Festeggiare i cento anni della nascita di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) non è impresa semplice. Si rischia di cadere in un didascalismo scontato e retorico. Perché Pasolini, rispetto a tutti gli altri intellettuali, cineasti, poeti, è stato il più eclettico: non c’è ambito che non sia da lui
stato indagato, analizzato, sviscerato: letteratura, poesia (migliaia di versi), cinema (ventiquattro film), teoria, critica, drammaturgia. Non è stato solo il più eclettico ma anche il più moderno, tanto che si può affermare una massima solo all’apparenza paradossale: più passa il tempo Pasolini e più Pasolini è vivo, come se la realtà contemporanea fosse la tragica realizzazione della profezia pasoliniana. Quella catastrofe, ossia la progressiva regressione capitalista con una società più politicante che politica, più interessata alle immagini che alfabetizzata, che omologa e annulla le differenze e che ha definitivamente perso il senso del sacro, ha raggiunto oggi il suo massimo successo, tanto che ci si pone lo stesso quesito di filosofi come Slavoj Žižek o Mark Fisher: è davvero più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo? Infine, l’eclettismo pasoliniano non può essere separato, disgiunto: il cinema è intimamente “connesso” con la letteratura e dunque con il teatro e infine con la sua vita. Di fronte a questo corpus immaginifico, totalizzante e tutt’ora in fieri, si è deciso di trattarlo non nella sua interezza, ma seguendo simbolicamente “finestre periferiche”, ossia le forme “ibride” del documentario, del cortometraggio, del frammento, ma anche del suo lavoro di sceneggiatore, realizzando una sorta di “extra” dei suoi film più conosciuti e giustamente acclamati. Extra, dunque, di un ipotetico dvd del suo cinema e non solo. In tali spazi si è voluto anche mostrare i tentativi di raccontare il Pasolini post mortem, immedesimandosi nella sua fisicità e nel suo pensiero (Essere Pier Paolo Pasolini). Senza alcun dovere di completezza filologica ma raccogliendo, a mo’ di appunti di un ipotetico film sul nascere, la sfida ben descritta da Hervé Joubert-Lauencin, autore del saggio Pasolini, una nascita, pubblicato nel libro Tutto Pasolini e che verrà presentato all’interno della rassegna: «Pasolini è stato assassinato a Roma a 53 anni dai suoi carnefici, quasi mezzo secolo fa, colpito con pugni, calci e assi di legno, quindi schiacciato dalle ruote di un’auto. Ma oggi ha cent’anni perché è nato, e non morto, un secolo fa. Abbiamo oggi un’occasione temporale che non è il caso di perdere. […] Pasolini non ha mai smesso di morire nell’ultimo mezzo secolo, eppure è nato e non ha mai smesso di vivere da un secolo, prima nella sua vita, poi nella sua posterità. Sta a noi scegliere se vogliamo continuare a vederlo morire sotto i nostri occhi, a intervalli regolari, con morboso piacere, o se desideriamo vederlo vivere per secoli».
IL PROGRAMMA
mercoledì 9 marzo
Pasolini documentarista
ore 16.00 La rabbia di Giovanni Guareschi e Pier Paolo Pasolini (1963, 104’)
Partendo da posizioni del tutto divergenti, Pier Paolo Pasolini e Giovanni Guareschi hanno tentato di dare risposta, attraverso un film di montaggio, a uno dei quesiti più importanti sull’esistenza umana: perché le nostre vite sono segnate dal malcontento e dalla paura? Pasolini trova il motivo nelle azioni efferate compiute dalla società occidentale, come il colonialismo, mentre Guareschi cerca di difendere la società occidentale negli aspetti nei quali vede una speranza per il futuro.
ore 18.00 Sopralluoghi in Palestina di Pier Paolo Pasolini (1964, 54’)
Su richiesta di Alfredo Bini, produttore del Vangelo secondo Matteo, nel giugno 1963 Pasolini si recò in Palestina, insieme a don Andrea Carraro della Pro Civitate Christiana di Assisi, per visitare – e riprendere – i luoghi della narrazione evangelica. Una serie di riprese realizzate in Israele e Giordania – il lago di Tiberiade, il monte Tabor, Nazareth, Gerusalemme, il Mar Morto, Betlemme per verificare se i luoghi dove si svolse la vita di Gesù possano diventare i set del film Il Vangelo secondo Matteo. Alla fine, il regista non fu per niente convinto dell’opportunità di realizzare il film in quei luoghi e il materiale girato rimase inutilizzato. Pasolini provvide unicamente a doppiarlo improvvisando un proprio commento “in tempo reale” nella sala di doppiaggio.
