(ANSA – Cannes) – La ragazza con l’ago di Magnus von Horn porta sulla Croisette una storia ispirata a quella della serial killer danese Dagmar Overbye, anche detta ‘creatrice di angeli’ che ha ucciso tra i nove e i venticinque bambini, incluso uno dei suoi, durante un periodo di sette anni dal 1913 al 1920. La donna è stata poi condannata a morte nel 1921. Nel film in bianco e nero del regista e sceneggiatore svedese, vincitore della Quinzaine des Réalisateurs a Cannes nel 2015, ci troviamo a Copenaghen: qui la giovane incinta Karoline (Vic Carmen Sonne) assiste come infermiera una donna anziana e carismatica di nome Dagmar (Trine Dyrholm). Quest’ultima gestisce, all’ombra di un negozio di dolciumi, un’agenzia di adozione clandestina di bambini che aiuta le madri indigenti a collocare i loro neonati indesiderati in case adottive. Karoline si avvicina a Dagmar, ma si trova presto di fronte ad una realtà da incubo in cui è entrata involontariamente: l’anziana donna ucciderà ben quindici bambini, strangolandoli, annegandoli o bruciandoli nel fuoco del camino. Nel film, con una splendida fotografia, seguiamo soprattutto la vita davvero melodrammatica di Karoline. Una povera donna che prima vive in una soffitta, poi incontra un uomo molto ricco che si rivela un codardo e la mette incinta, e infine vede tornare un marito creduto scomparso in guerra diventato un mostro senza faccia. “Con questo film – ha detto Magnus Von Horn – volevo esplorare la possibilità di essere buoni all’inferno”. (di Francesco Gallo – ANSA)
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