copioni sono miei e quindi fino all’ultimo posso tradirmi. Dopo sarà il pubblico a decidere”.
Sulla violenza. Tra le domande a Tarantino quella sul suo rapporto con la violenza che resta un suo tratto caratteristico e catartico. “Lo ammetto, i film violenti mi piacciono proprio come altri amano le commedie, i musical, i drammi. Ma ci sono sempre dei limiti: io per esempio non sopporto di veder far male sullo schermo agli animali, nemmeno agli insetti. E non pagherei mai per vedere uno snuff movie. Il cinema è come i giochi dei bambini, fa finta ed è bello proprio perché appartiene al territorio della fantasia. Spesso mi arrabbio con le scene violente ma perché sono girate o scritte male. Questa è un’altra storia”.
Il film che ha reso Tarantino un critico. Arrivato a Cannes come ospite d’onore, Tarantino ha mantenuto la promessa di portare con sé un “film sorpresa” che è stato proiettato prima del dialogo tra lui e il pubblico. Il film è “Rolling Thunder”, un revenge movie con Willam Devane e un giovanissimo Tommy Lee Jones, diretto dall’esperto artigiano John Flynn nel pieno della controcultura americana degli anni 70. Un film che i critici considerano ispiratorio per “Kill Bill”. La sceneggiatura appartiene a Paul Schrader ma Quentin precisa subito che il film fu rigettato dallo sceneggiatore di “Taxi Driver” che ne doveva essere idealmente l’altra faccia, come io con Natural Born Killers”, racconta. “Ho parlato con Paul e mi ha spiegato che il suo copione – fedele al film per buona parte – voleva essere una denuncia del razzismo e del fascismo dell’americano medio, prendendo a protagonisti due reduci del Vietnam che in seguito a una brutale violenza di una gang messicana, preparano un massacro da autentici killer suprematisti. Invece nel film questo aspetto è molto attenuato e alla fine noi parteggiamo per i due ex soldati, che sparano e ammazzano dopo aver ripreso l’uniforme. Ho detto a Schrader che aveva ragione e che questo è davvero un film fascista, ma resta il più bello di tutti nella sua categoria. Alla metà degli anni ’70 non passava mese che non apparisse un nuovo revenge movie e l’idea di Schrader era proprio quella di mostrare l’altra faccia dello specchio. Non è andata così, ma il film resta bellissimo, il migliore di Flynn. Io andai a vederlo portato da mia madre e dall’uomo che allora stava con lei e in realtà speravo soprattutto nell’altro spettacolo, ‘I 3 dell’Operazione Drago’ con Bruce Lee, tutti lo avevano visto tranne me e mi avevano raccontato ogni dettaglio. Quello lo vidi capii che un giorno o l’altro avrei voluto scriverne da critico, perché era così pieno di idee che in parte ho perfino adottato anche io che ne valeva davvero la pena”. Gli chiedono se anche i film di Don Siegel con l’ispettore Callaghan non abbiano un ruolo ideologico in una certa età dell’America. “A Siegel non importava nulla della politica e della sociologia, voleva fare cinema adrenalinico ch colpisse lo spettatore. Io lo capisco bene e in genere sono d’accordo con lui. Se poi nei miei film aggiungo altri aspetti, questa è una mia responsabilità: se non vi piace potete prendervela con me”. (dal tgcom)
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