Un horror incentrato sulla suspense che, naturalmente, differisce notevolmente dal genere a cui facciamo riferimento oggi. Nonostante l’epoca, nonostante i mezzi a disposizione, però, “Il bacio della pantera” di Jacques Tourneur si presta a un’analisi e un approfondimento per i temi trattati e il
modo in cui essi vengono mostrati. L’ingegnere navale Oliver incontra allo zoo di New York, una disegnatrice di moda serba, Irena Dubrovna intenta a ritrarre una pantera nera e, per questo, suscita immediatamente l’interesse dell’uomo. Irena lo invita per un tè nel proprio appartamento. Qui Oliver si dimostra interessato in particolare a una statua che raffigura un uomo medievale con una corona che impala un gatto con la spada: si tratta del re Giovanni di Serbia. A questi è legata una leggenda, quella di una tribù maledetta e malvagia dove gli abitanti sono dei seguaci del demonio. Tribù salvata da re Giovanni, unico in grado di cacciare gli abitanti. Dal film si comprende, poco alla volta, che Irena crede di essere una discendente della malvagia tribù e ha paura di trasformarsi in una pantera se travolta dalla passione, dalla rabbia o dalla gelosia. In ogni caso, a prescindere da ciò, Oliver, innamorato follemente di Irena, la sposa. Ma la prima notte di nozze la donna, terrorizzata da cosa potrebbe accadere, evita di dormire con lui e si chiude a chiave in una stanza. Oliver la convince a vedere uno psichiatra, il dottor Louis Judd, il quale tenta di convincerla che i suoi timori sono di una natura più terrena. Parallelamente Oliver decide di confidarsi con una collaboratrice, Alice. Scoperto questo Irena si sente tradita e, in un impeto di rabbia, lacera con le unghie un divano. Ma le preoccupazioni non finiscono qui. Mentre cammina da sola in una strada deserta, Alice è inseguita da Irena, che a un certo punto sembra scomparire nel nulla. Nel frattempo allo zoo un guardiano scopre alcuni animali uccisi e le impronte di una bestia. Continuano, poi, le “persecuzioni” nei confronti di Alice che viene quasi aggredita in piscina da un grande animale, mostrato soltanto attraverso l’ombra, ma che fa a brandelli i vestiti della ragazza una volta uscita dall’acqua. Per cercare di sistemare le cose e il rapporto con il marito Irena si decide a consumare il matrimonio, ma questo risulta un tentativo vano perché Oliver le comunica che chiederà il divorzio. Successivamente, al lavoro, Oliver e Alice sono attaccati da un feroce animale che riescono a fermare nel momento in cui l’uomo afferra un oggetto a forma di croce intimando a Irena di andarsene. La donna si reca, quindi, dal dottor Judd che, baciandola, la “costringe” a trasformarsi in una pantera che sferra un attacco improvviso all’uomo uccidendolo. Quest’ultimo, però, riesce comunque a ferirla costringendola a trascinarsi allo zoo dove muore nel tentativo di liberare la pantera. Quando Oliver e Alice arrivano è troppo tardi. Uno degli elementi che colpisce maggiormente lo spettatore e che ha reso questo film importante nel tempo (tanto da far sì che venisse realizzato un remake con lo stesso titolo nel 1982) è la sua capacità di essere esso stesso un felino. Nel senso di sussurrare, accennare, vivere nel mistero e nella suspense così come si muove e muoverebbe un felino, protagonista indiscusso di un horror d’altri tempi, ma dal quale molti titoli ancora oggi possono attingere, sotto tutti i punti di vista. L’orrore presente ne “Il bacio della pantera” non è quello classico che crea spavento e disgusto, ma è un orrore costruito con il procedere della narrazione che si insinua nello spettatore, terrorizzato dal protrarsi della storia e dalla sua eventuale evoluzione. Anche perché tutto ruota attorno a questa credenza, mitologica e permette di raggiungere vette emotive alte. A emergere, sia perché in sintonia con la tematica affrontata, sia per la bravura dell’interprete è il personaggio di Irena e quindi dell’attrice Simone Simon che riesce a incarnare alla perfezione il ruolo di spaventata-spaventatrice, terrorizzando sé stessa, gli altri personaggi
coinvolti e lo spettatore. Spettatore che, non a caso, di questo film ricorda principalmente il ruolo della protagonista che supera di gran lunga quello delle altre interpretazioni. Degne di menzione sono almeno due scene del film che si potrebbero definire fondamentali, sia per la narrazione stessa che per il perpetuarsi dell’importanza del film nel tempo. La prima scena è quella all’interno della piscina al chiuso. Già le increspature aiutano a creare un alone di mistero e inquietudine con splendidi riflessi sulle pareti. Poi c’è il riecheggiare di strani versi e rumori che portano Alice a guardarsi intorno alla disperata ricerca di qualcuno. L’altra scena in questione è quella del pedinamento notturno compiuto da Irena ai danni di Alice nella quale i tacchi delle due giovani donne rompono il silenzio notturno, in una strada deserta colpendo lo spettatore e tenendo alta l’asticella dell’attenzione. Un horror che, come detto, è ancora oggi presente e vivo nella mente degli amanti del cinema e che è stato ripreso e citato da grandi autori successivi. Uno su tutti sicuramente il Maestro del brivido, Dario Argento, che ha preso ispirazione da questo titolo per uno dei suoi lavori più noti, “Suspiria”, riprendendo l’ambientazione e l’atmosfera di ansia della piscina, ma anche la camminata del pedinamento. Quindi le due scene probabilmente più iconiche del film di Jacques Tourneur. Nonostante sia una produzione minore all’apparenza, alla fine “Il bacio della pantera” risulta un titolo ricco nella sostanza. Una sostanza che si può riscontrare sia nella storia sia nella messa in scena. Al di là dell’horror puro e semplice, è geniale il modo in cui è costruita la storia attorno ai personaggi di Oliver e Irena che porta a divergenze e dicotomie continue, dal reale-irreale alla relazione stessa tra i due, vista in maniera completamente opposta con il susseguirsi del tempo. Se da una parte abbiamo l’idea che la leggenda possa avere la meglio perché essa può sostituirsi alla realtà, dall’altra abbiamo la visione differente di ciò che li circonda: Irena vede il mondo in un certo modo, mentre Oliver in un altro, accorgendosi, seppur lentamente, di cosa voglia dire stare al fianco della moglie. Ma è anche il modo in cui la storia è mostrata che suscita interesse ancora oggi. Non solo le scene citate, ma in generale il crescendo continuo di quella che è una suspense “diversa” rispetto ai “classici” film dell’orrore. Ogni istante di terrore è costruito prestando particolare attenzione a ogni singolo dettaglio, sonoro, visivo o di costruzione della scena in questione. Perché niente è lasciato al caso e tutto convoglia alla perfezione nel culmine del terrore. Un horror da cineteca. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI. (di Veronica Ranocchi)
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