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Dreams | Recensione | Poster

premiato con l’Orso d’oro all’ultimo festival di Berlino, s’invaghisce della sua insegnante che, guarda un po’, si chiama Johanna (Selome Emnetu), che è anche un’artista e sa lavorare a maglia. La ragazza se ne invaghisce e sogna di stringere un rapporto sentimentale, al punto che con la scusa di imparare a usare i ferri da maglia e l’uncinetto, frequenta con assiduità la casa di Johanna che capisce il sentimento della sua allieva e per un po’ lascia fare.

Tutto questo è raccontato dalla voce narrante della stessa protagonista, mentre parla con il suo analista e quando mostra a Karin (Anne Marit Jacobsen), sua nonna, il suo diario-romanzo. Karin è una scrittrice famosa, ormai anziana, appartenente a quella generazione di giovani  sognatori (Dreams appunto), non solo europei, che volevano cambiare il mondo e leggendo il diario, mentre ravvisa nella ragazza promettenti capacità letterarie, teme che sua nipote sia vittima di una sorta di circonvenzione da parte della sua insegnante e decide di mettere al corrente sua figlia Kristin (Ane Dahl Torp), madre di Johanne.

Dreams fa parte di una trilogia insieme a “Sex” e “Love” con cui lo scrittore e regista norvegese Dag Johan Haugerud analizza I rapporti umani attraverso immagini sobrie ed eleganti e l’uso di dialoghi all’apparenza semplici, in realtà frutto di sapienza letteraria, uno stile che sarebbe piaciuto allo svedese Ingmar Bergman.

Nella prima parte (forse un po’ lunga) di questa delicata commedia Johanne racconta il suo sogno d’amore e le sue emozioni di adolescente, poi si fa più concreto il rapporto con gli altri, la nonna, la madre il fidanzatino e vari altri personaggi che via via si affacciano sulla scena. Qui il film regala anche momenti gustosi, soprattutto quando mette a confronto tre generazioni, Karin che orgogliosamente rivendica il fatto che lei a diciassette anni si batteva per cambiare il mondo; Kristin, sua figlia,  che invece è della generazione di mezzo, per niente rivoluzionaria e anzi molto pragmatica, che vede nella possibilità che il diario di sua figlia venga pubblicato, oltre che un motivo di orgoglio, una concreta possibilità di guadagno. Il confronto tra Kristin e sua madre a proposito del film Flashdance (un film nazista secondo Karin) è davvero un pezzo di teatro da non perdere. Poi, naturalmente e prima di tutti, c’è Johanne che si affaccia alla vita e sta conoscendo se stessa.

Gli uomini sono quasi del tutto assenti o marginali. Non c’è un nonno, non un padre, l’analista è un pretesto per raccontare e il fidanzatino dovrà probabilmente aspettare a lungo l’arrivo di Johanne all’appuntamento del finale.

Lungi dall’essere un film serioso, Dreams è in realtà un delicata commedia, molto intelligente e divertente dove l’esordiente Ella Overbyne è perfettamente a suo agio nel confronto con due veterane come Anne Marit Jacobsen e Ane Dahl Torp.

Non c’è dubbio, l’Orso d’oro di Berlino è meritato. (La recensione del film Dreams è a cura di Claudio Montatori)