Essere Pier Paolo Pasolini
ore 19.30 Incontro con David Grieco
a seguire La macchinazione di David Grieco (2016, 115’)
Estate 1975. Pier Paolo Pasolini (Massimo Ranieri) sta montando quello che sarà il suo ultimo film Salò o le 120 giornate di Sodoma. Sta anche lavorando alla stesura del romanzo Petrolio con cui porta alla luce gli oscuri intrecci tra potere politico e potere economico in Italia. Da alcuni mesi ha avviato una relazione con Pino Pelosi, un giovane borgataro romano che ha rapporti con la criminalità cittadina. Una notte degli amici di Pelosi rubano il negativo del film e chiedono inizialmente una cifra molto consistente per restituirlo. Si tratta però di un tentativo per attirare lo scrittore in una trappola mortale. Tratto dal libro di Grieco, La macchinazione. Pasolini. La verità sulla morte, il film analizza gli ultimi tre mesi di vita di Pasolini da un’ottica complottista: evoca infatti l’opera denuncia Questo è Cefis, che il poeta utilizzò come fonte per alcuni passi dell’incompiuto Petrolio, riporta l’attenzione su un elemento spesso trascurato quale il furto dei negativi di Salò allo stabilimento Technicolor e tirando in ballo la P2 e la banda della Magliana, proponendo l’ipotesi di un “omicidio di Stato”.
giovedì 10
Pasolini sceneggiatore
ore 15.30 Morte di un amico di Franco Rossi (1959, 94’)
Bruno (Spiros Focas) è un senza famiglia che vive ai margini della società romana, compiendo piccoli furti e facendosi mantenere da Franca, una prostituta con la quale convive. L’amico di Bruno, Aldo (Gianni Garko), ha invece un fratellino, una sorellina e una madre alla quale è molto legato. Non riuscendo tuttavia a vincere la sua ritrosia al lavoro, Aldo segue le orme di Bruno e si lega a Lea (Didi Perego), amica e “collega” di Franca (Angela Luce). La mamma di Aldo capisce che il figlio ha preso una brutta strada, ma non riesce a fargli cambiare vita. Dove fallisce la madre, riesce però il destino: un giorno Franca scopre di essere incinta e viene liquidata da Bruno. La donna, disperata, torna al suo paese, dove poco dopo muore. Profondamente scosso dall’avvenimento, Aldo decide di cambiare vita. Tronca la sua relazione con Lea, conosce una tranquilla ragazza, Adriana (Anna Mazzuchelli), per la quale prova un sentimento pulito, e accetta un modesto lavoro, che fino a quel momento aveva rifiutato. Ma il passato ritorna. Morte di un amico rappresenta un casus belli emblematico tra Pasolini, autore del soggetto originale che protestò contro le modifiche imposte dal produttore Sandro Ghenzi, ritirando la firma dalla sceneggiatura. Al nuovo realismo legato alla poetica dei suoi romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta viene infatti preferito un certo moralismo convenzionale, fortemente debitore del neorealismo rosa. Gli altri autori del soggetto, oltre a Pasolini, sono Giuseppe Berto, Oreste Biancoli e il regista Franco Rossi.
Pasolini sceneggiatore
ore 17.30 La ragazza in vetrina di Luciano Emmer (1961, 99’)
Come molti italiani, Vincenzo (Bernard Fresson) emigra in Olanda per lavorare in una miniera di carbone. La sua prima esperienza è drammatica: imprigionato nelle viscere della terra da un crollo improvviso, viene tratto in salvo quando ogni speranza sembra svanita. Deciso a ritornarsene a casa, Vincenzo accetta di passare il suo ultimo fine settimana ad Amsterdam assieme a Federico (Lino Ventura), un altro italiano che lavora in miniera. Ad Amsterdam Federico è di casa nella “strada delle vetrine”, dove le prostitute si offrono agli occhi dei passanti. Esortato dall’amico, anche Vincenzo comincia a frequentare l’ambiente. Lo colpisce la bellezza di Els (Marina Vlady), e a poco a poco tra i due nasce un tenero sentimento, forse preludio del vero amore. Per lo sceneggiatore Pasolini, La ragazza in vetrina è stata una sfortunata avventura, travagliata da problemi di liquidità e da ostacoli frapposti dalla censura (il progetto risaliva alla fine degli anni Cinquanta, ma le riprese si avviarono solo nel 1960, con la regia di Luciano Emmer). Il soggetto è stato scritto dal regista Emmer, Emanuele Cassuto e Rodolfo Sonego. Alla sceneggiatura, oltre a Pasolini, Emmer e Cassuto, risultano accreditati Luciano Martino e Vincenzo Marinucci.
