Una vera signora. È in italiano il titolo del film di martedì 4 ottobre, alle 21 al Teatro Verdi, in originale The Lady 1925 di Frank Borzage, ma è anche una definizione perfetta per Norma Talmadge cui è dedicata la retrospettiva delle Giornate. Negli anni Dieci e Venti era una star assoluta, un’attrice lodata per la sua
versatilità ed eleganza. Rifuggiva da una gestualità troppo accentuata per dare risalto all’espressività e mobilità del volto che le consentivano di interpretare ruoli diversi anche all’interno dello stesso film, con consensi estremamente positivi. È quindi molto strano che la fama di quest’attrice si sia eclissata in modo totale nei decenni successivi alla fine del muto: probabilmente è stato decisivo il fatto che i suoi film fossero diventati irreperibili fino a quando, sul finire del secolo scorso una collezione di film del produttore Joseph M.Schenck, produttore e marito della Talmadge, fu acquisita dalla Library of Congress e da lì iniziò uno studio più sistematico della sua attività nel cinema. The Lady, tratto come tanti film della Talmadge da un lavoro teatrale rappresentato con successo a Broadway, rappresenta un’eccezione nella carriera dell’attrice in quanto non riscosse il successo abituale. In certi casi la critica fu addirittura feroce e il pubblico certamente sconcertato nel vedere la propria beniamina nel ruolo di una vecchia. La protagonista è infatti un ex cantante di music-hall che racconta il suo passato a un cliente del bar che lei gestisce. Una storia tragica di una donna sedotta e abbandonata, costretta ad affidare il proprio bambino alle cure di altri, che passa il resto della sua vita alla ricerca del figlio. Un intreccio troppo melodrammatico e anche un tantino scabroso per il perbenismo del pubblico, soprattutto quello della profonda provincia americana, perché non era difficile intuire quale fosse stato il vero lavoro della protagonista.
In mattinata, alle 9.00, sono in programma altri due film di Norma Talmadge: il primo è un corto del 1914 del suo periodo alla Vitagraph, il secondo un lungometraggio del 1919 diretto da Sidney A. Franklin The Heart Of Wetona, in cui il ruolo dell’attrice è quello di una nativa americana.
La retrospettiva Ruritania, che apre il programma del pomeriggio alle 14.30, comprende due documenti storici sul re Nicola del Montenegro: uno italiano di Luca Comerio, Dalla Villa Reale di Rjeka (Montenegro), l’altro francese della Gaumont, Le Roi Nicolas de Monténégro, entrambi del 1912. Soprannominato “il suocero d’Europa” per aver maritato 5 delle 9 figlie con famiglie reali (Elena fu regina d’Italia) re Nicola, fu il primo re del Montenegro, un paese che corrispondeva perfettamente alle caratteristiche della Ruritania, per l’inacessibilità del territorio e il carattere bellicoso dei suoi abitanti. Tutto molto pittoresco, compresa l’immagine che re Nicola dava di sé, sempre ritratto con il costume nazionale e armato.
Un breve filmato, Kralj Aleksander na Bledu (La visita di re Alessandro a Bled, 1928), proveniente dall’Archivio della Slovenia e di cui è autore Velican Bestar, pioniere della fotografia e del cinema sloveni, documenta la visita di re Alessandro I di Jugoslavia e della sua sposa, la regina Maria, nella località turistica del lago di Bled. Vediamo panoramiche del lago e del Castello Seebach (demolito nel 1939 perché al suo posto fu costruita Villa Bled, residenza di Tito) e di seguito l’arrivo della coppia reale.
Completa il programma di Ruritania Hans Kungl. Höghet Shinglar (Sua maestà il barbiere, 1928) ultima di una serie di sette coproduzioni tedesco-svedesi della società Isepa alla fine degli anni ‘20 che si proponevano di internazionalizzare l’industria cinematografica svedese.
Nella sezione Riscoperte e Restauri, alle 11.15, accanto ai corti della Pathé-Baby 9,5 mm., merita una segnalazione particolare il lungometraggio Lāčplēsis (L’uccisore d’orsi, 1930), ispirato a un’antica leggenda lettone con protagonista un eroe dalla forza straordinaria che mette al servizio della difesa del suo popolo. Il regista Aleksandrs Rusteiķis è considerato uno dei fondatori del cinema lettone e nel film delle Giornate utilizza magistralmente fatti storici e leggenda.
Un omaggio al cinema muto italiano, critico e appassionato, lirico e visionario allo stesso tempo, è il film di produzione italo-francese Italia. Il fuoco, la cenere (1921) di Céline Gailleurd e Olivier Bohler, con la voce narrante di Isabella Rossellini, alle 17 al Teatro Verdi.
Martedì 4 ottobre alle 13, anche il secondo appuntamento del Collegium aperto anche al pubblico: il tema saranno gli esordi del cinema in Svizzera e il centenario del 9,5mm o Pathè baby, il primo tipo di formato per uso amatoriale.
Sempre martedì, alle 16 al Ridotto del Teatro Verdi, gli Incontri con gli autori di FilmFair: L’oro di Atlantide. Il cinema muto italiano e le arti (Kaplan), a cura di Céline Gailleurd. E Sguardi privati. Teorie e prassi del cinema amatoriale (Meltemi) con Paolo Caneppele.
Il programma online, su MYmovies, propone alle 21 Rupert Of Hee Haw (1924) di Percy Pembroke e Hans Kungl. Höghet Shinglar / Majestät Schneidet Bubiköpfe (1928) di Ragnar Hyltén-Cavallius.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
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