E’ morto a 91 anni l’attore francese Jean-Louis Trintignant. Lo ha reso noto la moglie Mariane Hoepfner Trintignant, attraverso un comunicato diffuso dall’agente. E’ stato protagonista, con Vittorio Gassman, del memorabile film “Il sorpasso” del 1962. Figura chiave del cinema e del teatro francese, Jean-Louis
Trintignant è spirato “serenamente, di vecchiaia, questa mattina, nella sua casa, nel Gard, circondato dai suoi cari”, ha precisato la moglie. Protagonista di oltre 120 film nel corso di una carriera settantennale, ha lavorato con alcuni dei registi più importanti della storia. Si era ufficialmente ritirato dalle scene nel 2018, annunciando quasi con nonchalance di dover combattere contro un tumore che gli succhiava le forze. “Nei primi giorni ho deciso di combattere – ha raccontato – ma poi sono diventato un po’ pigro, mi faccio accudire e aspetto. Non mi sento più sicuro, ho sempre bisogno di qualcuno che mi sorregga e soprattutto mi sento vecchio e inutile”. A maggio 2019 però era tornato al festival di Cannes per “I migliori anni della nostra vita”, diretto dallo stesso regista, Claude Lelouch, con cui nel 1966 vinse la Palma d’Oro con “Un uomo, una donna”, in coppia con Anouk Aimée. Ma quando si parla di Trintignant non si può non pensare alle scene de “Il sorpasso” di Dino Risi, mentre con Vittorio Gassman scorrazzano per una Roma deserta. Nato nel sud della Francia, Trintignant è figlio di un industriale ma non segue le orme del padre. Abbandona gli studi di legge e si trasferisce a Parigi per studiare recitazione. L’esordio al cinema avviene grazie a Roger Vadim, suo mentore, che nel 1955 lo vuole in “E Dio creò la donna” al fianco di Brigitte Bardot. Di lì a poco i giornali riportano la notizia della presunta relazione che legherebbe i due attori. Tanta è l’insistenza della stampa, che per sottrarsi al gossip si arruola nell’esercito per la guerra di Algeria. Tornato, nel 1962 recita con Vittorio Gassman nel capolavoro di Dino Risi “Il sorpasso” e qualche anno dopo, nel 1966, ottiene la fama internazionale con “Un uomo, una donna” di Claude Lelouch, che colleziona quarantadue premi internazionali, tra cui la Palma d’oro a Cannes, gli Oscar come miglior film straniero e miglior sceneggiatura originale e il Golden Globe ad Anouk Aimee. Numerosi registi famosi, anche italiani, se lo contendono. È uno scrittore per Giuseppe Patroni Griffi in “Metti una sera a cena” (1969); un tormentato piccolo borghese in “Il conformista” (1970), di Bernardo Bertolucci; il raffinato omosessuale ne “La donna della domenica” (1975), di Luigi Comencini, al fianco di Marcello Mastroianni e il medico disilluso de “Il deserto dei tartari” (1976), di Valerio Zurlini, al fianco di Vittorio Gassman. La collaborazione italo-francese prosegue fino agli anni Ottanta, quando è protagonista per Ettore Scola in “La terrazza” (1980). Ma Trintignant è rimasto nel cuore degli spettatori anche per film memorabili come “Z – l’orgia del potere”, “Metti una sera a cena” o “La mia notte con Maud”, confermando a più riprese un amore reciproco con il cinema italiano. La costante è quel tratto sommesso, malinconico e gentile che sono la sua cifra più ricorrente. Costa Gavras gli mise addirittura un paio di occhiali scuri in “Z” per accentuare il tratto felicemente ordinario della sua presenza. E alla fine si penti’ perché in fin troppe scene Trintignant sembrava sparire dallo schermo, intimidito tra la folla. Ma è proprio questo ad attrarre l’attore: un modo di essere che non appare, che non si fa notare e per questo lo fa diventare intimo con lo spettatore. Nel 1983 torna in patria con “Finalmente domenica”, ultimo film di Truffaut, al fianco di Fanny Ardant. Approda, poi, oltreoceano con “Sotto tiro” (1983), di Roger Spottiswode, con Nick Nolte. Lelouch lo riscrittura per “Un uomo, una donna oggi” (1986) nuovamente in coppia con Anouk Aimée. Nel 1994 Krzysztof Kieslowski lo vuole per “Tre colori: Film rosso” e il suo ruolo del giudice maligno, demiurgo e patetico si conquista un posto negli annali della storia cinematografica. Negli ultimi anni, prima del ritorno a Cannes con Lelouch nel 2019, recita anche in due film di Michael Haneke: “Amour” del 2012 e “Happy End” del 2017. Presentando quest’ultimo, rivela: “Questo personaggio mi ha toccato enormemente. Sono alla fine della mia vita, come lui. Penso molto al suicidio, come lui”. La sua vita privata è stata segnata dalla tragedia. Dopo il primo matrimonio nel 1954 con l’attrice Stéphane Audran (da cui si è separato nel 1956), e una breve relazione con Brigitte Bardot, sposa nel 1960 Nadine Marquand, attrice, scenografa e regista (da cui divorzia nel 1976). Dall’unione nascono Marie, Pauline e Vincent. Pauline scompare nel 1969 a soli dieci mesi per la sindrome delle cosiddette morti bianche, mentre Marie muore tragicamente nel 2003 per le lesioni inflittele dal compagno Bertrand Cantat, voce del gruppo Noir Désir. Nel 2000 l’attore si sposa per la terza volta con la pilota Marianne Hoepfner. (dal tgcom)
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