La recensione del film Cure a cura di Luigi R. Rami. Togliamo ogni dubbio. Nel caso a qualcuno tornasse in mente Il silenzio degli innocenti, di Jonathan Demme e con Anthony Hopkins, ha ragione. È lo stesso Kiyoshi Kurosawa ad ammettere che alla base di Cure c’è l’amore per quel film tratto dall’omonimo e fortunato romanzo di Thomas Harris. Ma questo è soltanto lo spunto ispirativo, perché poi Kurosawa costruisce il film secondo la sua visione cinematografica e ideologica.
Ecco brevemente la sinossi: in poco meno di due mesi, avvengono tre omicidi. Tre uccisioni che non hanno legami, se non una X incisa sul collo di queste vittime. Il detective Takabe, aiutato dallo psicologo e amico Sakuba, cerca di scoprire l’assassino.
Nel frattempo, su una spiaggia, un uomo che non ricorda nulla di sé vaga senza meta finché non viene aiutato e portato a casa da un giovane insegnate. Il giorno dopo l’uomo senza memoria è sparito, mentre la moglie dell’insegnate viene trovata uccisa, e… Cure è certamente un classico film thriller, ma al contempo un’opera teorica con cui il regista offre delle teorie.
La regia del regista giapponese ha un approccio innovativo verso il codificato genere, che anticipa sotto certi aspetti il prossimo new horror di produzione giapponese. Una regia costruita con asciutti piani sequenza senza aggiunte di inutili commenti sonori.
Una messa in scena violenta, ma sostanzialmente esangue, perché non mostra esagerate violenze oppure scene legate al sovrannaturale. Ugualmente Kurosawa non usa effetti speciali, ma crea il “terrore” attingendo dall’orrore quotidiano e urbano, con uno stile quasi documentaristico. E lo spavento cresce nel momento in cui le poche scene forti appaiono improvvisamente, e fanno deflagrare quella tensione accumulata. Si aggiunge a questo aspetto esteriore, la questione psicologica, nel quale i personaggi sono combattuti, e devono affrontare anche una strenua lotta interna.
Oltre alla meticolosa messa in scena di Kurosawa, ormai considerato un maestro del cinema orientale, Cure ha la sua efficacia anche per merito degli attori. Koji Yakusho è ormai un attore affermato, apparso nell’ultimo film di Wim Wenders Perfect Days. E Masato Hagiwara dimostra come si possa cesellare un personaggio complesso senza eccedere in barocche interpretazioni.
A distanza di quasi trent’anni, Cure dimostra come sia ancora una pellicola potente, che sa tenere testa, e anzi superare, gli odierni thriller. Perché riesce a coniugare la fruibilità del genere con l’aspetto teorico che il regista vuole affrontare, tanto a livello cinematografico quanto a livello sociologico. (La recensione del film Cure è a cura di Luigi R. Rami)

LA SCHEDA DEL FILM CURE (t.o. Kyua)
Regista: Kiyoshi Kurosawa – Cast: Kôji Yakusho, Masato Hagiwara, Tsuyoshi Ujiki, Anna Nakagawa, Yoriko Douguchi, Yukijiro Hotaru, Denden, Ren Ôsugi, Masahiro Toda, Misayo Haruki – Genere: Horror – Anno: 1997 – Paese: Giappone – Sceneggiatura: Kiyoshi Kurosawa – Fotografia: Tokushô Kikumura – Durata: 1 h 51 min – Distribuzione: Lo Scrittoio – Data di uscita: 3 Aprile 2025 – Il sito ufficiale del film Cure di Kiyoshi Kurosawa
Trama: Cure, film diretto da Kiyoshi Kurosawa, è ambientato a Tokyo nel febbraio del 1997 e racconta di una serie di di efferati omicidi sta sconvolgendo la capitale giapponese. Tutti questi crimini hanno un elemento in comune tra loro: i colpevol, persone ordinarie che non riescono a dare spiegazione delle loro azioni, incidono con una lama una X sul collo delle loro vittime…
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