DADAPOLIS – CALEIDOSCOPIO NAPOLETANO, la recensione del film di Fabio Gargano e Carlo Luglio


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La recensione del film “Dadapolis – Caleidoscopio napoletano” a cura di Rita Ricucci. Dadapolis -Caleidoscopio napoletano, il documentario firmato da Carlo Luglio e Fabio Gargano, dopo la presentazione alle Giornate Degli Autori nella sezione “Confronti” nell’ambito della 81a Mostra del cinema di Venezia, è già in sala con Europictures. Ispirato all’omonimo libro dell’89, scritto da Fabrizia Ramondino e Andrea Friedrich Müller, il progetto di Luglio-Gargano riprende la forma caleidoscopica propria del libro: Napoli è raccontata dalle voci, dalle

Dadapolis - Caleidoscopio napoletano | Poster

Dadapolis – Caleidoscopio napoletano | Poster

mani, dal pensiero di artisti dal calibro inequivocabile di Tonino Taiuti, attore; Mario Spada, fotografo; Alessio Forgione, scrittore; Cristian Leperino, scultore; Igor Esposito, drammaturgo; Guelfo Margherita, psicanalista; James Senese, musicista; Nello Daniele, cantautore; Beppe Lanzetta, scrittore, insieme a molti altri. Il documentario è inoltre dedicato agli illustri nomi di Gaetano Di Vaio, Enzo Moscato e Cristian Vallaro che durante le riprese sono venuti a mancare.

Il lavoro cinematografico dei due registi è stato quello di dividere la narrazione in quadri multiformi, ognuno dei quali richiama uno dei quattro elementi: fuoco, terra, aria e acqua.

Il fuoco è il principio di tutto che identifica l’origine della natura dell’artista napoletano nella creazione della città e nelle trasformazioni da essa subita nel corso della storia.

Un’analisi filologica ci prepara a una lingua, usata nella terra partenopea, di cui ricorre nel film il mito della sirena, riprodotta ad ogni angolo del porto dove si svolge il prologo e l’epilogo del dramma, a riva delle acque marine.

Una dimensione linguistica, dunque, senza futuro, tutta al presente che pensa al passato, perché “Napoli è come una spugna che assorbe ogni cultura, ogni idioma e il napoletano è prima di tutto, una lingua parlata non scritta”.

Ad anticipare il quadro dell’elemento terra, non poteva mancare la malinconia e la potenza delle note del grandissimo Pino Daniele con ‘Terra mia’ con la quale si enuncia la potenza del silenzio per un musicista.

La terra è inclusa nella concretezza tra creatività e mercato, che esprime la generazione artistica dentro l’arte già generata. L’analisi che compie questo quadro è la dicotomia tra artisti e creativi, dove i primi sono quelli che necessitano dell’arte per la loro stessa esistenza e i secondi offrono al pubblico una lettura della realtà attraverso un messaggio intrinseco. Per questo, a memoria dell’artista quale era Enzo Moscato, si definisce la sua scrittura come cibo da masticare fino a renderlo poltiglia, digerire e farla uscire dalla porosità della pelle dell’artista, prima ancora che dalla bocca.

L’aria invece è la mobilità di uno sguardo al futuro, l’interazione tra uomo e paesaggio, ricordando il caso di Italsider a Bagnoli che preannunciava la grande crisi energetica mondiale. Una città, uomini e donne, capaci di resistere a tutto, alla morte stessa, capaci di guardare il mare come Dio, come vita.

Per questo la creatività di esseri umani che mettendosi insieme in una Napoli porosa, fangosa è capace di rinascere ogni volta. L’acqua, infatti, il mare che bagna Napoli è la madre generatrice nella quale la vita comincia e finisce per poi riemergere, nuova.

Quello che emerge dal documentario, in collaborazione con le L’accademia delle Belle Arti, è una Napoli di per sé artista, senza autocelebrazioni, una Napoli che, come la distesa del mare, “ha il volto di una pasta cresciuta senza lievito, inerte” e che assume la risolutezza dell’arte negli uomini e donne che non si risparmiano a lavorare per mantenere vivo il suo vigore.  

Dadapolis-Caleidoscopio napoletano è un documentario la cui efficacia descrittiva e narrativa rimane impressa lasciando lo spazio adeguato al pensare quanto l’arte, quella vera, nella forma del dramma della vita, possa essere rappresentato solo dalla multiformità di voci che vivono il respiro di una Napoli senza tempo e senza confini. (La recensione del film “Dadapolis – Caleidoscopio napoletano” è a cura di Rita Ricucci)

Una scena del film “Dadapolis – Caleidoscopio napoletano di Fabio Gargano, Carlo Luglio | Recensione di Rita Ricucci

LA SCHEDA DEL FILM “DADAPOLIS – CALEIDOSCOPIO NAPOLETANO” (t.o. Dadapolis – Caleidoscopio napoletano)

Regista: Fabio Gargano, Carlo Luglio – Cast: Enzo Moscato, Thru Collected, Lino Musella, James Senese, Peppe Lanzetta, Jorit – Genere: Documentario – Anno: 2024 – Paese: Italia – Scenaggiatura: Fabio Gargano, Carlo Luglio – Fotografia: Matteo Raniero Muti – Durata: 1 h 12 min – Distribuzione: Europictures – Data di uscita: 2 Dicembre 2024 – Il sito ufficiale del film “Dadapolis – Caleidoscopio napoletano” di Fabio Gargano, Carlo Luglio

Trama: Dadapolis – Caleidoscopio Napoletano, il documentario diretto da Carlo Luglio e Fabio Gargano, è un dialogo corale che si intreccia e si sovrappone, dando voce a una Napoli che, pur nelle sue mille contraddizioni, è capace di rinascere continuamente. Questa visione si espande oltre i confini della città, grazie agli occhi e alle opere di circa 60 artisti e musicisti napoletani. Una città in continua evoluzione, che non ha mai smesso di essere così attuale. Si mescolano molte voci che con i loro punti di vista dissonanti, arricchiscono la rappresentazione della città. Il documentario, realizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, si avvale di testi di poeti, filosofi, artisti, storici e viaggiatori nel corso dei secoli…

DADAPOLIS – TRAILER UFFICIALE

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