La Testimone – Shahed Recensione. La recensione del film “La Testimone – Shahed” a cura di Rita Ricucci. La testimone-Shahed è il nuovo film di Nader Sayevar, dal 31 ottobre nelle sale cinematografiche. Presentato a Venezia 81 nella sezione Orizzonti Extra, Sayevar vince in sala ottenendo il Premio del pubblico. Dopo il successo di Tre volti di Jafar Panahi per il quale Sayevar viene premiato a Cannes 2018 come sceneggiatore, il giovane regista consolida la sua
collaborazione con Panahi che, questa volta, firma il montaggio di La testimone-Shahed oltre che contribuire alla stesura della sceneggiatura. Questo secondo film di Sayevar è un inno alla libertà, un inno alla democrazia contro un governo oppressivo nei confronti delle donne in un paese, l’Iran, nel quale è proibito anche sognare l’abbandono dell’obbligo dell’hijab (oltre che cantare e ballare).
Protagonista è Tarlan, un’insegnante in pensione che ha un figlio, Salar, in prigione per un debito non pagato e Zara, la figlia adottata dopo la morte della sua amica più cara, adottata alla morte precoce della madre, la quale insegna in una scuola di danze popolari con sua figlia, Ghazal. Quando il marito di Zara, Solat, ordina alla moglie di chiudere la scuola avendo un contegno più idoneo, indossando anche l’hijab per non incorrere nelle accuse della ‘Polizia morale’, Tarlan prova a convincere la figliastra ad assecondarlo per qualche tempo. Tuttavia, Solat, amministratore governativo, intento solo alla sua prossima promozione, sentendosi minacciato, rinchiude Zara in casa fino al suo ultimo respiro.
Nel tentativo di denunciare l’accaduto, Tarlan si trova difronte all’utopia di una giustizia democratica e imparziale, infatti, denunciato Solat, si aprono le porte di un complotto legalizzato più grande di quanto la stessa Tarlan potesse immaginare: la corruzione e la violenza imperano negli occhi di chi la spia, la segue, la minaccia fino a perseguire lo stesso figlio, dopo averlo scarcerato e fatto diventare uno di loro. Anche la Legge non è d’aiuto a Tarlan e Solat viene liberato da ogni accusa perché in ogni caso, come risponde l’avvocato sindacalista al quale si è rivolta Tarlan, Solat avrebbe vinto in ogni caso appellandosi al ‘diritto d’onore’ cui fa riferimento l’articolo 630 del Codice Penale che giustifica l’omicidio, sostenendo che: “un uomo può uccidere la moglie adultera e il suo partner, se trovati in flagrante”.
Il dramma che Sayaver e Panahi riscrivono sullo schermo è quello dello sforzo enorme, plateale di chi cerca di combattere contro un potere totalitario capace di annientare, cancellare dalla scena umana tutti coloro che mostrano segni di rivolta, nel pensiero e nelle azioni. La testimone-Shahed affronta con coraggio questo tema e attraverso lo sguardo di due donne incredibili: Tarlan, la splendida e matura Maryam Boubani nel film nei panni di un attivista, impegnata in un sindacato politico, racconta la sfida della vendetta anche a costo della propria vita; Ghazal, Ghazal Shojaei (coprotagonista nel film La bambina segreta di Ali Asgari, al cinema da settembre), figlia di Zara, la vittima, racconta la speranza che si espande tra la danza di corpi che si ribellano al buio della legge islamica sulle note di una musica che canta la luce.
L’occhio della macchina da presa è sempre circoscritto sui volti consumati e afflitti dei protagonisti, vinti dal sistema, allo stesso modo le forze di Tarlan si spengono giorno dopo giorno nella lotta contro i topi, i governanti e affiliati, metafora perfetta di coloro che si insinuano ovunque e serbatoi riconosciuti di malattie che penetrano nel sangue degli umani, così da invadere la dignità delle persone.
Ancora una volta Sayevar e Panahi danno voce alla bellezza delle donne e alla loro capacità di resilienza. Tra le molte narrazioni sul diritto delle donne in Iran, ricordiamo il documentario di Nahid Persson, attivista iraniana esiliata in Svezia, Be My Voice, con la giornalista, blogger, attivista iraniana Masih Alinejad, naturalizzata statunitense, che ha generato l’omonimo movimento di donne in tutto il mondo.
I due registi nell’opera a quattro mani non risparmiano il pubblico nel far conoscere quante giovani donne “coraggiosamente brillano” e quante di queste hanno perso la luce della vita. Cooperando con Woman. Life. Freedom Movement, Sayevar e Panahi riportano ognuna di loro sullo schermo con le note di ‘Roosarito’, di Mehdi Yarrahi (le quali gli sono costate, dopo il concerto di agosto 2023, 2 anni e 8 mesi di carcere oltre a 74 frustate). Con le parole di Yarrahi: Togliti il velo, il sole tramonta. Togliti il velo, illumina e rinfresca l’aria. Togliti il velo, Sciogliti i capelli, non aver paura, amore mio. Ridi e ribellati alle lacrime…si apre la porta della bellezza di corpi che sinuosi muovono l’aria con la leggerezza delle braccia mentre sembrano alzarsi da terra, una danza che coinvolge il cuore e l’anima mentre scorrono le figure di Nika, diciassette anni, Aylar, Mahsi, Sarina, Hadis, ventidue… la cui luce hanno spento violentemente.
La testimone-Shahed è un film intensamente silenzioso e necessario per l’ascolto di tutte le voci femminili che cantano la propria libertà e dignità. (La recensione del film “La Testimone – Shahed” è a cura di Rita Ricucci)
LA SCHEDA DEL FILM “LA TESTIMONE – SHAHED” (Shahed)
Regista: Nader Saeivar – Cast: Maryam Bobani, Nader Naderpour, Hana Kamkar, Abbas Imani, Ghazal Shojaei – Genere: Drammatico – Anno: 2024 – Paese: Germania, Austria – Scenaggiatura: Nader Saeivar – Fotografia: Rouzbeh Raiga – Durata: 1 h 40 min – Distribuzione: No.Mad Entertainment – Data di uscita: 31 Ottobre 2024 – Il sito ufficiale del film “La testimone – Shahed” di Nader Saeivarz
Trama: La Testimone – Shahed, film diretto da Nader Saeivar, è ambientato in Iran, dove vive Tarlan, una insegnante in pensione molto impegnata nella lotta contro l’oppressione e la discriminazione di genere. Dopo la scomparsa della figlia adottiva, Zara, insegnante di danza che non indossa il velo, Tarlan sospetta il marito Solat, un importante uomo d’affari. La polizia si rifiuta di indagare e Tarlan deve decidere se cedere alle pressioni politiche o mettere a rischio la propria vita e quella dei suoi cari per cercare giustizia da sola…
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