Essere Pier Paolo Pasolini
ore 19.30 Incontro con Abel Ferrara
a seguire Pasolini di Abel Ferrara (2014, 86’)
L’ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini (Willem Dafoe). Gli incontri con gli amici Ninetto Davoli (Riccardo Scamarcio), Laura Betti (Maria de Medeiros) e Nico Naldini (Valerio Mastandrea) e l’ultima intervista con Furio Colombo (Francesco Siciliano) si alternano a sequenze ispirate al romanzo Petrolio e alla sceneggiatura Porno-Teo-Kolossal, in cui Ninetto e Eduardo De Filippo (Ninetto Davoli) visitano un mondo infernale diviso tra omosessuali e lesbiche. Dopo aver rimorchiato il ragazzo di vita Pino Pelosi (Damiano Tamilia), Pasolini quella notte verrà ucciso da criminali omofobi.
Ferrara non vuole portare nuovi elementi a un caso controverso, ma mettere in scena un intellettuale carismatico, avido di esperienze, polemicamente calato nella società.
venerdì 11
Pasolini documentarista
ore 16.00 Manon finestra 2 di Ermanno Olmi (1956, 12’)
Gli scavi per la realizzazione di una centrale idroelettrica sono l’occasione per descrivere la vita dura dei minatori, fatta di pericoli quotidiani e di gesti di speranza, come mettere dei fiori freschi sull’immagine della loro santa patrona. Sullo sfondo: gli splendidi paesaggi montani della Val di Fumo, nell’Alto Chiese.
Pasolini aveva cominciato a mettersi alla prova nell’attività di sceneggiatore con forme di cinema diverse. Nel 1956 avvia il suo apporto al corto “aziendale” Manon finestra 2, girato da Ermanno Olmi su mandato della Edison, per il quale stilò il commento parlato; lo stesso avrebbe fatto per un altro breve film del regista, incentrato sulle vicende di un bastardino, Grigio (1958).
a seguire Grigio di Ermanno Olmi (1958, 10’)
Grigio era un piccolo cane randagio, bastardo da generazioni. Non ha mai avuto un vero padrone. Per un po’ di tempo è rimasto al seguito di una di quelle coppie di suonatori ambulanti che vanno in giro per i paesi di campagna e alla periferia delle grandi città. Fu appunto uno di questi che un giorno gli diede il nome di Grigio.
Pasolini cortissimo
ore 16.30 La terra vista dalla luna, episodio di Le streghe (1967, 30’)
In un cimitero di periferia Ciancicato Miao (Totò) e suo figlio Baciù (Ninetto Davoli), piangono la moglie-madre Crisantema. Appena terminata la lamentazione funebre i due decidono di intraprendere un viaggio alla ricerca della Donna, madre e moglie, che diventi la nuova anima femminile della loro catapecchia. Dopo mille peripezie, finalmente Ciancicato Miao e Baciù incontrano Assurdina Cai (Silvana Mangano), una donna bellissima ma sordomuta. Si celebra così un matrimonio in tutta fretta. Poi padre e figlio la conducono nella loro baracca. Assurdina, con gesti accelerati come in un film muto, trasforma la catapecchia in una bicocca graziosa e accogliente. Ma i due vogliono di più, una casa più grande. Quindi convincono Assurdina a simulare un tentativo di suicidio dal Colosseo, minacciando di buttarsi se la società non le darà una mano. Tuttavia, Assurdina scivola su una buccia di banana, cade nel vuoto e muore. I Miao sono disperati e nuovamente soli. Ma quando, stremati dal dolore, tornano a casa, i due ritrovano Assurdina vestita da sposa, serena, pronta ad accoglierli.
