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Il mondo dietro di te Recensione Poster

Julia Roberts, Ethan Hawke, Mahershala Ali e Myha’la Herrold è terrificante nonostante non sia un horror ma un semplice thriller. Prodotto da Higher Ground, la società di produzione fondata da Barack e Michelle Obama, il titolo è un disaster movie ben diverso da quanto visto sullo schermo finora nell’ambito dello stesso genere. Amanda e Clay sono una coppia che, in compagnia dei figli, hanno affittato un’abitazione per trascorrere un weekend all’insegna del relax e della spensieratezza. Qualcosa inizia, però, a non andare dopo che Amanda si rende conto che un uomo ha fatto scorte di bottiglie di acqua e di cibo in scatola nel supermercato della zona. Come se non bastasse, mentre la famiglia è in spiaggia, una nave petroliera non riesce a fermarsi ma perde il controllo e si arena sulla spiaggia di Long Island. La situazione si fa ancora più preoccupante nel momento in cui un padre e una figlia, vestiti di tutto punto, si presentano in casa nel pieno della notte. L’uomo sostiene di essere George, il proprietario dell’abitazione, e di essersi presentato lì perché in città c’è un blackout che lo ha profondamente spaventato. Più passano le ore più sembra che il mondo stia affrontando un collasso che colpisce in primo luogo la tecnologia e impedisce alle due famiglie qualsiasi connessione alla rete. Mentre la minaccia cresce, le due famiglie devono decidere come reagire di fronte a questa crisi confrontandosi con il mondo al collasso. C’erano una volta film come Signs e Godzilla, Cloverfield e 2012, The Day After Tomorrow e il recente Don’t Look Up: progetti più o meno lunghi (di durata variabile tra gli stringati 90 minuti e i 160 circa) che raccontavano l’apocalisse portando in scena due fazioni ben distinte in lotta tra loro. I buoni, da una parte, si scontravano contro i cattivi, dall’altra, che, di volta in volta, potevano essere alieni, la crisi climatica, un gigantesco lucertolone verde, mostri, etc. Stavolta non è così. Stavolta è diverso. Perché ne Il mondo dietro di te non conta tanto scoprire l’identità del persecutore né tanto meno capire da che parte proviene la fine del mondo. In questo film distribuito su Netflix ciò che importa è la sensazione di totale impotenza e vicinanza rispetto alla prosaicità della nostra vita di tutti i giorni. Nel film non esiste un nemico visibile/tangibile, non c’è nulla che possa unire le persone (non ci sono nemmeno persone, in fin dei conti, in questa fantasia apocalittica post Covid-19), ciò contro cui si può lottare è troppo potente oppure etereo (un suono acusmatico, un drone che bersaglia il cielo di volantini, auto Tesla che vanno da sole e si schiantano le une contro le altre, il cyber terrorismo), e non si può fare altro che rimanere vittime di una retromania, l’unica cosa in grado di consolarci e coccolarci. Il mondo dietro di te stordisce per il modo in cui porta in scena le nostre paure quotidiane, costruisce 2 ore e mezza di narrazione in cui accade ben poco ma quel poco che accade è davvero perturbante e ci circonda, lasciandoci privi di protezione e pieni di dubbi. Difficilmente, negli ultimi tempi, chi vi scrive ha assistito alla visione di un blockbuster così terrificante senza che sia mostrato nulla di apertamente appartenente al genere horror. È questo il potere del perturbante, in grado di rendere sconosciuto tutto ciò che, una volta, era familiare. Senza dubbio, il film è molto/troppo lungo, sbilanciato, didascalico nelle affermazioni dei personaggi ma riesce a costruire un insieme affascinante e destabilizzante in cui qualsiasi elemento è potenzialmente portatore di orrore. Adesso il male è intangibile, e non c’è nulla che può fare più paura di questo. Insomma, per citare una nota serie italiana, sono gli Stati Uniti, bellezza, un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte. (La recensione del film “Il mondo dietro di te” è a cura di Matteo Marescalco)