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Close Film Recensione Poster

attenzioni dei compagni verso i comportamenti intimi ed espansivi dei due ragazzi si fanno sempre più curiosi e insistenti e la domanda sorge spontanea: c’è qualcosa di più nel loro rapporto di una semplice amicizia? Messo di fronte al dubbio, Rémi inizia a maturare un’idea diversa di sé stesso e di chi vuole essere, lasciando che il suo rapporto con Léo si deteriori sempre di più, cosa che porterà a conseguenze inattese e irreparabili. Sé con Girl (2018) il regista belga Lukas Dhont aveva dato vita ad un incredibile ritratto a tutto tondo delle difficoltà adolescenziali di una ragazza transgender, con Close viene esplorata, con semplicità e grazia, la dicotomia tra amicizia e sentimento, resa perfetta dalla chimica tra i due protagonisti Eden Dambrine e Gustav de Waele. È chiaro ormai che Dhont si trovi a suo agio con i giovani attori, in forza anche della sua età, e ogni sceneggiatura si rivela una sfida in più per esaminare il mondo adolescenziale sempre più in trasformazione, con i suoi importanti traguardi e le sue complessità. Un mondo che però fa ancora fatica ad essere capito ed accettato fino in fondo, un mondo, sembra dirci Dhont, ancora “chiusoˮ, dove il dialogo servirebbe più di ogni cosa e ogni manifestazione di dolcezza andrebbe vissuta aldilà del genere cui si appartiene, nella piena libertà di espressione dei propri sentimenti. Forse un film un po’ più schematico rispetto al precedente, con situazioni tipo non molto originali, ma comunque efficaci in forza della loro attualità. Con una fotografia pulitissima e una regia che addentra pienamente nel vissuto dei personaggi, Lukas Dhont, con il suo approccio fresco e penetrante, conferma il suo ruolo di narratore esemplare della generazione Z europea, bisognosa di venire a patti con chi è e con chi vuol essere. (La recensione del film “Close” è di Tommaso Di Pierro)