L’ANGELO DEL MALE di Jean Renoir (Ieri, Oggi e Domani)


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Nonostante l’anzianità (dobbiamo tornare indietro al 1938), L’angelo del male di Jean Renoir è ancora oggi un film non solo importante, ma anche inquietante. L’autore, figlio secondogenito del pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir, si è avvicinato fin da giovanissimo al mondo dello spettacolo ed è diventato un vero e proprio alfiere del cinema francese e di quello che viene definito realismo poetico, incarnato in maniera quasi perfetta da L’angelo del male.

L'ANGELO DEL MALE | Poster

L’ANGELO DEL MALE | Poster

Il film, uscito tra “La grande Illusione” e “La regola del gioco” è la trasposizione sul grande schermo de “La bestia umana”, romanzo dello scrittore francese Émile Zola, appartenente al ciclo dei Rougon-Macquart.

Il protagonista della vicenda è Jacques Lantier, macchinista ferroviario e solitario, vittima di pulsioni omicide. E proprio il destino sembra beffarlo quando si trova nei pressi del luogo di un delitto. Lì incontra Roubaud, il vicecapo della stazione di Le Havre, e la moglie di questi, Séverine. Affascinato da quest’ultima, nega di aver visto lui compiere il delitto e li discolpa a tal punto che le accuse cadono poi su un altro uomo con precedenti.

Si creerà, quindi, un rapporto particolare con la donna che, contemporaneamente, vive un momento di conflittualità con il marito.

Senza bisogno di addentrarsi troppo nella trama, è chiaro che il tema della fatalità e del destino diventa centrale nel cinema di Renoir ed è incarnato in questo specifico caso dai tre protagonisti, Lantier, Roubaud e Séverine, tutti personaggi estremamente tragici, ma incapaci di sfuggire all’ineluttabile. Accanto a questo anche altre tematiche come l’influenza della società e della famiglia sui personaggi, ma anche il tema amoroso perché il protagonista, fino all’incontro con la donna, è disposto a vivere una vita solitaria, senza alcuna condivisione.

Meriterebbe, poi, un’analisi a parte ognuno dei personaggi che compongono un vero e proprio triangolo amoroso. Se Lantier, in quanto protagonista assoluto della storia, incarna anche il messaggio, oltre ai temi, che il film vuole trasmettere, gli altri due sono, invece, una “diretta” conseguenza. Entrambi personaggi negativi, nell’accezione morale del termine, non riescono a trovare un equilibrio che li possa condurre a una vita serena. Roubaud è accecato dalla gelosia e proprio a causa di questa commette un delitto che lo segna inevitabilmente e che lo porta a elevare all’ennesima potenza la sua indole. La moglie, dal canto suo, è un personaggio irrequieto dal momento che non riesce mai a trovare stabilità nelle relazioni, a causa di tutta una serie di dinamiche che l’hanno segnata nel passato.

Jean Gabin presta il volto al personaggio di Lantier, un’icona del cinema dell’epoca che, con L’angelo del male, non fa altro che sottolineare la sua bravura. Ad affiancarlo Fernand Ledoux (nel ruolo di Roubaud) e Simone Simon (nel ruolo di Séverine).

Ad aiutarci a inquadrare i personaggi e le tematiche proposte dal film è lo stesso Renoir che, con il suo inconfondibile stile, riesce a decretarne il successo.

Giocando un po’ con gli stereotipi del genere noir, ma anche con quelli del melodramma il regista riesce a trattare anche temi critica sociale che si possono facilmente vedere messe in pratica in alcune scene emblematiche.

E non solo. Uno degli aspetti che colpisce maggiormente del film di Renoir è il modo in cui il regista mostra i sentimenti dei protagonisti fin dal primo istante. Si può citare, per esempio, la sequenza che apre il film, quasi da documentario con inquadrature specifiche che si alternano con soggettive del treno visto con gli occhi stessi del macchinista. Si tratta di un modo che permette di descrivere la vita e il lavoro del protagonista e allo stesso tempo anche di proporre un ritmo ben

Una del film “Langelo del male” di Jean Renoir – Recensione / Analisi

preciso alla storia tanto che gli occhi del protagonista possano essere sostituiti da quelli dello spettatore.

In questo modo lo spettatore ha di fronte a sé tutti gli elementi necessari alla comprensione completa e totale della storia. Perché, oltre ai tre protagonisti, un elemento cruciale è la locomotiva, fulcro di tante azioni e tante decisioni. In primis ha il ruolo fondamentale di essere il porto sicuro di Lantier, che solo lì si sente davvero a casa. E questo è possibile sia perché passando da una stazione all’altra si passa da uno spaesamento a un altro senza il tempo di metabolizzare, ma soprattutto perché ne subentra sempre uno maggiore o comunque diverso, pronto a intaccare quell’aria di solitudine che delinea il personaggio. Ma “Lisa” è un porto sicuro anche perché Lantier si sente protetto al suo interno, si sente in grado di decidere qualcosa, di controllare la macchina.

A convivere all’interno de L’angelo del male sono tanti aspetti, tanti generi e tanti modi di fare cinema. Il tutto incarnato dallo sguardo del protagonista e quindi da quello del regista che fa rimanere lo spettatore intrappolato all’interno di ciò che sta guardando, da una danza a un dialogo, mantenendo allo stesso livello la suspense continua.

Lo stesso Truffaut, a proposito de L’angelo del male e del suo regista diceva che lui “non filma situazioni ma piuttosto personaggi che cercano di uscire da questo palazzo e urtano contro gli specchi della realtà, in quella famosa attrazione da fiera che si può chiamare ‘palazzo degli specchi’”. Un film ancora oggi indelebile e inquietante, ma autentico grazie agli interpreti e alla maestria di colui che li ha diretti. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI. (Analisi critica del film L’angelo del male di Jean Renoir a cura di Veronica Ranocchi)

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