a seguire Che cosa sono le nuvole?, episodio di Capriccio all’italiana (1968, 20’)
L’episodio è una rivisitazione dell’Otello, recitato da un gruppo di marionette (Totò, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Ninetto Davoli, Laura Betti e Adriana Asti), che sulla scena interpretano i ruoli shakespeariani ma in realtà, dietro le quinte, si pongono delle domande sul perché fanno ciò che fanno e mostrano un carattere ben diverso rispetto a quello che hanno sul palcoscenico. La rappresentazione viene interrotta bruscamente dal pubblico che, nel momento più drammatico, l’omicidio di Desdemona da parte di Otello, irrompe sulla scena e, disapprovando i comportamenti di Otello e di Iago, li fa a pezzi. Le due marionette, ormai sciupate per sempre, vengono buttate nella spazzatura e raccolte dallo spazzino che, cantando Cosa sono le nuvole, li getta in una discarica; qui i due fantocci rimangono incantati a guardare le nuvole, senza riuscire a capire cosa siano. Il cortometraggio prende il titolo proprio da questa scena finale.
a seguire La sequenza del fiore di carta, episodio di Amore e rabbia (1969, 10’)
Riccetto (Ninetto Davoli) è un uomo piuttosto svagato che cammina felicemente su Via Nazionale a Roma con un fiore di carta in mano: dall’alto dei cieli, Dio stesso gli rimprovera la sua innocenza, punendolo perché non si accorge delle disgrazie del mondo.
a seguire Totò al circo di Pier Paolo Pasolini (1966, 8’)
Si tratta de L’aigle ultimo episodio di Uccellacci e uccellini (1966) denominato poi Totò al circo. Sembra che il regista, Pasolini, una volta girato le scene non riesca a decidere quale collocazione dare alle sequenze all’interno del film, monta e rimonta, poi, spinto anche dalle richieste del produttore, ne decide l’eliminazione. Le sequenze vedono il domatore francese monsieur Courneau (Totò) nel tentativo di domare un’aquila. Tutto è inutile tanto che il domatore viene soggiogato e irretito dall’uccello e si trasforma egli stesso in un volatile.
ore 18.00 Incontro moderato dal Conservatore della Cineteca Nazionale Alberto Anile con Francesca Angelucci e Marco Vanelli. Nel corso dell’incontro verrà presentato il nuovo numero della rivista Cabiria n. 199-200, interamente dedicato a Pier Paolo Pasolini e sarà proiettato Imputato Pasolini (2005, 14’), montaggio a cura della Cineteca Nazionale di tagli pasoliniani, da Accattone a Il Fiore delle Mille e una notte.
a seguire Presentazione a cura dell’AAMOD di Primo piano – Pier Paolo Pasolini di Carlo Di Carlo (1967, 19’)
Il film traccia un ritratto di Pier Paolo Pasolini e della sua attività letteraria e cinematografica, attraverso una video testimonianza di Pasolini stesso e una serie di riprese effettuate nelle borgate romane. Pasolini mette in risalto la sua vicenda di uomo di cultura, di scrittore, di poeta, di cineasta, con riferimenti ai problemi della vita italiana degli ultimi venticinque anni, e in particolare in rapporto alla condizione umana e sociale dei giovani e dei sottoproletari della periferia della capitale. Nel documentario sono inserite, come documentazione dell’attività cinematografica di Pasolini, alcune immagini tratte dai suoi film. Il documentario è l’unico realizzato nell’ambito del progetto Primo piano. Personaggi e problemi dell’Italia d’oggi. Partecipazione a manifestazioni: Festival dei Popoli – Firenze 1975.
Per gentile concessione dell’AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
Pasolini sceneggiatore
ore 20.30 La giornata balorda di Mauro Bolognini (1960, 89’)
Il ventenne Davide (Jean Sorel), disoccupato, vive in un casermone nella periferia romana. Ha avuto un figlio con la giovane Ivana (Valeria Ciangottini). Davide inizia la sua giornata prendendo il tram insieme all’amica ed ex fiamma Marina (Jeanne Valérie), che fa la “manicure” particolare a domicilio. Davide si reca dallo zio che gestisce una discarica, per chiedere lavoro. Costui gli fissa un appuntamento con il ragioniere Alberto Moglie (Paolo Stoppa), il quale lo raccomanda a sua volta all’avvocato Scardamazzi (Enrico Glori) che però lo rimanda al mittente, cioè al ragioniere Moglie. Deluso e amareggiato, Davide gironzola per le strade di Roma, quando incontra nuovamente Marina che ha un appuntamento con un cliente: Moglie. Di fronte al suo ufficio c’è un appartamento dove giace la salma di un onorevole: porta al dito un grosso anello che fa gola a Davide. Dopo varie peripezie, Davide riuscirà a rubare l’anello prezioso per poi rivenderlo e pagare così il battesimo di suo figlio.
