“Freaks Out” Recensione. Roma, 1943: l’albino Cencio (Pietro Castellitto), l’uomo peloso – e realizzato sulle fattezze di Chuwbecca di Guerre Stellari – Fulvio (Claudio Santamaria), la
ragazza elettrica Matilde (Aurora Giovinazzo) e l’uomo magnetico Mario (Giancarlo Martini) sono quattro amici che lavorano in un circo romano gestito da Israel (Giorgio Tirabassi). Quando quest’ultimo scompare senza dare una spiegazione, i quattro si sentono abbandonati, così cercano una via di fuga dalla città occupata dai nazisti. Ma non sanno che qualcuno si è già messo sulle loro tracce…
Idea Centrale
Sono in mezzo a noi, hanno poteri e capacità sovrumane, ma si nascondono. Costretti a celare la propria identità, per paura di un rifiuto o di essere considerati “fenomeni da baraccone”, vagano nel mondo, soli, alla ricerca della propria storia. Sono i freaks, i diversi. Ed è proprio la paura del diverso – e il conseguente odio cieco – che ha dato vita a una delle pagine più buie della storia dell’umanità. “Non sono un animale. Sono un essere umano” urlava John Merrick – alias l’Uomo Elefante (John Hurt) – il personaggio dell’omonimo film concepito dalla brillante mente del visionario regista David Lynch. Ed è proprio a quest’ultimo, senza ombra di dubbio, che Mainetti si è ispirato per i suoi freaks. L’idea di fondo, dunque, è quella di consegnare un ritratto di uno dei casi storici più grotteschi dell’umanità, vissuto attraverso gli occhi di chi con la propria diversità ci convive da sempre. Ma è anche e soprattutto la dimostrazione di come questa diversità, a volte, possa cambiare il corso della storia.
Recensione
Gabriele Mainetti torna alla regia per la seconda volta, dopo aver dato una nuova dignità al genere supereroistico tutto all’italiana con il suo lavoro d’esordio del 2015, Lo chiamavano Jeeg Robot, divenuto cult ancor prima che lo stesso Mainetti potesse accorgersene. Ancora una volta, il regista romano concepisce una pellicola che è un omaggio alla Settima arte, un vaso di Pandora pronto a schiudersi e a tirar fuori i topoi dei maggiori capolavori della cinematografia mondiale. “In Freaks out – conferma lo stesso Mainetti – c’è tutto il mio amore per il cinema”: sono molti, infatti, gli omaggi cinefili che si evidenziano in questa nuova produzione, sia dal punto di vista contenutistico che formale. Lo stile di Tarantino, su tutti, è percepibile nella scelta – già ampiamente sperimentata in Bastardi senza gloria – di plasmare un universo ucronico, in cui la storia può intraprendere un corso del tutto diverso e inaspettato. Inoltre, alcune scene splatter – che si possono definire “pulp”, senza esitazione alcuna – sono propriamente appartenenti all’universo di Tarantino, sebbene qui vengano saggiamente rielaborate e applicate a una pellicola che si pone come un’alternanza fra poesia e crudeltà, in quello che lo stesso Mainetti ha definito un “realismo magico”. Ma è sicuramente la lezione impartita da Steven Spielberg, regista profondamente amato da Mainetti, che aleggia nell’opera del regista romano: i nazisti abilmente delineati ricordano quelli di Schindler’s list, mentre la scena del bacio fra Cencio e Matilde sparati nel cielo dal cannone, rischiarati solo dal bagliore argento della luna piena, ha fatto sussultare di gioia i cuori di tutti coloro che sono cresciuti sognando insieme a Elliot (Henry Thomas, E.T. L’extra-terreste) e al suo amico alieno dagli occhioni azzurri. Ma non mancano, ovviamente, omaggi alla cinematografia nostrana, con citazioni tratte specialmente da Roberto Rossellini (Roma città aperta) e dalle patinatissime pellicole, conosciute altresì come spaghetti-western, di Sergio Leone.
Note e Curiosità
Mainetti concepisce un’opera impeccabile su ogni fronte, dalla fotografia alla sceneggiatura, dalla scelta del cast alla colonna sonora. Quest’ultima, in particolare, grazie ad alcune scelte anacronistiche (Creep dei Radiohead suonata nel 1943 fa alquanto sorridere), pone la ciliegina sulla torta di una pellicola che è già formalmente perfetta, tanto da essersi aggiudicata il Leoncino d’oro al 78esimo Festival del Cinema di Venezia. Freaks out, dunque, è sì un film di denuncia, ma è anche e soprattutto un percorso di crescita, un viaggio di formazione che vede maturare non solo le consapevolezze dei protagonisti, ma anche e soprattutto quelle dello spettatore. Perché la consapevolezza finale, quando non si riesce a distogliere lo sguardo dai titoli di coda, è che Mainetti ha completamente stravolto il modo di fare e di percepire il cinema, e nulla sarà più come prima. (Recensione di Giulia Mariani).
“Freaks Out” di Gabriele Mainetti è disponibile in Streaming su
LA SCHEDA DE “FREAKS OUT” (Freaks Out)
Regista: Gabriele Mainetti – Cast: Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta, Franz Rogowski – Fotografia: Michele D’Attanasio – Sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Gabriele Mainetti – Musica: Michele Braga, Gabriele Mainetti – Genere: Avventura – Anno: 2021 – Paese: Italia, Belgio – Durata: 2h 21 min – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 28 ottobre 2021 (Italia)
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