Il male non esiste Recensione. La recensione del film “Il male non esiste” di Rita Ricucci. Orso d’Oro alla 70 Berlinale, Il Male non esiste di Mohammad Rasoulof esce nella sale cinematografiche italiane. Anche per Rasoulof come per il grande Asgar Farhadi il cinema rappresenta l’opportunità di esporre la realtà iraniana,
l’opportunità di parlare. Per quanto osteggiato, Rasoulof trasforma il coraggio in poesia, scritta sulla pellicola, letta dall’occhio della macchina da presa. Il male non esiste mette a tema due questioni fondamentali: la pena di morte, ancora in vigore in Iran e le conseguenze mortifere di chi, in osservanza alla legge, è costretto a procura la morte. Siamo in Iran. Senza indagini né regolare processo, esiste la condanna estrema: la pena di morte. Sono i giovani, obbligati al servizio militare per ottenere la patente, il passaporto, una vita semplice e dignitosa, gli incaricati di togliere lo sgabello su cui poggiano i piedi senza speranza delle vittime. Quattro storie, quattro nomi, quattro uomini che portano sulle spalle il peso dell’obbedienza osservata e patita. Heshmat, Ehsan Mirhosseini, è un buon uomo: accudisce la madre una volta alla settimana, passa l’aspirapolvere, è paziente con la sua piccola bambina, è tenero con la moglie. Heshmat è silenzioso, un uomo silenzioso che non osa parlare e parlarsi. Pouja, Kaveh Ahangar, è giovane, molto giovane. Ha cominciato il servizio militare senza avere idea di cosa potesse succedere. Il dilemma di obbedire di fronte al male è più grande di lui. Trova il coraggio della sua risposta nell’amore promesso della sua fidanzata che lo incoraggia: tu lo puoi fare! Con le parole della celeberrima Bella Ciao, nella versione originale legata al lavoro delle mondine, cantata dalla nostrana Pantera di Goro, Milva, percorriamo il deserto iraniano, categoria per eccellenza per descrivere l’agonia interiore che divora i protagonisti. Perché è in quella bellezza naturale che fa breccia il male oscuro e occulto che quel paese neppure nasconde ma ostenta nella sua barbaria. Javad, Mohammad Valizadegan, invece, ha fatto il suo lavoro. Lo svolge senza pensarci troppo perché fuori, immersa nel bosco, c’è la casa dove lui e la sua ragazza presto potranno vivere. Ha ottenuto una licenza di tre giorni e, ripulito della sua divisa, corre dal futuro suocero a chiedere la mano di sua figlia. C’è qualcosa però che non aveva previsto, non aveva calcolato anche solo pensando che il tuo (di ciascuno) potere è dire di no! Bharam, Mohammad Seddighimehr, era un medico. Non esercita, non ha patente e vive nel deserto, lontano dai centri abitati. È diventato un apicultore. Vive con la sua seconda moglie, farmacista. Il passato come un’astuta volpe fa razzia della verità più vera che ha tenuta nascosta per vent’anni e il suo deserto è ancora più arido. Il male non esiste non si limita a mostrare. Piuttosto Rasoulof scrive, nei piani sequenza, nelle panoramiche, un testo necessario e inedito che spinge lo spettatore a riflettere sul tema cruciale della pena di morte: morte del condannato senza processo e la scelta morale di chi esegue l’atto, costretto a farlo per ottenere una quotidianità che gli sarebbe dovuta, invece, come diritto fondamentale della persona. Rasoulof racconta il sistema politico coercitivo attraverso la vita dei protagonisti che rigurgitano in ogni modo la scelta obbligata di eseguire la condanna. Accanto ai protagonisti maschili: Heshmat, Javad e Bharam, ci sono le donne. Mogli alterate dall’ingiustizia di non essere considerate al pari del marito, fidanzate coraggiose che osano sfidare il sistema, futuri mogli partigiane e sapienti, figlie non figlie piene di ideologia incapaci di perdono. Rasoulof è notevole fino alla fine. Lascia lo spettatore assordato dal silenzio dell’immagine a indagare la propria coscienza: cosa avrei fatto io? Chi sarei stato dei quattro? Nessuno che rappresenti il potere, il governo: solo uomini che vivono la condizione di prigionia etica. Perché anche il nostro mondo, quello al di qua del confine con il Golfo Persico, ha cantato Bella Ciao facendone il baluardo di una resistenza che esige il lavoro di ogni persona. La libertà di essere uomini liberi è per tutti e dappertutto perché Verrà un giorno che tutte quante/O bella ciao o bella ciao o bella ciao ciao ciao/Ma verrà un giorno che tutte quante lavoreremo in libertà… (La recensione del film “Il male non esiste” è di Rita Ricucci)
LA SCHEDA DE “IL MALE NON ESISTE” (Sheytan vojud nadarad)
Regista: Mohammad Rasoulof – Cast: Ehsan Mirhosseini, Kaveh Ahangar, Mohammad Seddighimehr, Mohammad Valizadegan, Baran Rasoulof, Shahi Jila, Darya Moghbeli, Shaghayegh Shoorian, Mahtab Servati, Alireza Zareparast, Salar Khamseh, Reza Bahrami – Genere: Drammatico – Anno: 2020 – Paese: Germania, Iran, Repubblica Ceca – Sceneggiatura: Mohammad Rasoulof – Fotografia: Ashkan Ashkani – Durata: 2h 20 min – Distribuzione: Satine Film – Data di uscita: 10 marzo 2022 (Italia)
Trama: Il Male non esiste, film diretto da Mohammad Rasoulof, racconta quattro storie, tutte incentrate sul dramma vissuto dal popolo iraniano, vessato da un regime dispotico che non gli permette di esprimere la propria libertà o di ribellarsi alle ingiustizie. Quattro storie che passano da un genere all’altro, dal dramma familiare all’azione, attraversando il sentimentale fino a giungere al thriller. Tramite i suoi quattro protagonisti, il film diventa una raccolta di storie sulla pena capitale, legate tematicamente l’una all’altra e volte a rappresentare un paese in cui vengono messe a morte ogni anno oltre 500 persone. Heshmat (Ehsan Mirhosseini), marito e padre, cerca di non far mancare nulla alla sua famiglia; ogni giorno si alza per andare a lavorare e sbarcare il lunario…
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