La giornata balorda è un altro film sfortunato, massacrato dalla censura ma anche dalle lunghe trattative che la società produttrice, le Produzioni Intercontinentali di Paul Graetz, dovette sostenere per completare riprese e montaggio. Il film è importante perché contiene in nuce i futuri sviluppi della cinematografia pasoliniana. E, a causa delle lungaggini che afflissero il completamento della Giornata balorda, l’uscita della pellicola si approssimò all’esordio di Pasolini dietro la macchina da presa, Accattone (1961). La giornata balorda è un adattamento di due testi brevi di Alberto Moravia (Il naso e La raccomandazione) approntati da Pasolini insieme allo scrittore. Nei titoli di testa del film, alla voce “soggetto” Pasolini risulta secondo a Moravia, mentre risulta primo alla voce “sceneggiatura”, seguito da Moravia e Marco Visconti.
sabato 12
Pasolini sceneggiatore
ore 16.00 La notte brava di Mauro Bolognini (1959, 95’)
Dopo aver compiuto un furto, due borgatari sbandati, Scintillone (Jean-Claude Brialy) e Ruggeretto (Laurent Terzieff), a cui si unisce ben presto anche un terzo, Bella-Bella (Franco Interlenghi), trascorrono la notte a divertirsi: si faranno imbrogliare da alcune ragazze di facili costumi, ruberanno ancora e Scintillone verrà anche arrestato. Per la prima volta Pasolini fu accreditato da solo alla paternità di soggetto e sceneggiatura e le sue dichiarazioni dell’epoca dimostrano quanto l’opera gli stesse a cuore. Certo ci furono delle incomprensioni con il regista su scelte di casting e di montaggio, ma questo non incrinò la sua convinzione che La notte brava fosse un risultato compiuto in rapporto alle proprie contemporanee aspirazioni poetiche. Il film ha vinto nel 1960 un Nastro d’argento per il soggetto originale.
Essere Pier Paolo Pasolini
ore 18.00 Un mondo d’amore di Aurelio Grimaldi (2003, 88’)
Nel 1949 Pier Paolo Pasolini (Arturo Paglia) viene accusato di corruzione di minori e atti osceni per essersi appartato con alcuni ragazzini durante una festa di paese. Viene espulso dal partito e licenziato dalla scuola in cui insegnava. Il padre per lo scandalo cade in una profonda depressione mentre Pasolini decide di trasferirsi a Roma con la madre.
Grimaldi ha il grande merito di affrontare Pasolini, evitando di trasformarlo in un santino e in un martire, cogliendolo in un momento aurorale, in cui emerge la sua consapevolezza di uomo e di intellettuale, assetato di vita.
ore 19.30 Incontro moderato da Alberto Crespi con Aurelio Grimaldi
a seguire Nerolio. Sputerò su mio padre di Aurelio Grimaldi (1996, 90’)
Il film è strutturato in tre capitoli. Primo capitolo. Un poeta e regista italiano (Marco Cavicchioli) viaggia su un treno di seconda classe nel tratto che da Messina porta a Siracusa. Arrivato in città, prende alloggio in un albergo di lusso e poi raggiunge il quartiere popolare della Mazzarona. Dopo aver contemplato case, persone, oggetti, la sua attenzione è catturata da alcuni ragazzi che giocano a pallone in uno spiazzo. Li osserva, poi si avvicina, parla con loro. È notte, e i ragazzi hanno acceso un falò di fronte al mare. Uno per uno si dirigono verso la macchina del poeta e rimangono appartati con lui, mentre si odono musiche di Satie e Telemann. La mattina dopo, mentre il sole risplende e il mare è mosso, il poeta riparte. Secondo capitolo. A casa del poeta a Roma, la domestica annuncia che è arrivata la persona che lui aspettava. Valerio (Vincenzo Crivello), un ragazzo di poco più di venti anni, aveva chiesto un appuntamento per preparare una tesi su di lui. Valerio in realtà voleva rimanere solo con il poeta. E la cosa avviene ma dopo uno scontro aspro e non privo di momenti forti. Terzo capitolo. È notte, e il poeta gira per Roma attraverso strade buie e poco frequentate. Incontrato un ragazzo bruno, lo invita a cena in trattoria, gli chiede se vuole fare l’attore. Dopo la risposta affermativa del ragazzo, i due si allontanano in uno spiazzo oscuro. Tutto sembra come al solito, ma stavolta il ragazzo si agita, pretende soldi e si mostra teso e riluttante. Quando scappa dalla macchina, il poeta lo insegue, lo fa cadere per terra. Nella colluttazione, il ragazzo trova un bastone e comincia a colpire il poeta che perde i sensi. Il ragazzo prende la macchina e passa sul corpo del poeta. Poi va via, mentre spunta l’alba.
