– Dario Argento, ‘ecco la mia sgangherata seduta psicanalitica’ (News)


(ANSA) – Fantasmi, ombre, le città immaginarie dei suo film, con una strada di Bologna che può portare a una piazza di Torino, il rapporto con i genitori e in particolare l’influenza sui suoi ritratti di donna fuori da ogni schema avuta dalla madre, Elda Luxardo, grande fotografa specializzata negli scatti alle dive

(“passare ore nel suo studio da bambino mi ha insegnato ad esplorare l’animo femminile”) . Sono fra i percorsi più introspettivi e segreti nei film e nella personalità di dario Argento in Profondo Argento, il documentario di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa dedicato al maestro del brivido, presentato in prima assoluta alla Festa del Cinema di Roma, insieme alla versione restaurata in 4k di uno dei suoi capolavori, Profondo Rosso. “È un film che nasce dalla voglia di cambiare rispetto al mio cinema precedente” racconta Argento parlando della sua giornata alla Festa del Cinema di Roma. Venendo al documentario, è un’intervista degli anni ’70 ad aprire il racconto: “Perché faccio quello che faccio? Per essere amato”, diceva Argento, che qui riscopriamo in un viaggio tra materiale d’archivio, scene di film, una nuova intervista al cineasta e le voci, fra le altre, di Asia Argento, Daniele Luxardo, Donato Carrisi, Jean-François Rauger, Guido Lombardo, Luciano Tovoli. “Parlare di me in questo documentario è stato come fare una sgangherata seduta psicanalitica. Mi ha permesso di tornare ai periodi in cui quei film li giravo, a ciò che provavo, è stato molto interessante anche per me” spiega Argento, che non ha ancora visto il film: “Lo vedrò per la prima volta con il pubblico” spiega sorridendo. Per lui, Profondo Argento (prodotto da Baires Produzioni e Luce Cinecittà) è anche l’occasione “di rimettere a posto delle verità su cose che negli anni sono state spesso travisate. Spesso leggo su di me certe panzane…”. Il suo cinema risponde principalmente “a sogni, incubi, stati d’animo, al modo in cui mi rapporto con la mia parte oscura – sottolinea -. La paura resta paura e tutti la riconosciamo, anche se assume varie forme. Può essere paura sociale, paura di essere aggredito, o quella dell’io profondo”. (ANSA)

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