– L’ASSO NELLA MANICA di Billy Wilder (Ieri, Oggi e Domani)


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Quando c’è Billy Wilder dietro la macchina da presa si può stare tranquilli. E, infatti, oltre ai suoi titoli più celebri, si nota la sua mano tecnicamente impeccabile anche ne “L’asso nella manica”, film drammatico, ispirato a fatti realmente accaduti che gli ha permesso di farsi notare ancora di più, dopo

L'asso nella manica di Billy Wilder Analisi

L’asso nella manica di Billy Wilder Analisi

 i primi titoli importanti, ma in attesa di quelli ancora più celebri. Questo perché “L’asso nella manica” risale al 1951 ed è vero che segue “La fiamma del peccato” e “Viale del tramonto”, tanto per citarne due, ma precede anche opere come “Sabrina” o “A qualcuno piace caldo”. Con “L’asso nella manica” Wilder resta sul filone drammatico. Charles Chuck Tatum è un giornalista che ha collaborato con i più prestigiosi quotidiani di New York, Chicago e Detroit. Dopo aver, però, perso il lavoro per cinismo e mancanza di scrupoli mostrati sul lavoro (è un forte bevitore e un donnaiolo), per necessità si trasferisce ad Albuquerque e offre la propria collaborazione al direttore di un piccolo foglio di provincia. Un giorno, mandato a coprire un evento di routine fuori città, si imbatte in una frana in una cava di sabbia che ha intrappolato un uomo, Leo Minosa, sceso a saccheggiare le tombe indiane di una vecchia caverna. Deciso a montare lo scoop e sfoderando tutto il suo cinismo, contro il parere del capocantiere Smollet che vorrebbe procedere più velocemente puntellando la caverna, si mette d’accordo con lo sceriffo del luogo per ritardare il più possibile gli aiuti. Complice anche la moglie di Leo, Lorraine, che gestisce una piccola locanda e si definisce stufa della misera vita che conduce, tanto da arrivare a disprezzare, Tatum riesce, così facendo, ad assicurarsi l’esclusiva. L’incidente, come previsto, attira fin da subito grande curiosità, tanto che il luogo del crollo si trasforma in un grottesco Luna Park con migliaia di curiosi affollati nella speranza di sapere e vedere qualcosa. Anche la locanda di Lorraine, essendo l’unica in zona, risente in maniera positiva del fatto dal momento che viene invasa dai turisti. I giorni di apparente successo sono, però, destinati a terminare perché l’immobilità al freddo e all’umido alla quale è stato costretto il “prigioniero” hanno minato la sua pur solida salute. Leo contrae, infatti, la polmonite e Tatum è costretto, in extremis, a cercare di salvare la situazione e velocizzare i lavori (volutamente fatti iniziare dalla parte opposta). Ma è ormai troppo tardi e Leo muore. I sogni di Tatum si infrangono e la situazione peggiora quando Lorraine, arrabbiata perché non intenzionata a rinunciare ai vantaggi della prigionia del marito, insultata e maltrattata dal giornalista, lo pugnala al fianco con un paio di forbici, lasciando poi la zona col denaro guadagnato nel corso della settimana. Tatum, rientrato in redazione, dopo aver annunciato alla folla che è tutto finito, crolla, morto, finendo così quasi addosso alla macchina da presa a terra. Come anticipato, la trama del film è stata ispirata da due eventi della vita reale. Il primo coinvolse Floyd Collins, che nel 1925 rimase intrappolato all’interno di una cava di sabbia nel Kentucky a seguito di una frana. Anche in quel caso un giornalista, William Burke Miller, fu inviato sulla scena e riuscì, grazie al suo articolo, a trasformare l’episodio in un evento nazionale, tanto da guadagnare un Premio Pulitzer. Anche il secondo evento è un incidente, avvenuto nell’aprile 1949 in California. Kirk Douglas è il protagonista di una vicenda che altri non è che un melodramma sulla macchinazione di un reporter disposto a tutto pur di fare uno scoop. L’ascesa e la conseguente (e quasi imminente caduta) dell’eroe negativo è crudele e terribile anche perché sembra che il regista non voglia ricorrere a sentimentalismi che hanno caratterizzato il cinema di quel periodo.

L'asso nella manica recensione
Kirk Douglas in una scena del film “L’asso nella manica” di Billy Wilder

Nonostante ciò, in qualche modo, precorre i tempi moderni della spettacolarizzazione della morte, riuscendo, al contempo, ad analizzare e far riflettere su una società che conosce alla perfezione. C’è chi lo ha definito il film più esplicito di Wilder dove l’incombenza della morte è alla base dall’inizio alla fine, in una circolarità senza scampo. “L’asso nella manica” rappresenta al tempo stesso l’apice della carriera di Wilder e il momento di svolta del regista che decide, dopo questo film, di mettere da parte il dramma, in favore della commedia. Nonostante sia solo un “giornalista” Tatum è uno degli eroi più spregevoli dell’intera storia del cinema. E questo elemento, indispensabile per il film, è anche il motivo principale dell’iniziale insuccesso del film. Questo perché allo spettatore non è concessa nessuna possibilità di consolazione. Con una narrazione che è spietata e incalzante, Wilder dimostra come il successo sia il tallone d’Achille di una società come quella americana (e non solo). Wilder può essere, per questo, definito come colui che ha anticipato nel lessico comune il neologismo “circo mediatico” in riferimento anche a quel “circo” che ha voluto creare e rappresentare intorno al luogo principale del film. Ma questo circo mediatico è anche raffigurato nello spettacolo invisibile di un uomo intrappolato in una montagna. Il ritratto che Wilder fa della società americana dell’epoca, oltre a essere all’avanguardia (anzi, addirittura anticipatore dei tempi), è anche autentico. Vero e in grado di precorrere i tempi. Anche adesso. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI. (Analisi critica a cura di Veronica Ranocchi)

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