Ero in guerra ma non lo sapevo Recensione. La recensione del film “Ero in guerra ma non lo sapevo” di Rita Ricucci. Tratto dal libro omonimo e autobiografico di Alberto Dabrazzi Torregiani e Stefano Rabozzi (edito da A. CAR Editore) il film racconta
la cruda vicenda del noto orefice milanese, Pierluigi Torregiani, vittima di un agguato firmato C. A. P., Proletari Armati per il Comunismo, che lo uccidono a colpi di arma da fuoco.
Siamo nel 1979, a Milano, sede di agguati e stragi dove la politica assume totalmente il sapore di una guerra o, al contrario, le rapine assumono i panni di una politica da affermare.
Torregiani è un orefice milanese, ha un negozio di lusso dove orologi svizzeri spaccano il minuto di un tempo fatto di denaro e successo. Torregiani entra persino nelle case degli italiani con la televendita, facendo più ascolti di Mike Bongiorno. Sono gli anni caldi e veloci di un boom economico che scoppierà di lì a poco mentre il proletariato lotta per i propri diritti e le donne per la parità: esproprio proletario come forma sociale dell’autonomia da conquistare, dice la radio, e la fine della visione imperialista della donna che la vede solo moglie e madre segregata in una casa.
A scrivere il libro Ero in guerra ma non lo sapevo sarà però Alberto, il figlio adottivo quindicenne costretto sulla sedia a rotelle, ferito durante l’agguato teso al padre.
Fabio Resinaro che collabora all’adattamento cinematografico resta attento, molto attento alla ricostruzione storica facendo di Milano un modello di salotto dove l’accento grave sulle vocali le aprono a tal punto da somigliare a belati sarcastici. L’inserimento delle immagini di repertorio è senz’altro lodevole e ne guadagna la verità dei fatti, soprattutto il funerale dello stesso Torregiani.
Il film assume così lo spettro di un film televisivo anni Ottanta e a tratti il gusto dell’attesa western alla Sergio Leone, in Il Buono, il brutto e il cattivo (1966). Così, come per e, nel cinema di Leone, i duelli e le sfide si giocavano a suon di istanti, millesimi di secondi nei quali si misura la velocità e l’astuzia dei protagonisti, così Resinaro costruisce la storia di un uomo, “il Torregiani”, che sfida a colpi di lancette in un orologio svizzero il tempo cupo e curvo degli anni più oscuri italiani. È infatti sul tempo che gioca la sceneggiatura e la macchina da presa fino a far diventare le riprese di un drone un quadrante di orologio. Perché, dice “il Torregiani”: non può essere il tempo a misurare l’uomo ma l’uomo, il tempo.
Il film di Resinaro non dimentica e neppure elabora, però, la visione del figlio Alberto: un padre impavido, il cui coraggio oltrepassava le barriere del tempo per fare del tempo la sua maggiore forza. Non c’è che un attimo nel quale il protagonista si ferma a pensare, ma non a riflettere, su quale tempo storico stia attraversando il Paese. Così, di fronte al primo tentativo di rapina è capace di affermare: i giovani con il pugno alzato non portano neppure l’orologio…Che Guevara portava un Rolex al polso…stanno perdendo tempo…
Invece il tempo l’ha perso proprio lui: il tempo si è fermato il 16 febbraio del 1979 quando, nonostante avesse estratto la pistola, il meccanismo si è inceppato; trivellato di colpi è rimasto a terra, segnando l’ultimo istante di vita sul quadrante dei suoi occhi aperti sul figlio Alberto e la figlia Marisa (rimasta illesa). (La recensione del film “Ero in guerra ma non lo sapevo” è di Rita Ricucci)
LA SCHEDA DI “ERO IN GUERRA MA NON LO SAPEVO” (Ero in guerra ma non lo sapevo)
Regista: Fabio Resinaro – Cast: Francesco Montanari, Laura Chiatti, Luca Guastini, Alessandro Tocco, Pier Giorgio Bellocchio, Maria Vittoria Dallasta, Gualtiero Burzi, Juju Di Domenico, Stefano Fregni, Gianluca Gobbi – Genere: Drammatico – Anno: 2021 – Paese: Italia – Sceneggiatura: Mauro Caporiccio, Carlo Mazzotta, Fabio Resinaro – Fotografia: Paolo Bellan – Durata: 1h 33 min – Distribuzione: 01 Distribution Data di uscita: 24 gennaio 2022 (Italia) – La pagina ufficiale del Film
Trama: Ero in guerra ma non lo sapevo, film diretto da Fabio Resinaro, è tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Torregiani. Il libro ripercorre quella che è stata la sua vita, dal momento in cui suo padre, il gioielliere Pierluigi Torregiani, nel 1979 viene coinvolto in uno scontro a fuoco da alcuni rapinatori entrati nella sua attività, sita in una zona periferica milanese. I criminali in questione appartengono ai PAC, ovvero i Proletari Armati per il Comunismo, un gruppo terroristico di estrema sinistra. Nella sparatoria rimane gravemente ferito lo stesso Alberto, che con questo racconto ha cercato anche di riflettere sul perché vi sia così tanta cattiveria in una persona e sulla durezza degli anni di piombo…
Lascia un Commento