Forse il film migliore di Grimaldi, Nerolio, in un livido bianco e nero di Maurizio Calvesi, ricostruisce la figura dell’ultimo Pasolini, come una sorta di profeta rancoroso e contradditorio, teorico del sesso come sopraffazione.
domenica 13
Pasolini sceneggiatore
ore 16.00 La commare secca di Bernardo Bertolucci (1962, 98’)
Il corpo senza vita di una prostituta viene trovato in un campo sul greto del Tevere. La polizia inizia subito le indagini e individua cinque sospetti appartenenti alla fauna della periferia romana. Mediante un sottile gioco a incastro, i loro vari interrogatori fanno da filo rosso al racconto, insieme ai flashback “a episodi” dell’ultimo risveglio pomeridiano dell’anonima vittima. Tra evidenti bugie e mezze verità, il ladruncolo detto “il Canticchia”, l’ex magnaccia Bustelli (che vive alle spalle della moglie e della suocera strozzine), l’ingenuo soldatino calabrese “Costantino Teodoro”, il friulano Natalino e il sedicenne Francolicchio, ancora sotto choc per la tragica scomparsa dell’amico Pipito, ci raccontano ognuno a sua volta la loro giornata balorda di sole e di pioggia, prima di essersi ritrovati tutti, verso mezzanotte, nei pressi del Parco Paolino… Finché un testimone citato da uno di loro aiuterà i poliziotti a individuare in una balera il colpevole, vale a dire quello che aveva mentito più degli altri.
Da un soggetto originale di Pier Paolo Pasolini, La commare secca rappresenta l’opera d’esordio di Bernardo Bertolucci. La sceneggiatura è di Bertolucci, Pasolini e Sergio Citti. La commare secca del titolo è la morte, chiamata così in un sonetto di Gioachino Belli.
Il restauro del film La commare secca è stato realizzato in 4K a cura di CSC – Cineteca Nazionale a partire dal negativo originale 35mm e dal negativo sonoro ottico messi a disposizione da RTI – Mediaset.
Pasolini prossimo e venturo
ore 18.00 Incontro moderato da Franco Montini con Roberto Chiesi, Silvana Cirillo, Filippo La Porta, Piero Spila. Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro curato da Piero Spila, Roberto Chiesi, Silvana Cirillo, Jean Gili, Tutto Pasolini (Gremese, 2022).
a seguire Pasolini un delitto italiano di Marco Tullio Giordana (1995, 99’)
Il 2 novembre 1975, su di uno sterro ad Ostia vicino al mare, viene assassinato lo scrittore omosessuale Pier Paolo Pasolini. Poco prima della morte aveva invitato a salire sulla sua automobile un giovane balordo Pino Pelosi, incontrato alla stazione Termini di Roma, come afferma questi presto arrestato. Dalle prime, convulse indagini e sulla base delle dichiarazioni di Pelosi, sembrò che l’assassino era solo: Pasolini fu ucciso per i numerosi colpi infertigli con una rudimentale tavoletta raccolta sulla sabbia dello squallido luogo. Impadronitosi dell’automobile del morto, Pelosi passò sul corpo di questi fuggendo a Roma. In seguito, sulla versione sorsero non pochi dubbi: a parte l’eccesso di reazione da parte del giovane (richiesto di una prestazione particolare, a suo dire subito rifiutata), e l’arma usata (un legno sconnesso e fradicio), alcuni dettagli poco chiari o addirittura disattesi dagli inquirenti, fecero emergere gradualmente l’ipotesi che l’assassino non fosse affatto solo. L’ispettore Pigna indagò su amici (altri balordi di borgata): vennero interrogate le famiglie interessate (la cugina del poeta, Graziella Chiarcossi, e i genitori di Pino, i coniugi Rosa ed Antonio Pelosi), mentre si pensò pure al criminale intervento di estremisti violenti e alla eventualità di mandanti politici, poiché Pasolini si era fatto molti nemici e, forse, poteva essere diventato un individuo scomodo.
Pasolini un delitto italiano ha il grande merito di essere da una parte una rigorosa ricostruzione del processo per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini e dall’altra un grande thriller, diventando alla fine un affettuoso omaggio al «poeta corsaro» che non si vede se non in immagini di repertorio o in rapidi scorci di dettaglio.
Lascia un Commento